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Il rumore di una mano che colpiva la guancia di Jimin rimbombò per tutta la sala da pranzo.
L'impatto fu così forte che subito la pelle di Jimin si tinse di rosso e il suo viso si girò di lato sentendo gli occhi pizzicare.

"Sei veramente un fallimento!!" urlò la matrigna arrabbiata con Jimin per non averle portato la biancheria già stirata e piegata per bene.
"Possibile mai che devo fare tutto io??" continuò urlando e allontanandosi dal ragazzo, trattenendosi dal dargli un altro schiaffo sul viso.

"Mi perdoni signora madre.." sussurrò Jimin tenendo lo sguardo sulla donna davanti a sé e trattenendo tutte le lacrime che, silenziose, volevano rigargli il viso.

"Perdono...solo questo sai fare?? Chiedere perdono??" urlò guardando il ragazzo con occhi furenti.

Jimin rimase in silenzio sapendo che, qualsiasi cosa fatta o detta, sarebbe finita contro di lui.
Quella mattina si era svegliato alle cinque, aveva pulito le stanze libere, cercando di non svegliare le sue sorellastre e la matrigna, aveva dato da mangiare agli animali e si era soffermato a parlare un po' con loro, raccontando ancora una volta la serata passata in compagnia del principe.
Non aveva fatto caso all'orario e aveva servito la colazione nelle varie stanze appena in tempo, peccato che si fosse dimenticato di fare il bucato, stenderlo, stirarlo e riposarlo nei vari armadi delle varie stanze e quando le sorellastre se n'erano accorte, erano subito corse dalla donna a riferirle il tutto che, incollerita, raggiunse subito il ragazzo dandogli quel pesante schiaffo.

"Io veramente, non so più cosa fare con te Jimin!" continuò a urlare fino a quando il campanello della casa risuonò tra le pareti e, grazie ad esso, Jimin fece un leggero inchino andando ad aprire e ringraziando il consigliere reale per avergli fatto avere una lettera.

Non era per lui personale, bensì, aprendola e leggendola ad alta voce, era per tutti i ragazzi del regno.

"...e soltanto quando il principe avrà trovato il ragazzo al quale verrà l'anello, lo prenderà in sposo" concluse sussurrando le ultime parole.

Il cuore di Jimin ricominciò a battere e subito dimenticò lo schiaffo di poco prima perché il principe lo stava cercando, Taehyung cercava lui e non poté fare a meno che sorridere, sorridere così tanto da sentire la mandibola indolenzita.

"Un ragazzo??? Mamma perché un ragazzo?? Non è giusto!!" si lamentò una delle due ragazze subito seguita dalla sorella.

Eppure la donna non guardava le sue figlie, guardava soltanto Jimin.
Era sicura che lui c'entrasse qualcosa.
Ma non avrebbe incontrato il principe, non avrebbe fatto sì che Jimin, il suo figliastro, potesse ambire alla felicità.
Oh no, assolutamente no.

"Fate silenzio tutte e due!" quasi urlò facendo sobbalzare il ragazzo che subito fece sparire il sorriso dal suo viso.
"Jimin, dimmi che tu non c'entri nulla." disse dura, la donna, guardando male il giovane ragazzo che entrò nel puro e totale panico.

"Cosa? No madre, assolutamente no" disse velocemente scuotendo la testa e deglutendo sonoramente.

"Me lo auguro per il tuo bene." aggiunse soltanto recandosi nella propria stanza.

Jimin fece un piccolo sorriso e anche lui si recò in camera, distendendosi sul letto e chiudendo gli occhi potendo rivivere perfettamente, nella propria mente, i ricordi del principe.

"Madre, cosa possiamo fare?" sussurrò la ragazza, accanto alla sorella, mentre guardava la donna con serietà.

"Adesso che mi hai raccontato ogni cosa, sono certa che sia Jimin il ragazzo che il principe cerca, quindi facciamo il possibile per non farli incontrare, mai" rispose guardando le scale che portavano alla stanza di Jimin.

Sally si alzò dalla sua poltrona e si diresse verso la camera del ragazzo, una volta davanti la porta, l'aprì delicatamente e, stando attenta a non far rumore, prese la chiave infilata nella serratura.

Sentendo un leggero rumore, Jimin aprì gli occhi e guardò verso la porta.
Si alzò dal letto e guardò la sua matrigna con uno sguardo confuso.
"Signora madre, cosa-"

"Tu sei nessuno e tale rimarrai." lo interruppe e velocemente chiuse la porta per poi girare la chiave nella serratura.

"No!!" urlò Jimin e corse verso la porta iniziando a battere le mani.
"Signora madre per favore!! Aprite, per favore!!" continuò a urlare con le lacrime agli occhi che ben presto raggiunsero le sue guance.
"Non fatemi questo, ve ne prego!!" urlò scoppiando a piangere e si accasciò al pavimento poggiando la fronte sulla porta.

Nonostante le urla e i singhiozzi, la donna si voltò e tornò di sotto sorridendo alla vista della carrozza reale fermarsi davanti casa propria.

𝘼𝙢𝙖𝙢𝙞 𝙋𝙚𝙧 𝙌𝙪𝙚𝙡𝙡𝙤 𝘾𝙝𝙚 𝙎𝙤𝙣𝙤  ~VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora