Una meritata vacanza

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Ero completamente
in lacrime quando entrai da lei che mi fissava con uno sguardo di pietra. Quando mi chiusi la porta alle spalle, sbottai: "Kate scusami io... Non... non sapevo cosa fare e quando abbiamo iniziato a litigare ho solo pensato a quello che avresti detto tu e e e..." scoppiai di nuovo in lacrime. Non potevo credere a quello che avevo fatto: avevo deciso di non dare un esame. Nulla di male, vero? Se non fosse stato per un piccolo particolare, non mi ero iscritta all'esame e avevo tentato comunque di convincere il professore a farmelo sostenere. Alla sua risposta, negativa, mi ero impanicata e avevo chiesto ai miei che non sapevano nulla,se potevo non dare l'esame e loro che non sapevano nulla avevano "accettato" non prima aver fatto una litigata furibonda dove di mezzo c'era andata anche la mia laurea che continuavo a posticipare. Risultato finale: ero uscita di casa  dicendo che sarei andata da Kate per studiare.
E adesso ero lì, davanti a lei, che aveva capito quello che era successo nel momento in cui mi aveva sentita piangere al telefono mentre la chiamavo per dirle quello che era successo e sarei passata.
"Si può sapere cosa ti passa per la testa?!" disse severa. Non l'avevo mai vista così arrabbiata, neanche per le sigarette si era arrabbiata tanto.
"Lo so... Scusami... De-deludo sempre tutti"
"Non dire stupidaggini, non deludi nessun'altra a parte te stessa".
Le sue parole, in quelle situazioni, erano come lame affilate.
Mi stesi sulle sue ginocchia a un solo cenno.
"Alison..." mi ammonì dolcemente. "che ti succede? La scorsa sessione è andata così bene, pensavo che finalmente avessi trovato la quadra per riuscire ad applicarti seriamente. Dopo ne parliamo e magari chiediamo ai tuoi se puoi stare da me qualche giorno. Credo che ti farebbe bene." e così dicendo, Katherine mi aveva abbasato i pantaloni e le mutande. Stranamente quando il primo colpo aveva colpito la mia antica destra facendomi sobbalzare, invece che sul dolore mi ero concentrata sulle ragioni per cui stavo subendo quella sculacciata. Non avevo dato un esame a causa della mia negligenza, avevo mentito ai miei genitori per non litigare ottenendo il risultato contrario e anche se Kate non voleva ammetterlo, sentivo di averla delusa profondamente. Mi sentivo malissimo e essere punita come una bambina, era l'unico modo che avevo per sentirmi di nuovo in pace con me stessa. Solo quando Kate smise di colpirmi, mi resi conto di quanto avessi pianto in quella mezz'ora e non solo per le sculacciate brucianti che avevo ricevuto.
"Su su su coraggio bambina. È finita. Sei stata bravissima. Adesso vai nell'angolo e io chiamo i tuoi genitori per chiedergli se puoi passare qualche giorno da me. Se dicono di sì passo io a prendere le valige non ti preoccupare." Mi alzai e cacciai il naso nell'angolo sperando che i miei genitori accettassero e quando Kate mi venne a dire che sarei stata 5 giorni da lei corsi ad abbracciarla pregando di aver trovato finalmente la soluzione definitiva.

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