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MISAKI
26 Marzo, martedì.
10:23

***
Oggi è il mio compleanno, giorno che odio da quando ho memoria.

Non mi piace per niente, non riesco a tollerarlo.

Avrei potuto sopportare questo giorno almeno un po', ma i miei genitori hanno rovinato tutto.

'È colpa dei tuoi problemi se stiamo tutti male. Se ricade tutto sulle nostre spalle'

È questa la frase che mi disse mia madre, con l'approvazione di mio padre, il giorno del mio diciassettesimo compleanno.

Non l'ha detta con cattiveria, lo so. Non mi ferirebbe mai di sua spontaneità.

Era solo stressata quel giorno, la capisco. Ma da quel momento è andato tutto peggiorando.

Non accettando il loro aiuto, hanno deciso di lasciarmi in balia di me stessa.

Hanno smesso di preoccuparsi se mangiassi o se finissi di mangiare quel poco che mi concedevo.

Hanno smesso di controllare per quanto tempo rimanessi chiusa in bagno.

Hanno smesso di obbligarmi ad uscire a svagarmi un po', o di alzarmi almeno dal letto.

E hanno smesso di preoccuparsi se dormissi o no.

Non che prima che la situazione degenerasse mi piacesse festeggiare o andassi d'accordo con i miei genitori, ma almeno era ancora gestibile la cosa.

L'unica persona che tutt'ora continua a tenermi d'occhio e a portarmi da ospedale a ospedale è Akito.

È una persona un po' fredda, ma non con me, mi ama più di chiunque altro.

È l'unica persona con cui io riesca ad essere me stessa.

<<buon compleanno, sorellina>> dice Akito entrando nella mia stanza e passandomi una busta.

La apro e all'interno trovo un bracciale d'argento con delle pietre rosa lucide.

<<grazie, Akito>> sorrido. <<mi piace molto>>

Anche lui sorride, poi mi squadra. <<hai intenzione di uscire oggi?>>

Sospiro e annuisco mentre finisco di pettinarmi i capelli, dallo specchio lo vedo sorridere.

<<va bene, per caso esci con quel ragazzo di ieri?>> domanda.

Rimango in silenzio per un po', non sapevo se dire la verità o no.

<<già>>

Finito di prepararmi vado all'ingresso, infilo le scarpe.

<<mi raccomando>> schernisce mio fratello.

<<sta tranquillo>>

Non è preoccupato per Oikawa, o almeno non così tanto.

È preoccupato non perché non si fida di lui, ma perché non si fida di me.

A reason to live || Oikawa TooruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora