Capitolo 2

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Rinvenni di colpo e iniziai a tossire in modo convulso, sputando unmisto di acqua, saliva e sabbia. Quando riuscii a placarmi mi fermai un secondocercando di riflettere su quanto fosse successo, ma tutto quello che mi tornòin mente fu l'immagine del mare che si richiudeva sopra di me oscurando quellapoca luce spettrale che il sole, ormai morto, emanava.

Rimasi ferma, sdraiata sulla sabbia per ancora qualche minuto, gli occhi mi bruciavano, la gola mi bruciava e anche il petto sembrava andare a fuoco ogni qual volta tentassi di prendere un respiro più profondo degli altri. Il sole mi batteva testardo sulla pelle, quindi dovevano essere passate ormai parecchie ore dall'accaduto. Quando tentai di alzarmi per andare a cercare il mio compagno di viaggio sentii il premere confortante del bronzo affilato sulla mia pelle. Non riuscii subito a raggiungere una posizione eretta, ma dopo tre tentativi fallimentari, seguiti da i loro conseguenti tonfi, ci riuscii. Mi guardai intorno, ma non trovai alcun segno di civiltà, solo sabbia, acqua e, poco più in là, quella che sembrava essere una foresta.

Decisi così di iniziare a perlustrare la costa per poi procedere verso l'interno, nella speranza di ritrovare il ragazzo dai riccioli color cioccolato. Dopo aver percorso un paio di chilometri accompagnata dal rumare scrosciante delle onde che si infrangono sugli scogli e, talora, dal garrito di qualche gabbiano, mi accorsi di un corpo che giaceva immobile sul terreno. Il cuore mi si fermò per un attimo e mi misi a correre verso di lui. Una volta inginocchiatami al suo fianco notai, con sollievo, che respirava. Gli spostai delicatamente i capelli che gli erano ricaduti sulla fronte, presi la borraccia di cuoio che ero riuscita a trovare tra i resti della nostra povera barca e gliela svuotai sul viso per tentare di svegliarlo. Lui si riprese di colpo, iniziando a tossire come io avevo fatto qualche minuto prima. Lasciai che il suo respiro tornasse ad essere regolare e lo aiutai a rimettersi in piedi. La camicia di lino si era squarciata e lasciava intravedere la sua pelle abbronzata ancora ricoperta da una sottile patina d'acqua.

"Come ti senti?" gli chiesi avvicinandomi di un passo. "Diciamo che sono stato meglio. I miei papiri invece?" disse con una punta di ansia nella voce facendomi roteare gli occhi al cielo. "Sono andati persi quasi tutti, tranne quelli che erano nella mia bisaccia, ma sono praticamente distrutti." Dissi con voce stizzita seguita a ruota da un suo sospiro sconsolato. "Io sto bene comunque" aggiunsi sarcastica per poi girarmi ed iniziare a camminare verso la macchia verde. "Dove stai andando?" chiese lui aumentando il passo.

"A cercare del legno per costruire una zattera ed andarcene da questo posto dimenticato dagli dei"

"Non ti sembra il caso di aspettare che una nave passi di cui e chiedere aiuto? Non credo che una zattera possa contrastare la furia che Poseidone sembra avere nei nostri confronti."

"Nessuna nave sarà mai in grado di farlo, quindi tanto vale non perdere tempo."

. . .

La raccolta della legna aveva richiesto parecchie ore, dato che l'eccessiva umidità dell'isola ne aveva già fatto marcire la maggior parte. Una volta raccolto il materiale necessario eravamo riusciti a recuperare alcune delle corde che legavano le vele della nostra vecchia imbarcazione, ma avevamo deciso che avremmo pensato all'assemblaggio il giorno seguente.

Ora mi trovavo seduta sulla spiaggia, la sabbia a solleticarmi i piedi e un vento freddo, che preannunciava tempesta, a scompigliarmi i capelli color pecie, grazie ai quali ero stata spesso paragonata ad Atena. Le mie speranze di una partenza l'indomani soffiate via dalle raffiche potenti.

Grazie ad alcuni ceppi di legno, che erano stati risparmiati dal clima infame, Argo era riuscito ad accendere un fuoco, per poi decidere di andare a cercare qualcosa da mangiare. Le fiamme crepitavano violentemente, mentre, ondeggiando selvagge nel vento, divoravano il legname come i leoni affamati amano divorare le loro sfortunate prede. Io le osservavo, le luci che producevano mi danzavano pacificamente sul volto, come delle ninfe durante il Solstizio d'Estate e il tepore che producevano mi scaldava, materno, fin dentro le ossa. Immersa in quella danza ipnotica, mi parve, per un breve momento, di scorgere la figura di Efesto balenare tra le lingue di fuoco. Un leggero tocco sulla spalla mi risvegliò dal mio stato di trance, mi girai e lo guardai negli occhi.

"Ecco" mi disse lanciandomi una delle seppie che era riuscito a pescare. La puzza di pesce mi riempì le narici. "Su questa dannata isola non c'è nient'altro, quindi puoi scegliere: o ti accontenti, o muori di fame." sentenziò lui cogliendo l'espressione di disgusto che deformava ancora i miei lineamenti. Alzai gli occhi al cielo, trafissi la mia seppia con un bastoncino e iniziai a farla girare lentamente sul focolare.

. . .

La serata era trascorsa lentamente, nessuno dei due aveva parlato molto, entrambi persi nel mare dei nostri pensieri, che ultimamente sembrava essere ancora più impervio di quello di fronte a noi. Lo osservai per qualche secondo, il suo profilo definito era illuminato dalla luce divina di Selene, dea della Luna Piena, che gli illuminava gli occhi. Guardava dritto davanti a sé, perso nell'ombra avvolgente dell'orizzonte. Me lo aveva sempre detto di volerlo superare quell'orizzonte, di voler andare oltre le colonne d'Ercole e assaporare la libertà di quelle terre selvagge. Me lo aveva detto lo stesso giorno in cui ci eravamo incontrati per la prima volta, due bambini, figli dell'oceano, senza più alcuna memoria. Immersa in quei pensieri chiusi gli occhi e caddi nel sonno di Hypnos.











Spazio d'Autrice

Ciao a Tutti! Bene, questo è il secondo capitolo della nostra avventura che spero vi stia appassionando. Volevo aggiungere una piccola cosa  che ho scordato di dire nel primo "Spazio d'Autrice": come avrete notato in questo libro sono e saranno coinvolti personaggi dell'Epica e della Mitologia Greca,  a cui, purtroppo, non riuscirò a rimanere totalmente fedele ai fini della stroria; quindi se vedete dei piccoli adattamente, per favore, non lapidatemi...

Fatemi sapere cosa pensate della storia e Buone Feste in anticipo!

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