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Nico era stanchissimo anche se si era appena svegliato. Si ricordava di aver afferrato Will per un braccio e di aver attraversato la foresta con un viaggio ombra, certo non era come trasportare un pretore, un satiro e una statua gigante in giro per il mondo, ma gli era comunque costato fatica. Quando si era svegliato era nella veranda della casa grande, accanto al signor D che giocava a Pinnacolo con quei due satiri terrorizzati. Aveva fatto qualche partita cercando di godersi la brezza estiva, senza pensare alla sgridata che lo attendeva. Non si era preoccupato molto della maglietta arancione del campo, per quanto fosse brutta la usavano tutti, non sarebbe di certo morto per una cosa del genere. Eppure quando era arrivato Will, si era sentito in imbarazzo, come se la maglia gli fosse rimpicciolita addosso, facendolo sentire a disagio. Gli era andato incontro, felice di vedere che stesse bene. Il figlio di Apollo al contrario sembrava nervoso, come se avesse paura della sgridata che gli attendeva. Nico non riusciva a capire, le punizioni di Chirone consistevano quasi sempre nel pulire qualcosa. Non c'era bisogno di preoccuparsi.

La casa grande all'interno non era cambiata da quando ci era entrato la prima volta, quando aveva dieci anni. I divani di pelle erano disposti a V intorno al caminetto, con Seymour, la testa di leopardo, che sonnecchiava sopra la mensola. Il vecchio Pac-Man nell'angolo continuava a suonare la sua musichetta a ripetizione, mentre Chirone gli aspettava seduto sulla sua sedia a rotelle magica. Indossava una giacca di velluto marrone e guardava i due semidei con un sorriso stanco.

"Mettevi comodi ragazzi. Dobbiamo fare una bella chiacchierata." Chirone non sembrava arrabbiato, piuttosto deluso. I due semidei si misero seduti a disagio. Il divano era scomodissimo, con le molle arrugginite che cigolavano. Nico riusciva a percepire che, accanto a lui, Will stava sudando per l'ansia.
"Beh, raccontatemi cosa è successo" chiese Chirone  con voce stanca. I due iniziarono a raccontare l'accaduto in modo frettoloso, soffermandosi sui dettagli più inutili. Ogni volta che uno diceva qualcosa, l'altro ribatteva con una frecciatina, tipo: "Non faceva altro che lamentarsi", "E poi è scoppiato ridere davanti ai Palikoi" o "Continuava a premere sulla fotocamera come uno scemo"

Quando ebbero finito di raccontare, Chirone sospirò
"Ricapitolando, siete andati nella foresta da soli, avete fatto infuriare le divinità dei geyser, e tu Nico sei anche svenuto a causa dei viaggi ombra."
"La colpa è tutta mia. Nico non c'entra niente." Disse Will ad alta voce. Ci credeva veramente a quel che stava dicendo. Continuava a guardarsi le mani come se potesse scoppiare a piangere da un momento all'altro. Nico sentì le sue guance che si infiammavano. Nessuno che non fosse Jason o sua sorella aveva mai preso le sue parti prima.
"Non è vero, è anche colpa mia." Ribatté. Non avrebbe lasciato che Will si prendesse tutta la colpa. Chirone li guardò sorridendo con gli occhi.
"Posso capire le vostre buone intenzioni ragazzi, ma questo non nega che abbiate combinato un bel guaio e ogni cosa a le sue conseguenze. Per quanto siano divinità della natura, i Palikoi sono comunque divinità. Domani manderò un gruppetto di figli di Demetra e satiri a scusarsi e riempire le bottiglie. Penso che pulire i bagni, vi farà riflettere sulle vostre azioni. Adesso andate, godetevi il pomeriggio libero." 

I due semidei uscirono dalla casa grande e continuarono a camminare fino alle capanne senza dire una parola. Nico aveva affrontato cose ben più spaventose dei bagni sporchi. Ma quelli del campo erano... su un altro livello, ecco. Adesso voleva solo andare nella sua cabina e dormire fino al giorno dopo.

"Ehm, io..." Will sembrava a disagio, era tutto rosso in faccia e continuava a guardarsi le punte delle scarpe.
"Grazie per avermi difeso Will." anche Nico era abbastanza imbarazzato, ma doveva ringraziare il suo amico. 
"No. E' tutta colpa mia, non sono riuscito a trattenermi e ho messo entrambi in pericolo. Dovrei sgridarti per aver usato i viaggi ombra, ma se non fosse stato per te adesso saremmo due semidei bolliti. Sono un disastro" Ma certo. Adesso a Nico era tutto più chiaro. Will prima non era preoccupato per la punizione, ce l'aveva con se stesso per aver lasciato che lui usasse i viaggi ombra. Era preoccupato per lui.

Senza pensarci troppo il figlio di Ade si avvicinò a Will e lo strinse a sé. Non fu un vero e proprio abbraccio, solo Nico che gli girava le braccia intorno cercando di toccarlo il meno possibile. Il goffo tentativo di consolare un amico da parte di qualcuno che non veniva abbracciato da anni. Durò pochi secondi, ma ai due semidei sembrarono passate delle ore. Quando si separarono, Nico guardò negli occhi il figlio di Apollo. In quelle iridi del colore del cielo si intravedevano delle lacrime pronte a spuntare. Se prima era arrossito, Will adesso era praticamente viola. Nico sentiva le farfalle scheletro che rinascevano nel suo stomaco.

"Allora sei proprio scemo. Ti ho già detto che la colpa non è tutta tua. Smettila di piagnucolare e vai a pranzo. Io vado a farmi un pisolino. Dopo tutti i viaggi ombra credo che dormirò fino a domani mattina." Con un grosso sbadiglio, Nico si incamminò verso la propria cabina, lasciando Will lì impalato, che lo guardava a bocca spalancata.

SOLANGELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora