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Nico stava iniziando ad abituarsi alle attività del campo. Quella mattina si era svegliato più presto del solito, e Jason lo aveva trascinato all'arena, dove erano rimasti fino all'ora di pranzo. Avevano combattuto come forsennati, con le lame che saettavano da tutte le parti, parando affondi e lanciando stoccate.
Quando si erano fermati, entrambi ansimanti e grondanti di sudore, una piccola folla di semidei aveva iniziato ad applaudire. Si erano raccolti intorno a loro come mosche, affascinati dalla destrezza  con cui utilizzavano le spade. Nico si era sentito un po' a disagio, non gli piaceva essere al centro dell'attenzione. 

Dopo aver salutato Jason, era andato a cambiarsi, e poi si era avviato verso la mensa. Per quanto i lunghi tavoli, circondati dalle colonne di marmo, fossero affollati di semidei, lui si sentiva un po' abbandonato. Era abituato a stare da solo, ma vedere tutti i ragazzi che scherzavano e ridevano ai loro tavoli, mentre lui mangiava per i fatti suoi, lo faceva sentire trasparente. 

Aveva mangiando osservando il pavimento. I ghirigori azzurri delle mattonelle, che si arricciavano, intrecciandosi tra di loro. Finché non venivano interrotti da un enorme squarcio coperto alla meno peggio con del cemento liquido. Nico si era lasciato invadere dai ricordi, ripensando a come si era sentito mentre quegli zombie cadevano nel profondo degli inferi. Era passato tanto tempo, ma a lui sembrava ancora ieri. Era scappato via da Percy, arrabbiato con lui per la morte di sua sorella, ma soprattutto arrabbiato con i suoi sentimenti, che non riusciva a decifrare. 

Nico adesso era cambiato. Non era più quel bambino fastidioso fissato con le carte di Mitomagia. Certo, ritrovare le sue vecchie carte non gli sarebbe dispiaciuto, ma non era quello il punto. Alzando lo sguardo vide Will che lo fissava dall'altra parte della mensa. I suoi fratelli avevano battuto il record della torre di patatine l'altra sera, e lui gli aveva costretti a mangiare solo verdure per tre giorni. Will aveva una vera e propria ossessione con le punizioni che duravano tre giorni.

Comunque non era la prima volta che lo fissava durante i pasti. Nico si era accorto che, negli ultimi due giorni, Will si comportava in modo strano quando lui era lì vicino. Lo fissava tutto il tempo, ma appena incrociavano lo sguardo si voltava dall'altra parte. Continuava a spostarsi i capelli, e i suoi fratelli gli mandavano strane occhiate, facendolo arrossire. Quando arrossiva, le lentiggini scomparivano sotto il rossore delle guance. Nico la trovava una cosa carina. 

Finito di mangiare, si ritrovò a girovagare per il campo, senza pensare troppo a dove stava andando. Il pomeriggio era un po' il momento delle coppiette, Annabeth e Percy erano andati insieme al laghetto delle canoe, e Jason e Piper si erano allontanati senza dire nulla. Non che fosse geloso di loro, ovviamente, ma non sapeva cosa fare da solo.

 Era andato a salutare Estia, seduta accanto al falò vicino alle cabine. Ma la dolce dea, con l'aspetto di una piccola bambina, non aveva niente di cui parlare con lui. Nessuno si accorgeva mai della sua presenza e, come aveva rivelato a Percy anni prima, Nico era stato uno dei primi semidei a rivolgergli la parola.
Continuando a girovagare senza rendersene conto, aveva raggiunto i campi di fragole al confine del campo. Si trattava di file e file di cespugli, tutti pieni di enormi fragole, rosse e succulenti. Era rimasto in disparte, ad osservare le ninfe e i figli di Demetra che facevano crescere piccoli fiorellini bianchi, mentre una brezza leggera trasportava l'odore di fragole mature tutto intorno a lui. 

"Belli i campi di fragole eh?"

Nico si girò di scatto, era Will che sorrideva rivolto verso le colline. Il figlio di Ade si era completamente dimenticato di lui. Aveva dato per scontato che il turno in infermeria durasse tutto il giorno.
"Sì, sono proprio belli." disse senza troppa convinzione.
"Lo sai, c'è una vecchia leggenda da campo che riguarda i campi di fragole." Will non stava arrossendo, ma sembrava sempre disposto a non guardare Nico in faccia. Continuava a parlare, rivolto ai campi di fragole, con un sorrisetto scemo stampato in faccia.
"Si dice che ogni anno, tra le fragole mature ne compare una di bronzo celeste. Appare sempre in un posto diverso, e chi riesce a trovarla avrà la fortuna dalla sua parte, per tutto l'anno."
"Lo sai che probabilmente è solo una storia usata per prendere in giro i novellini, vero? E poi i figli di Tyche non approverebbero la parte sulla fortuna."
"Be sì, ma sarebbe comunque bello andare..." a Will morirono le parole in bocca, mentre quel rossore tornava a coprire le sue lentiggini.
"Cos'hai detto?"
"Sì insomma, se non hai niente da fare domani potremmo andare a fare un pic-nic tra i campi. Hai presente... come amici." Will sembrava veramente nel panico. Magari aveva qualcosa di importante da dirgli, pensò Nico. O forse era solo fastidioso di suo. Quella storia della fragola di bronzo celeste non lo convinceva affatto. E tutto quanto stava andando proprio come per l'acqua borica dell'altro giorno. Nico non aveva alcuna intenzione di pulire i bagni una seconda volta, eppure Will sembrava così serio.

"Sì, direi che si può fare. Domani alle tre davanti alla casa grande. Che ne dici?"

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intanto mi scuso per il fiasco assurdo di Will, non rimaneteci male perché i prossimi capitoli saranno peggio. Comunque questo è il decimo capitolo, non mi sarei mai aspettata di arrivare fino a qui, ed è proprio una soddisfazione. A occhio e croce i capitoli dovrebbero essere una ventina in tutto, ma sto pensando di aggiungere un po' di dramma. E niente, ciaoo <3

SOLANGELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora