Menarsi

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La mattina dopo, Manuel tornó a casa per recuperare alcuni libri che aveva scordato, poi si diresse a scuola e aspettò Simone seduto sul muretto difronte il 'muro dell' amore'.

Mentre aspettava, Manuel guardò il cantiere sulla parte destra della scuola. Quell'impalcatura e quel muro erano stati parte dell'amore di quei due ragazzi, o almeno di una parte, perché Manuel si era rifiutato categoricamente di scopare in un luogo pubblico.

A distrarlo dai suoi pensieri fu Simone, che gli parcheggió davanti e gli sorrise.

"Ehy" salutó il più piccolo, sporgendosi verso l'altro, forse per baciarlo o forse per abbracciarlo o per qualcosa, poi si ricordó di essere fuori scuola, con tutte quelle persone che potevano vederlo, e si allontanò a "distanza di sicurezza" dall'altro.

"Oh 'ndo vai vie' qua"  disse Manuel, tirandoselo contro fin quando non aveva le mani di Simone sui fianchi e il suo viso poco sotto il suo, ma il riccio si abbassò abbastanza da far scontrare i loro naso.

"Buongiorno" sussurrò Manuel, tirando Simone per il collo e facendo sfiorare le loro labbra.

A Simone  sembrò di essere tachicardico per via della velocità del suo povero cuore che batteva all'impazzata solo alla vista di Manuel e che quasi non aveva retto quando lo aveva baciato.

"Ehy -salutò in risposta l'altro, sistemando meglio le mani sui fianchi del più grande- pensavo non volessi a scuola, o cioè, dappertutto,non ancora"
Spiegò Simone all'altro, in una risposta alla tacita domanda di Manuel 'Perché ti sei spostato?'

"No Simo'. Non mi voglio nascondere più, per quanta paura io abbia." Rispose il più grande, facendo scontrare la sua fronte  e  quella del fidanzato.

"Manu ma tu ti ricordi quando facevamo così pe menacce?" chiese Simone, abbracciando il riccio in cerca d'affetto.

"Si amó ma ora entriamo che c'ho freddo e voglio er caffè daje" rispose Manuel, scendendo con un balzetto, prendendo la mano di Simone felicemente e incamminandosi verso il secondo piano, e precisamente le macchinette del secondo piano, vicino alla loro classe.

Il fatto del freddo non reggeva, dato che erano a Maggio, ma il più piccolo non disse nulla per non far incazzare il maggiore.

Due ore dopo Chicca, ma in realtà un po' tutti, guardavano, chi più chi meno discretamente, Simone seduto sulle gambe di Manuel che parlottavano di qualcosa mentre bevevano la cioccolata calda annacquata* della macchinetta.

Inaspettatamente, subito prima del suono della campanella, Manuel prese la testa di Simone tra le mani e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra.
Delicato, a stampo, solo uno sfioramento innocente di labbra.

"Ma so fro-" iniziò a dire Matteo, stupito, ma si bloccò appena vide lo sguardo di Manuel infuocarsi e lui avvicinarsi.

Perché quando era suonata la campanella Simone era saltato al suo posto spaventato, come se fosse stato beccato con le mani nella marmellata, ma Matteo aveva già fatto il danno prima di accorgersi che quindi Manuel avrebbe potuto reagire.

"Prova a finì la frase e insultà er ragazzo mio e te pio a botte fino a domani." ringhió Manuel, ad un passo da Matteo.

"Che succede?" chiese Dante, che aveva sentito solo una parte di quella conversazione, cioè Manuel che definiva qualcuno 'il suo ragazzo', Matteo che arretrava spaventato e Simone che arrossiva a dismisura.

Ora, non ci voleva un genio per capire cosa fosse probabilmente successo, ma l'uomo preferì chiedere.

"Niente prof" rispose Manuel con  un tono che non gli aveva mai sentito addosso.
Appena Manuel si sedette, Simone si avvicinò subito un po' per vedere come stava, ma vedendo il padre guardarlo decise di mettersi seduto ad ascoltare, anche se aveva una mano sul banco di Manuel ad accarezzargli il dorso.

"Mhh sicuramente, facciamo che me lo dici dopo.
Ma ora passiamo alla lezione del giorno, essendo  fine maggio Maggio ho deciso di darvi tregua.
Oggi dovete fare una cosa molto semplice:io vi dó un foglio con su scritte due parole,e voi dovete scrivermi cosa vogliono dire per voi quelle due parole o concetti che troverete. Potete farne anche solo una o entrambi collegati o staccati;mi raccomando però minimo dieci righe massimo venti. Per il resto vi lascio carta bianca. " disse Dante, spiegando la lezione del giorno.

Passando vicino l'ultima fila, Dante notò che fu Simone a togliere la mano da quella di Manuel al suo passaggio, o almeno ci provó, perché il più grande glie la strinse così da non poterla togliere se non facendo forza, ma tutti sapevano che Simone non avrebbe mai tolto la mano.

Passando il foglio a Manuel, anche se non era chiaramente più solo il suo studente, notó che le parole sul foglio di Manuel erano 'amore e paura' .

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