Capitolo 8

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Primo incontro

Anno 2755, Rootseal, regno di Elenwi

«Venite signore, venite! Pane appena sfornato, caldo e morbido... come signora? Certo, ora glielo prendo subito, il costo è solo di due Raggi di rame» il fornaio sorrise a una donna, ammiccando e prendendo il pane che lei voleva.

Un ragazzino sporse la testa dalla piccola via che affiancava il fornaio, non stava aspettando altro. Ora che l'uomo era distratto doveva agire e al più presto, così si accostò velocemente e allungò la mano, prendendo una pagnotta e nascondendosela sotto la casacca.

Con i piedi nudi diede un calcio a un sasso cercando di essere il più vago possibile, allontanandosi dal banchetto. Si sentì strattonare per la blusa e il fornaio gli sferrò uno schiaffo. «È la quarta volta in un mese che mi derubi, lurido ladro, ora te la faccio pagare io! Guardie, guardie!»

Il ragazzino tremò e fece l'unica cosa possibile per liberarsi: con forza addentò il dorso della mano che lo immobilizzava. L'uomo urlò e mollò la presa, il ragazzo cadde a terra ma si rialzò subito e prese a correre. Se i soldati lo avessero catturato gli avrebbero tagliato la mano, più volte lo avevano beccato in flagrante e risparmiato, ma questa volta non avrebbe avuto la stessa fortuna.

I suoi piedi callosi si muovevano agili tra le strade selciate di Rootseal. Capì che era finita quando vide i soldati sbucare da una via, pronti ad acciuffarlo. Il ragazzino svoltò l'angolo, percorrendo con velocità le strette vie che dividevano i rioni della capitale di Elenwi. Riuscì a saltare e schivare persone sedute a chiedere l'elemosina e fabbri che esponevano i loro lavori, finché non si ritrovò nella via principale della città, dove si stava svolgendo una manifestazione.
Alle sue spalle riecheggiarono impetuose le voci delle guardie, dovette mescolarsi alla massa per cercare di sfuggire. Proseguì insieme alla folla che si stava dirigendo verso i quartieri ricchi di Rootseal, in direzione della reggia.

La gente gridava a squarcia gola, avanzavano con violenza e senza destare attenzione a lui. Attese per uscire, era ancora troppo allo scoperto: avrebbe atteso una via, un cespuglio o qualcosa che potesse nasconderlo alla vista. Poi lo vide.
Fuori dalle mura che circondavano il castello, stava viaggiando un carro colmo di fieno. Una gomitata lo fece cadere, la sabbia alzata da decine di scarpe gli finì in faccia, il dolore alle dita gli suggerì che qualcuno le avesse pestate. Con un gemito si alzò, ruzzolando fuori dalla fiumana e mettendosi a correre. I muli che trainavano il carro andavano troppo veloci, e i suoi sforzi di raggiungerlo furono vani.

«Eccolo!» Sentì urlare. Gli inseguitori diminuirono, visto che molti tentavano inutilmente di placare la folla, ma uno di loro decise di non ignorare il furto. Lo guardo del ragazzino cadde su una possente radice che risaliva un muro, e non si fece domande su dove conducesse.
Cominciò risalire la rampicante il più velocemente possibile, sentì le schegge della pianta conficcarsi nelle sue piccole mani, ignorò il dolore. Raggiunse la cima del muro e, con un misto di paura e coraggio, si gettò dall'altro lato: atterrò dentro un cespuglio, i rami gli ferirono il volto, le braccia e i piedi.
L'accozzaglia di grida e ordini parve affievolirsi, e il silenzio avvolse tutto all'istante.

Con un lamento strisciò fuori dal cespuglio e, con orrore, si rese contro di essere atterrato all'interno dei giardini del castello reale: se l'avessero trovato lì, la sua morte sarebbe stata più che assicurata.

Si maledisse per essersi messo in quel guaio: il problema non era la sua azione illegale, molti dei suoi coetanei agivano allo stesso modo per aiutare la famiglia a sopravvivere, ma a differenza della maggior parte di loro, lui era un Radiano. Tutti i soldati della corona erano maghi, non tolleravano che un ragazzo senza magia come lui provocasse tutto quel trambusto. Per di più, adesso che si trovava all'interno delle mura del palazzo, non avrebbe avuto nessuna via di scampo.

Le Cronache di Mizar - il diario di MerakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora