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Nico se ne stava seduto sul tetto del tempio di Plutone, a guardare gli abitanti di Nuova Roma muoversi ordinatamente come piccole formiche indaffarate. Aveva bisogno di vedere sua sorella Hazel il prima possibile, ma lei in quel momento stava partecipando hai giochi di guerra, che sarebbero finiti verso l'ora di cena. Le pietre preziose incastonate sul tetto del tempio riflettevano i raggi del sole sul volto di Nico, mentre un milione di pensieri diversi gli affollavano la mente. Il sole stava scomparendo dietro il mare della California ma era ancora presto per la cena. Nico non poteva rimanere tutto il tempo lassù ad aspettare Hazel.

Sceso dalla collina dei templi si diresse a Nuova Roma. Avrebbe fatto una passeggiata per la città cercando di schiarirsi le idee. Era ancora un po' confuso da quel che era successo. Si era avvicinato a Will ridendo, per togliergli la panna dal naso, e in un attimo le sue labbra erano posate su quelle del figlio di Apollo. Nico era avvampato subito ma non si era staccato. Il tocco leggero delle labbra di Will sulle sue gli era piaciuto, eppure... era sbagliato quello che stavano facendo? Will stava sbagliando a baciare un altro ragazzo? O forse non c'era niente di male in tutto ciò? Preso dal panico aveva schiaffeggiato il figlio di Apollo ed era corso via, viaggiando nell'ombra fino al campo Giove. Non era stata proprio una bella reazione, ma Nico era andato nel panico. Credeva che Cupido avesse finito con lui ma a quanto pare si sbagliava. Dopo questo Will non gli avrebbe più rivolto parola. 

Stava attraversando i confini della città, quando un busto di marmo bianco apparve davanti a lui seguito da una piccola bambina con un vestito a fiori. Oh no, Terminus, il dio romano dei confini.

"Ehi tu graecus, dove pensi di andare?!" urlò la statua agitando le braccia. O meglio, a Nico Terminus dava l'idea di uno che agitava le braccia in continuazione se solo ne avesse avuto un paio.
"Sono io Terminus, Nico di Angelo." rispose il figlio di Ade sospirando.
"Ah giusto, mi ricordo di te." esclamò la statua. "Allora posso passare?" 
"Ovviamente no." Nico aggrottò le sopracciglia, confuso.
"Perché no?"
"Beh perché sì allora?" ribatté la statua con un tono accusatorio.

Nico stava iniziando a perdere la pazienza, non era proprio dell'umore giusto in quel momento.  Essere un dio senza braccia doveva essere scomodo quando ti prudeva il naso, ma non poteva sfogare la sua frustrazione sui poveri semidei che cercavano di passare.

"Dato che ti ricordi di me dovresti anche ricordarti che se non fosse per me adesso sareste tutti morti, quindi adesso levati e fammi passare." Con una mossa veloce Nico aggirò Terminus e si precipitò verso la porta decumana, ma, un secondo dopo averla attraversata, venne sbalzato indietro da un muro invisibile. Atterrò col sedere sull'erba umida mentre dietro di lui, palesemente per prenderlo in giro, la statua urlava:
"ALLARME! ALLARME! I NEMICI SI STANNO INFILTRANDO IN CITTA'! ALLARME!" 
"Va bene va bene, hai vinto. Adesso smettila di urlare." disse Nico infastidito mentre si alzava da terra. Adesso aveva sicuramente tutti i pantaloni sporchi di terra.
"Voglio solo andare in città a fare un giro, non faccio nulla di male."  Terminus lo guardò ridacchiando sotto ai baffi, si stava prendendo gioco dell'impazienza di Nico.
"D'accordo figlio di Ade, ti lascio passare ma sappi che ti terrò d'occhio." borbottò alla fine, facendo un cenno con la testa. Nico raggiunse la porta decumana a passo spedito, senza neanche voltarsi a ringraziare. Questa volta nessuna barriera invisibile tentò di bloccarlo.

Per quanto fosse una città grande e affollata, Nuova Roma sembrava essere sempre pulita e in  perfetto ordine. Le strade si stavano svuotando mano a mano che il sole tramontava dietro l'orizzonte. Alcuni bambini piccoli, probabilmente semidei o figli di semidei, giocavano a palla in uno spiazzo lungo la strada principale, mentre una ragazza con un cappotto azzurro portava a spasso un cane. Erano azioni così normali che Nico non si sarebbe mai immaginato di vederle fare a un semidio. Rispetto a loro i romani erano organizzati molto meglio. Potevano vivere normalmente al sicuro dai mostri, senza rischiare la vita ogni giorno. 

Gli edifici di marmo bianco riflettevano la luce aranciata del tramonto, e dalla strada principale si diramavano un sacco di stradine secondarie. Tra poco i legionari avrebbero finito i giochi di guerra. Mentre camminava, Nico osservò le insegne dei negozi che si affacciavano sulla strada. C'erano botteghe, macellerie, parrucchieri, anche una libreria con l'insegna sbilenca. Arrivato nella zona periferica della città i negozi si fecero più rari e le strade più strette. Ormai era arrivato il momento di andare al campo Giove.

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Questo capitolo non mi piace per niente ma i prossimi dovrebbero essere un po' meglio. Se avete qualche idea/headcanon sul campo Giove per favore ditemeli perché a me non viene in mente più niente. Comunque seicento visualizzazioni è assurdo <3 

SOLANGELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora