Capitolo 39

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Nuove lingue

Le dita della regina accarezzarono le pagine ingiallite. Tra i libri scovati nella Biblioteca Reale vi era un dizionario, un libro di poesie e due opere di letteratura e saggistica.

Più sfogliava i volumi e più Kendra percepiva lo sconforto accrescere: quei piccoli disegni che dovevano essere lettere le sembravano tutti uguali. Erano composti da curve e linee, punti e virgole disposti attorno a quei segni. Una vocina interiore le suggerì di abbandonare quel compito, che non sarebbe mai riuscita a imparare una lingua morta e, per di più, tradurre un diario intero. Si strofinò il viso e riordinò le proprie idee.

Cosa doveva fare per prima cosa? Doveva visualizzare e comprendere i segni di quella lingua e capire a quale lettera del suo alfabeto corrispondessero. Poi avrebbe dovuto studiare tutta la grammatica: i pronomi, i nomi comuni, gli aggettivi e la coniugazione dei verbi.

Prese il dizionario e sospirò di gioia nel vedere che quell'antico libro fosse bilingue. La prima parte traduceva i vocaboli dall'elfico alla sua lingua, mentre la seconda parte della sua lingua all'elfico.
In quel idioma vi erano molte più lettere, e l'alfabeto comprendeva anche dei diagrammi, cioè la sequenza di due lettere che si uniscono: come GL, GH e CH.

Kendra cominciò a trascrivere su carta l'intero nuovo alfabeto, scrivendo accanto nella sua lingua la rispettiva lettera. Anche la punteggiatura era differente, e grazie al cielo su quel dizionario vi erano le rappresentazioni.

Sul foglio la ragazza si ritrovò trentuno segni, a primo impatto del tutto insignificanti. Ma aver tradotto l'alfabeto non sarebbe bastato. Perciò cominciò a leggere il dizionario come un libro di narrativa, concentrandosi sui significati dei vocaboli e sulle spiegazioni fornite per ogni termine.

Per tutto il tempo Adrian rimase fermo nel salotto a osservare il nulla o la regina che s'immergeva anima e corpo negli studi. Era da tanto tempo che non la vedeva così indaffarata: solitamente trascorreva le giornate con le dame di compagnia o vagava in quell'immenso castello senza una meta.
Finalmente aveva trovato qualcosa con cui riempire la mente e le giornate.

Il dolore alla schiena lo attraversò come un fulmine, trascorrere tutto quel tempo in piedi era difficoltoso per un uomo come lui, così amante del movimento e dell'azione. Quella situazione gli fece tornare alla memoria le lunghe ore di guardia negli avamposti e nelle caserme, quando ancora era una semplice recluta. Ma a salvarlo da quei interminabili momenti vi era sempre stato Idrees, che non gli permetteva di annoiarsi durante i loro turni.

«Se vuoi puoi riposarti» la voce della regina lo riscosse dai suoi pensieri.

«Non posso Vostra Maestà, devo sempre rimanere vigile e...»

«Stai cominciando a stancarmi, Adrian, ti ricordo che ormai non hai più il fiato di Almak sul collo»

Adrian rimase spiazzato da quella frase. Kendra alzò il viso dai libri, scrutandolo con rimprovero. «Devi essere te stesso e non quello che Almak ti ha ordinato di essere. Ho già troppe persone che mi dicono cosa devo fare e come bisogna comportasi a corte, non ho voglia che la mia guardia personale sia più rigido dell'etichetta di corte» poi tornò sui suoi libri.

L'uomo aprì la bocca ma non seppe cosa dire. Fino a quel momento era sempre stato al fianco della regina, si era preso cura della sua incolumità e si era preparato a qualsiasi evenienza.

«Il mio servizio non vi aggrada?»

«Non ho detto questo, ma visto che rimarrai al mio fianco per molto, molto tempo, mi piacerebbe vederti come un confidente più che come un'ombra che mi segue ovunque io vada» la ragazza tornò a osservarlo per qualche altro secondo. «Immagino che la vita per te a corte non debba essere facile, non ti ho visto legare o parlare mai con qualcuno, ho il sospetto che una volta finita la tua guardia ti dirigi nelle tue stanze, annoiandoti a morte»

Le Cronache di Mizar - il diario di MerakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora