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La piccola infermeria del campo Mezzosangue era un luogo accogliente e pulito, con i vasi di Giacinti alle finestre e le brande piene di semidei malconci. L'odore di disinfettante era così forte che si poteva quasi tastare ma i figli di Apollo, che continuavano a passare con le braccia cariche di bende e cerotti, sembravano non farci caso.

In una situazione così tranquilla, nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare Nico di Angelo in un angolo, intento a tagliare bende mentre si faceva medicare il taglio sulla guancia da un ragazzo biondo poco più alto di lui. Dalla sua espressione neanche lui sembrava crederci troppo. Continuava a lamentarsi della finestra aperta e del sole negli occhi, mentre Will Solace puliva la sua ferita sogghignando.

"Avresti dovuto occuparti subito di questo. Potrebbe rimanerti la cicatrice."
"Se mi fossi preoccupato di ogni singolo graffio che avevo adesso sarei ancora in Portogallo, e voi sareste tutti morti."  Gli disse Nico.
"Gne gne gne, sarcasmo, tenebre, ho sempre ragione io." rispose il figlio di Apollo facendogli il verso.
"Ecco fatto. Adesso vado a controllare se la gamba di Mike si è riattacata per bene. Mi raccomando, non puoi andartene di qui finché non torno."

Nico rimase fermo finche Will non si chiuse la porta alle spalle. Quel figlio di Apollo si comportava in modo strano con lui, come se fossero amici da molto tempo e non avessero quasi più bisogno delle parole per capirsi. Ma non era affatto così, si conoscevano appena e Nico non aveva la minima idea di quel che passasse per la testa dell'altro. Stranamente era riuscito a stare fermo mentre si faceva disinfettare la guancia. Di solito quando lo toccavano il suo primo pensiero era quello di neutralizzare il nemico, ma il tocco di Will Solace era leggero e trasmetteva una calma che Nico non provava da molto tempo. 

I tagli fatti da Licaone si erano rimarginati da soli, e l'effetto dei viaggi ombra era quasi scomparso; eppure quando Solace gli aveva chiesto di aiutarlo in infermeria non gli era neanche passato per la testa di rifiutare. Cos'è che aveva detto? Una faccia amichevole... La sua faccia. Quel figlio di Apollo avrebbe cambiato idea in fretta su di lui. Per quanto ci provassero nessuno riusciva davvero a capirlo, nemmeno i suoi amici, nemmeno sua sorella. Era rimasto al campo solo perché Jason l'aveva pregato, non che si sentisse veramente a casa lì. Dopotutto un figlio di Ade come lui non si sarebbe mai sentito a casa da nessuna parte.

Finito di tagliare le bende ripose le forbici e sbirciò fuori dalla finestra. I romani avevano smontato l'accampamento, lasciando tutto come lo avevano trovato, ed erano tornati al Campo Giove. Il giorno prima, Nico aveva salutato sua sorella Hazel, promettendole che sarebbe tornato a trovarla il prima possibile. 

"Death Boy, smettila di fissare il cielo e aiutami a riordinare le scorte in ordine alfabetico. Stasera ci sono i bastoncini di pesce e non voglio rimanere qui tutto il pomeriggio." disse Will, che era appena tornato dopo aver controllato la gamba del figlio di Ares. Come se le scatole delle scorte fossero giusto una decina, e non un centinaio sparse per tutta l'infermeria.
"Credevo avessi bisogno di qualcuno che ti facesse compagnia, non di uno schiavo. E comunque mi chiamo Nico, non Death Boy, o quel che è."
"Sì sì, come ti pare, adesso però aiutami a mettere apposto." gli rispose Will ridacchiando. Nico che si offendeva era una delle cose più divertenti che succedevano al campo Mezzosangue.

 Le scatole sembravano non finire mai, e ogni volta che completavano una mensola si accorgevano di un piccolo barattolo di Aloe Vera o un fascio di Achillea, che prima non avevano notato, dovendo spostare tutto da capo. Dopo più di mezz'ora non avevano ancora finito la sezione B, e dopo un'ora e mezzo erano arrivati giusto alla C.

"Niente bastoncini di pesce per me stasera, eh?" disse Will. Continuava a sorridere, ma guardandolo negli occhi si capiva che era vicino ad una crisi di nervi.
"Se vuoi puoi anche andare. È tardi non ti costringo a rimanere."
"Sognatelo Solace, non ti lascio da solo. Ci faresti notte." gli rispose Nico. Era veramente affamato, e la sua dislessia non aiutava con tutte quelle lettere, ma non poteva lasciare Will da solo alle prese con tutte quelle scatole. E poi almeno non sarebbe dovuto rimanere da solo al suo tavolo per tutta la sera. Finirono di riordinare alle undici e mezzo, stanchissimi ma con una parete piena di belle scatole riordinate.

 Nico stava per uscire quando sentì la mano di Will posarsi sulla sua spalla. Girandosi vide il figlio di Apollo che lo guardava preoccupato. "Senti, dopodomani riaprono il muro dell'arrampicata e c'è sempre qualcuno che si ustiona. Le bottiglie di acqua borica sono finite, quindi mi chiedevo se ti andrebbe di venire con me a riempirle ai geyser nel bosco domani mattina."

Nico no aveva idea che ci fossero dei geyser nel bosco, ma dopotutto quel luogo era pieno di posti inesplorati. "Sì, vengo volentieri." Gli rispose sorridendo. Solace lo reputava davvero suo amico allora.
"Fantastico!" la faccia del figlio di Apollo si illuminò, letteralmente. "Allora ci vediamo domani mattina alla mensa. Buonanotte." I due si salutarono sulla porta, e corsero ognuno nella propria cabina, stando attenti a farsi beccare dalle Arpie. Il giorno dopo ci sarebbe stato da divertirsi.

SOLANGELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora