𝑺𝑼𝑳 𝑺𝑬𝑹𝑰𝑶, 𝑾𝑨𝒀𝑵𝑬?

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Azzardo un "hey" ma a quanto pare solo uno di loro, di media altezza, si gira e nota la mia presenza.

Un viso spigoloso avvolto da ciocche voluminose di un raro biondo cenere, gli occhi ambra sono contornati dal chiarore della luce fioca e rimandano all'immagine del miele che fa trasparire solo ciò che vi si cela dietro, sfumature ancor più profonde di uno taglio scolpito nei lineamenti a perfezione cadenzato dall'accenno di un sorriso autentico all'angolo della bocca.
La camicia bianca ha il colletto allentato e anche i primi due bottoni sono sbottonati, mi lasciano intravedere le spalle tese. Indossa degli aderenti pantaloni neri che slanciano la sua esile figura e vans del medesimo colore.
Appena riesco a decifrare il suo sguardo mi accorgo che è già catapultato su di me. Le sue iridi inchiodate alle mie.
A quel contatto devo faticare a incalzare i prossimi passi per avanzare, una sensazione insolita prende possesso e rimango pietrificata, immobile sul posto per qualche nanosecondo incapace di formulare azioni umane.
Mi sento parecchio scombussolata e poiché non conosco le conseguenze che l'alcol può comportare ne attribuisco la causa.

Posso notarlo dal colorito persino più pallido del mio che si tratta di uno di loro, mi sento raggelare la pelle.
Scruto il ragazzo fino a quando anche gli altri due si girano.
Accanto a lui, vestito di tutto punto, capelli corvini e occhi di un vivace verde smeraldo sovrastano la scena.
È imponente e talmente sicuro di sé da emanare un'aria parecchio intimidatoria.
Il terzo, alla sua destra, ha dei ricci di un notevole rosso fuoco ardente che rigano la pelle lentigginosa, lottano con le gemme celesti per la marcata differenza di colori con la quale al tempo stesso si sposano donandogli un'aria attraente e misteriosa. Percepisco dell'irritazione nella sua espressione e borbotta qualcosa mentre mi vede andargli incontro a passo faticato.
Sento di poter barcollare da un momento all'altro.

"Ciao, per caso avete ricevuto l'invito?"' mi sembra ovvio di no. Ho ceduto e ora l' alcol si fa beffe di me.
La loro attenzione cala sulla mia figura, devono chinare la testa per potermi guardare in faccia, eccetto il ragazzo al centro che si sporge oltre mentre il rosso se la ride.

"Sto parlando anche con te" intimo a voler richiamare le vaghe occhiate che ricevo "la mia faccia è qui" indico.

"Cosa vuoi?" è davvero l'inizio di una conversazione seria?

"Ho chiesto se avessi un invito, per essere a questa festa devi averne uno" ora è sul personale, mi rivolgo anche ai suoi amici ma non mi è piaciuto questo iniziale scambio di battute.

"Stavamo giusto cercando qualcuno, grazie..." lo lascio in pausa. Evito la soddisfazione nel dirgli il mio nome.
"tu ora ci fai entrare e non dirai niente, ecco"

"Non credo...ecco" non gliela do vinta.

"Non credo di aver capito, puoi ripetere?" inizia ad avanzare, mossa inutile rimango al mio posto per evitare questi giochetti insensati.

"È tutto così idilliaco, non ne sarei contento se dovessi passare alle maniere forti e nemmeno tu" ringhia. È una minaccia?

"Tutti questo ti diverte...sai, potremmo risolvere le cose in un modo più maturo ma sono curiosa di queste "maniere forti", vediamo chi ride dopo"
una risata amara padroneggia la situazione, ma non è la sua di reazione che suscita interesse, intercetto un sorrisino sghembo stampato in faccia al biondino affianco, ormai a pochi passi da me. Non al pari dei suoi amici, non c'è della malizia né secondi fini nella sua espressione.

"Dai ha bevuto un poco troppo il lupacchiotto" continua il ricciolino beffeggiando a squarciagola da far voltare un gruppo di ragazzi alle sue spalle.
Ho sentito delle voci sul loro conto ma non avevo mai tastato il suolo, e a quanto pare a tutto c'è una prima volta. Non è vero che è la prima impressione quella che conta ma vale la pena di averne un'altra?
La prepotenza non giustifica il fine.

"Credo possa bastare" pronunciano due occhi dello stesso colore dell'oro che ancora non riesco a captare quasi la mia mente stesse ordinandomi di evitare un altro contatto, dando una pacca sul petto all'amico per calmarlo.
Con totale sorpresa e disagio le sue parole hanno un effetto opposto ed è me che smettono di agitare.
La sua voce è un richiamo e ne vengo distratta dalle note che dimentico il motivo per cui mi sono irrigidita tanto.

"Dai andiamocene" propone, ma il ragazzo al centro non molla la presa.

"Sul serio, Wayne?"

L'altra metà della mezzalunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora