Le Cronache di Mizar - il diario di Merak

Capitolo 6

In viaggio

La biblioteca si estendeva per una lunga ala del castello. Dalla copertura a botte scendevano grandi lampadari di cristallo e oro. Gli scaffali di legno di pino erano colmi di libri e, seguendo una piccola scala, si raggiungeva il secondo livello della sala, separato da un corridoio sostenuto da colonne marmoree. Le scritture erano impilate in piani così alti che per raggiungerle bisognava usare delle scale a pioli, o la magia.

Al centro c'erano grandi tavoli con sedie in velluto rosso. Kendra era seduta a uno di essi, intenta a leggere un libro che trattava della medicina Radiana: era meglio informarsi in vista della partenza, anche se sapeva che gli uomini che l'avrebbero scortata erano ben addestrati anche in quell'ambito. Il tomo le era stato affidato dal suo precettore Hadar Trefor, che da sempre si era occupato dalla sua istruzione ed educazione sociale.

Alba sedeva qualche posto più in là e ripeteva a voce alta la storia di Mizar, mentre il suo maestro si assicurava che non sbagliasse. Kendra sospirò, posando gli occhi sulle ultime righe riguardanti le erbe più usate per lenire una ferita. Da quando era a palazzo aveva letto gran parte dei volumi presenti, ma non perché amasse particolarmente la lettura. Sì, le piaceva leggere, ma preferiva utilizzare il suo tempo in altro modo: era stato Hadar a spingerla tra le pagine di libri che lei nemmeno si sarebbe sognata di aprire, e anche se non aveva sdegnato quelle opere, di certo non le avrebbe riprese in mano.

Finì il tomo e lo strinse in una mano; sicuramente Hadar le avrebbe affidato presto un altro testo. In attesa del suo arrivo si alzò, superò i tavoli dove sedeva la principessa per raggiungere un reparto. Oltrepassò gli scaffali di medicina Radiana, Cronache Reali, dei romanzi e delle storiografie, per poi giungere a quello che maggiormente la interessava. Davanti ai suoi occhi sfilavano innumerevoli libri contenenti informazioni sull'origine dei loro poteri, sui confini umani della magia e sulla nascita dei Radiani.
Con il polpastrello sfiorò i dorsi dei saggi, leggendo velocemente i titoli: "Origine della magia", "I segreti della magia", "Creature magiche"...  opere che aveva già letto e riletto.

Quella mattina avrebbe voluto trascorrerla con Chloe, ma non l'aveva trovata e anche Lira e i suoi familiari era troppo indaffarati per dedicare del tempo. Sapeva già che Joan non poteva rivolgerle particolari attenzioni... le restava solamente la lettura.

Alzò il volto sbuffando, alla ricerca di qualcosa che potesse ispirarla. Aguzzando la vista, la incuriosì la rilegatura di un particolare volume: nascosto nel più distante scaffale, incuneato tra due enormi tomi. Com'era riuscita a notarlo solo ora?

La principessa alzò il braccio e, con un semplice movimento della mano, il libro venne sfilato dal suo angusto spazio, come afferrato da una mano in carne e ossa, e levitò lentamente verso la giovane. Kendra lo analizzò con cura: era molto rovinato, i nervi che dividevano le caselle del dorso erano quasi tutte sparite, la prima e la quarta di coperta lise in vari punti. Il titolo era stato inciso sulla superficie di cuoio in modo grezzo, come se qualcuno avesse preso un'oggetto affilato e inciso le lettere a mano: Desya

Ripeté con un filo di voce quella parola, cercandola nel labirinto della sua mente, ma senza trovarla . Desya... forse era una parola appartenente a un'antica lingua? Si sarebbe informata, ma di certo non avrebbe messo a posto quel libro. Si diresse ai tavolini al centro della sala, sedendosi il più lontano possibile dalla principessa Alba.

«E ditemi, Altezza, come dividiamo noi il tempo?» chiese l'uomo anziano alla giovane, intento a mettere alla prova i suoi studi.

«Lo dividiamo Albe: in questo momento ci troviamo dell'Era della Terza Alba» rispose, fiera di aver dato la risposta giusta.

«E ditemi, Altezza, quali sono gli eventi che ci costringono a dividere un'Alba dall'altra?»

In quel momento arrivò Hadar, ricurvo sul bastone che accompagnava ogni suo passo. «Buongiorno Maestà» la salutò l'uomo.