Caso 4: Il Massacro Del Cicero

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Il celeberrimo massacro del Circeo è un caso di rapimento e omicidio avvenuto nel comune italiano di San Felice Circeo tra il 29 e il 30 settembre 1975. Le vittime furono due giovani amiche che attirate con l'inganno in una villa di proprietà, col pretesto di una festa, e qui torturate fino a provocare la morte di una di loro.

I tre responsabili del crimine erano di agiate famiglie romane: Andrea Ghira, ventiduenne, era figlio dell'imprenditore edile ed ex campione olimpico di pallanuoto Aldo Ghira; Angelo Izzo, ventenne, era studente di medicina; Giovanni Guido, detto "Gianni", diciannovenne, studiava invece architettura. Ghira e Izzo avevano precedenti penali: due anni prima del massacro, i due avevano compiuto insieme una rapina a mano armata per la quale avevano scontato venti mesi nel carcere di Rebibbia; Izzo, inoltre, nel 1974 aveva violentato due ragazzine insieme a due amici e perciò era stato condannato a due anni e mezzo di reclusione, mai scontati a seguito di sospensione condizionale della pena. Ghira dal canto suo si proclamava ammiratore del capo del Clan dei marsigliesi Jacques Berenguer. Tutti e tre i ragazzi erano militanti di movimenti neofascisti.

Rosaria Lopez (19 anni, barista) e Donatella Colasanti (17 anni, studentessa) provenivano da famiglie residenti nel popolare quartiere romano della Montagnola. Le due amiche conobbero due dei tre ragazzi nel settembre 1975, pochi giorni prima del crimine, tramite un amico, risultato poi estraneo al massacro, che esse avevano in comune. Egli le invitò a trascorrere un pomeriggio insieme al bar della torre Fungo dell'EUR: nella circostanza presentò loro Izzo e Guido; Rosaria e Donatella presero subito in simpatia i ragazzi, che davano a vedere un habitus garbato e un comportamento irreprensibile. In occasione di questo appuntamento, rivelatosi innocuo e gradevole, Izzo e Guido proposero a Rosaria, Donatella e un'altra amica, che all'ultimo decise di non unirsi alla comitiva, di incontrarsi di lì a qualche giorno per una festa a casa dell'amico comune, ubicata a Lavinio, frazione di Anzio.

Alle 18:20 del 29 settembre, Izzo e Guido, insieme a Rosaria e Donatella, arrivarono a Villa Moresca, una dimora di proprietà della famiglia di Ghira, che non avevano ancora incontrato, che sorgeva sul promontorio del Circeo, in zona Punta Rossa, nel comune di San Felice Circeo in via della Vasca Moresca. I ragazzi dissero alle amiche che lì avrebbero incontrato un altro amico e che poi si sarebbero recati tutti insieme a Lavinio; dopo qualche ora trascorsa a chiacchierare e ad ascoltare musica, all'improvviso Izzo e Guido cominciarono a fare esplicite avances sessuali alle ragazze, le quali non accondiscesero, provocando una reazione furiosa dei giovani.


«[...] improvvisamente, uno di loro tirò fuori la pistola. Cominciarono a dirci che appartenevano alla banda dei Marsigliesi e che Jacques, il loro capo, aveva dato l'ordine di prenderci in quanto voleva due ragazze [...]»

(Dalla deposizione di Donatella Colasanti)

Per più di un giorno e una notte le due ragazze furono violentate, seviziate, massacrate e insultate dai tre; a Izzo e Guido si era infatti aggiunto Ghira, presentatosi come "capo del Clan dei Marsigliesi". Nel mezzo delle torture Guido si assentò momentaneamente per cenare a Roma con i suoi familiari, poi fece ritorno al Circeo e si riunì ai suoi amici aguzzini. Le ragazze furono drogate e Rosaria fu trascinata nel bagno al piano superiore della villa dove fu ulteriormente picchiata e infine annegata nella vasca da bagno. Fatto ciò, i tre tentarono di strangolare Donatella con una cintura e seguitarono a colpirla di prepotenza. In un momento di distrazione degli aguzzini, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto, ma fu scoperta e ulteriormente colpita con una spranga di ferro. A quel punto ella si lasciò cadere a terra e si finse morta; credendo di aver ucciso anche lei, gli aguzzini la rinchiusero insieme al cadavere di Rosaria nel bagagliaio di una FIAT 127 bianca. I tre poi partirono alla volta di Roma, intenzionati a disfarsi dei cadaveri. Donatella riferì che, durante il viaggio di ritorno, i ragazzi ridevano allegramente e ascoltavano musica, facendosi beffe delle malcapitate ragazze

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