"Il fatto che mi siano capitate le parole 'amore' e 'paura', è quasi divertente.
È quasi divertente perché le ho sempre collegate, e quindi, inevitabilmente, le ho sempre temute.
Ho sempre temuto di avere paura, perché si dice che la paura sia dei deboli, e io fingevo di essere un duro che non aveva problemi e paura di niente e nessuno.
Ma ho sempre avuto tante paure, e la più grande era, e forse ancora ora è, l'amore.
L'amore. Non so se potrei parlarne, perché ho fatto un sacco di stupidaggini ultimamente per amore. In realtà le ho fatte per paura dell'amore perché, sono pur sempre un povero diciassettenne che si sta innamorando per la prima volta.
Ciò che provo è una cosa che mi prende da dentro e mi sconvolge come una tempesta, però non mi lascia confuso, cioè si perché è stato così per molto tempo, però ora sono davvero felice.
Per me amore e paura saranno sempre legati, perché non si ama una cosa se non si ha paura di perderla e non si ha paura di perdere una cosa se non la si ama, e questo lo so bene, perché ho avuto tante volte paura di perdere la persona di cui mi sto innamorando. "Questo aveva scritto Manuel, di getto, su quel foglio vuoto che lo guardava come se lo implorasse di scriverci su, usarlo e sfruttarlo per far uscire i suoi pensieri che, per la loro forza e intensità, rischiavano di ucciderlo.
Dopo venti minuti Dante ritirò i testi, notando che avevano tutti finito, e diede un quarto d'ora libero ai ragazzi per leggere i loro pensieri e poi discuterne insieme.
Lesse quello di Manuel per ultimo, e ne rimase colpito. Era felice del fatto che qualcuno provasse certe cose per suo figlio, perché ormai era abbastanza chiaro, ed era felice che Manuel avesse capito di non dover avere paura di amare.
"Ragazzi li ho letti e come sempre mi avete stupito, mi sono piaciuti tanto."
Disse Dante, guardando felice la classe.
"Abbiamo il malinconico, l'ottimista, il pessimista comico, l'innamorato e poi lui. Matteo. Il maniaco" continuò il professore, guardando con un'occhiata divertita lo studente che rideva con i compagni e diceva qualcuna delle sue battute stupide.Dopo il teatrino di Matteo, Dante riprese un tono serio, per quanto quell'uomo possa essere serio, e disse "Però c'è ne è uno che mi ha davvero colpito, quello di Manuel. Mi piace molto come tu prendi in modo filosofico la vita di tutti i giorni,e mi piacerebbe leggere il tuo testo alla classe. È un problema?"
"Nono prof vabbè se deve legga no problem" rispose Manuel sorridendo all'adulto. Da un lato voleva che Simone sentisse ciò che aveva scritto, da un'altra si vergognava di fare la figura del sottone davanti a tutti.
Man mano che Simone ascoltava il padre leggere il tema di Manuel, stringeva più forte la mano del fidanzato per cercare di trattenere le lacrime.
Manuel si riferiva a lui quando diceva quelle cose? Davvero?
A fine ora, suonó la campanella che indicava la ricreazione e tutti i ragazzi della classe si stavano dirigendo verso l'esterno dell'aula, tranne Manuel e Simone.
Il primo aveva tra le braccia il secondo, aveva la fronte poggiata sulla sua e lo guardava negli occhi, perdendosi in essi.
"Simó tu padre me vole parlà se me chiede je lo posso di' de noi?" chiese il più grande, timoroso di ricevere una risposta negativa.
Simone annuì e lo tirò contro il suo corpo, stringendolo forte e inspirando il suo odore dal collo."Ehm ehm" si schiarì la voce Dante, che aspettava che i due si staccassero per parlare con il suo studente. "Ragazzi scusate ma io dovrei parlare con Manuel" continuó l'uomo, facendo staccare i due fidanzati.
Simone camminò verso la porta, precedendo il più grande, e mimó al padre un 'non fare lo stronzo', poi uscì dall'aula.
"C'ho fatto?" chiese Manuel al professore, non capendo perché lo aveva trattenuto.
"Manuel posso chiederti perché stavi per menare Matteo a inizio ora?" chiese il prof, guardando lo studente in maniera apprensiva.
Non voleva davvero che fosse bocciato nuovamente, soprattutto perché ora ci teneva molto a lui e ormai gli era chiaro che non fossero più solo studente-professore."Aveva fatto un commento di cattivo gusto e me so incazzato" ammise Manuel, guardando a terra.
"Che tipo di commento di cattivo gusto?" chiese ancora Dante, anche se -purtroppo- ne aveva già qualche idea."Su me e Simo" disse solo il riccio, alzando la testa ma non riuscendo ancora a guardare il prof. Non si vergognava, però era un po' in soggezione perché, insomma, era il padre del suo ragazzo!
"Cioè?" chiese Dante con voce contrariata e un po' allarmata. Non voleva assolutamente che nella sua classe ci fossero episodi di discriminazione.
"Gli ho dato un bacio e Matteo ci ha dato dei froci e mi sono incazzato perché nessuno si deve permette di chiamare il mio Simo così."
rispose Manuel, trovando il coraggio di guardare l'uomo negli occhi solo durante l'ultima frase."Beh, non ti dico che hai fatto bene perché non si usa la violenza. Però...sono felice che mio figlio abbia trovato un ragazzo come te." gli sorrise Dante, e Manuel ricambió, scappando subito dopo da Simone, che era alle macchinette, che lo aspettava.
Il pomeriggio, Manuel si trovava come sempre da Simone, precisamente nella sua camera, al termine di una sessione di baci che aveva lasciato entrambi con dei succhiotti sul collo in più e dei vestiti in meno, più il fiatone.
Simone si appoggiò sul petto del fidanzato, che subito gli portò un braccio sulla schiena.
"Dio se mi piaci Simó" esclamò Manuel, dopo pochi minuti.
Era davvero innamorato di quel ragazzo.
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Insieme
Fanfiction✅storia COMPLETA✅ Dal capitolo 1: "Manu" disse solo, e lo sproloquio del più grande si fermò subito,quindi Simone chiese spaventato "In che senso?". Manuel sorrise. "Nel senso che te vorrei bacia' Simó. Te vorrei bacia' e te vorrei ama' e vorrei s...