Prologo

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C'era una volta, in un tempo non molto remoto, una piccola e semplice famiglia, formata da un uomo onesto e gentile, una donna semplice e solare e un piccolo neonato, nato da pochi giorni.

I due coniugi non avevano un castello, non erano ricchi, non potevano permettersi di tutto, eppure avevano molto più degli altri, avevano un qualcosa che tutti invidiavano e che tutti volevano: l'amore.

L'uomo si chiamava Junwoo, un nobile commerciante che viaggiava spesso per lavoro e lasciava sua moglie e suo figlio soli.
La donna si chiamava Yuri e si preoccupava di rispondere alle moltitudini di lettere che suo marito le inviava quando era in viaggio, per dirle che gli mancava terribilmente.

Il più piccolo di casa, invece, si chiamava Jimin e per descrivere il suo carattere era ancora presto, anche se i due speravano che crescesse in gentilezza e bontà d'animo.

Come ho detto prima, non avevano un granchè e molto spesso si ritrovavano a pagare le tasse per pura fortuna, eppure quando i due sposi si guardavano negli occhi, capivano di aver vinto quella volta e che avrebbero vinto tutto il resto delle altre volte.

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Il piccolo jimin, iniziò a parlare, a camminare, a saper mangiare da solo e iniziò anche a capire l'assenza del padre nella casa, quando partiva e sua madre gli sorrideva con le lacrime agli occhi.

Jimin non vedeva l'ora di riabbracciare il suo papà, ogni volta che gli portava un giocattolo, anche piccolo, per lui era come ricevere un sacco di diamanti; se ne prendeva cura, ci giocava e se era necessario, ci parlava pure.

Con il passare del tempo, però, Yuri venne a mancare e Jimin si ritrovò da solo, con il padre che non faceva altro che partire o piangere sulla sua spalla per l'imminente perdita.
Lui non se n'era mai lamentato, eppure ogni volta che vedeva suo padre versare lacrime amare, il suo cuore si spezzava, perché sapeva quanto grande potesse essere il vuoto che aveva dentro.

Giorno dopo giorno, Jimin e il suo papà, si ripresero.
Il primo si prendeva cura delle piante in casa, proprio come faceva sua madre e badava a non far mancare mai nulla per il ritorno di suo padre; il secondo, invece, continuava con i suoi viaggi sempre più frequenti.
Nonostante stesse avendo un buon guadagno, soprattutto nell'ultimo periodo, quando vedeva gli occhi colmi di lacrime di suo figlio, il suo cuore si stringeva e insieme a quella stretta sussurrava a Jimin che sarebbe tornato da lui, sempre.

Dopo ben 10 anni dalla morte della madre di Jimin, Junwoo, suo padre, decise di risposarsi con una donna rimasta sola con due figlie.
Di certo, accettarlo per Jimin, non fu il massimo, ma imparò a saper vivere e stare con tutte e tre, nonostante il brutto carattere che, a quanto sembrava, covassero dentro.

La donna, chiamata Sally, di origine americane, si impose quasi subito in quella casa, mettendo sempre in secondo ripiano il povero Jimin che, alle parole della sua matrigna, non poteva fare altro che sorridere e annuire.

Suo padre ripartì e questa volta lasciò Jimin nelle mani della sua nuova moglie che, non avendo alcuna paura, decisa di intimorire ancora di più Jimin.
Dopo qualche mese dalla partenza di Junwoo, a casa Park, venne a bussare il migliore amico del padre di Jimin.
Quando Jimin lo vide, sorrise come mai aveva fatto prima d'ora perché ciò voleva significare che il suo papà fosse tornato; ma non appena udì la brutta notizia, il suo sorriso sparì e le lacrime amare presero il suo posto.

Fu proprio da quel giorno che per Jimin iniziò l'inferno.
Dovette reprimere il suo immenso dolore per badare alle sue sorellastre e alla sua matrigna che, senza indugio alcuno, lo trattavano come si trattano gli schiavi.

Ma Jimin non demorse mai e l'unica cosa che lo tenne in vita fu l'unica promessa fatta ai suoi genitori poco prima che sua madre morisse:

"Promettici che cercherai sempre la felicità Jimin, a qualsiasi costo"

"Ve lo prometto."

𝘼𝙢𝙖𝙢𝙞 𝙋𝙚𝙧 𝙌𝙪𝙚𝙡𝙡𝙤 𝘾𝙝𝙚 𝙎𝙤𝙣𝙤  ~VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora