Non Provocarmi

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Era ormai Settembre, la 3B era diventata la 4B e Simone e Manuel erano riusciti a superare l'anno con i loro amici.

La loro storia andava a gonfie vele, tutti lo sapevano e addirittura Manuel aveva conosciuto Floriana, la madre di Simone.

In più Manuel e Anita avevano ripreso i contatti con Antonella, Mario e Giulia, cioè la sorella di Anita e la sua famiglia, alla quale erano molto legati prima di perdersi di vista,e la prima cosa che Manuel aveva fatto era stato presentare loro Simone. *

Certo, non mancavano le litigate, ma i due ragazzi erano più innamorati che mai.

Quel caldo giorno di Settembre, uno degli ultimi, Simone e Manuel erano in camera del primo a "studiare" per la prima verifica dell'anno, quella d'italiano.

Sia chiaro, "studiare" per i due ragazzi ormai voleva dire pomiciare, ma questo a Dante non diciamolo.

In quel momento Simone si trovava sotto il fidanzato, che gli aveva bloccato le mani sopra la testa e gli stava divorando faccia e collo.

Quando Manuel gli morse un particolare punto tra il collo e la clavicola, Simone si sentì sciogliersi ed emise un versetto che Manuel identificó come di piacere.

"Simó nun me provocà" ringhió il riccio all'orecchio del fidanzato, per poi baciargli subito dopo il retro dell'orecchio, e Simone gemette di nuovo, pregando il ragazzo  di baciarlo nuovamente in quel punto.

"Simó, t'ho detto de nun me provocare" ringhió più forte il più grande all'orecchio dell'altro, poi tornò sul suo viso.

"E perché?" chiese Simone, con quegli occhioni innocenti che Manuel amava tanto.

"Perché poi nun risponno delle  azioni mie" disse l'altro, respirandogli sulle labbra.

"Io non te l'ho mai chiesto" rispose l'altro, riuscendo a liberare le mani da quelle del riccio, per poi portargliele tra i capelli e baciandolo.

"Simó nun è il caso" disse, staccandosi e accarezzando il viso del più piccolo, guardandolo come se fosse una delle meraviglie del mondo.

Simone si allontanò un po', non capendo le sue parole, e gli chiese "In che senso?"

"Simó tu padre o tu nonna potrebbero entrare da un momento all'altro e..." disse l'altro si tirò a sedere, appoggiando le spalle contro la testiera del letto.

Simone si mise seduto a cavalcioni sulle sue cosce, gli mise le braccia attorno al collo e gli chiese "E?"

"E Simo, non voglio farti male" ammise Manuel abbassando la testa, portando le mani sui lati delle cosce di Simone e iniziando ad accarezzarli, facendo dei cerchi con i pollici.

"Manu perché dovresti farmi male?" chiese dolcemente Simone, mettendo le mani sulle guance del fidanzato.

Manuel in realtà si vergognava un po' per il motivo, ma glie lo disse comunque. Non voleva segreti con il suo Simo.

"Perché...perché è dal tuo compleanno che non faccio nulla e ti voglio da mesi e ho paura che se iniziamo così potrei non trattenermi e farti male e io non voglio farti ancora male Simo, non voglio e so che è una cazzata ma è così. " disse, sentendosi un emerito coglione, ma quando Simone gli alzò la faccia  ci vide un' espressione diversa...innamorata forse?

"Manu non è affatto una cazzata, è una cosa dolcissima. È bellissimo il fatto che tu possa pensare così tanto al farmi male, ma ti assicuro che per te non sarebbe nulla" gli sussurrò Simone in risposta,fronte contro fronte.

"Dio, quanto ti amo" soffió Manuel sulle labbra del più piccolo, che poi subito baciò intensamente.

E non scherzava, amava davvero tanto quel ragazzo che, in davvero poco tempo, era riuscito a insediarsi nel suo cuore e nella sua mente, facendolo perdutamente innamorare, come mai prima di quel momento.

*Questi fantomatici parenti non esistono, ma sono collegati a una mia storia dove mi piaceva particolarmente averli dato che è una storia che non riguarda un professore, ma è nata da un'idea che mi è venuta in mente ispirandomi all'incidente.

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