𝟏𝟔

2 2 0
                                    

"sto cercando disperatamente le chiavi della macchina, qualcuno le ha viste?" Eve spazza via quintali di bicchieri di carta.

"Chiedilo a Ethel" Kaith cerca di sistemare tra un attacco di panico e il disordine anche la macchia sul pavimento che qualcuno ha malauguratamente procurato apposta.

"Se l'unica persona in grado di riaccompagnarci a casa fosse sveglia si, lo chiederei a Ethel" nel tentativo di dare una ripulita ho perso la cognizione del tempo.
Abbiamo avuto modo di stare parecchio insieme senza freni e riunire quel legame che a poco a poco ostentava, ma ora che è arrivato il bello...ci tocca lavorare.
Al momento sto dando una mano ma se il divano non fosse già occupato e il senso del dovere così pulsante, sarei barcollata in un battito di ciglia.
Le gambe non ce la fanno più e il loop nel quale sono da circa...troppo a ripetere la stessa azione non agevola.

"È come cercare un ago in un pagliaio" infervora tastando ogni ricamo della giacca della bell'addormentata e lo scenario non mi esenta dall'essere divertita.
Un movimento impercettibile mi coglie di sorpresa, girandomi per poco non andavo a sbattere addosso a quello che credevo fosse Jordan.

"Ti ho portato questo..." Xander si gratta la nuca con fare impacciato. Dall'altra mano sbuca un sacchetto.
"Così faremo prima" faremo.
Non me lo sarei mai aspettata. Kaith ha certamente più bisogno di aiuto di me, se la macchia diventerà presto un altro sbafo sulla tela che quel parquet è diventato non basterà l'ennesimo tappeto a ricoprirla.

"Sarà tardissimo, hai finito perché non vai a farti una dormita? Ethel non si fa scrupoli" le getta un'occhiata e ride di rimando inarcando le fossette.
Non ho mai prestato attenzione a Xander, probabilmente perché non abbiamo niente in comune apparte sua sorella. Non ci siamo mai rivolti la parola ed è una cosa alquanto insolita. A tratti credevo che la mia presenza non gli andasse giù dato che ogni volta che frequentavo questa casa se ne stava per le sue rintanandosi in camera nonostante tutta la famiglia fosse riunita tra giochi da tavola e chiacchierate pomeridiane a lume di biscotti.
Non mi è capitato di farmi un'idea sulla sua persona ma vedo con i miei occhi quanto la gentilezza predomini come tratto distintivo.

"Mi va di aiutare" annuisco come a voler ripagare le buone maniere.
Iniziamo un vero e proprio lavoro di squadra, lui apre la busta e io provo a fare canestro prima di invertire i ruoli e ricominciare il giro fino ad aver rassettato l'intera stanza.

"L'avevo detto che io e te avremmo combinato una bella squadra!" sospiro di buon umore sollevata da tutta quella fatica.

"Cosa?" incuoriosito. Mordo il labbro inferiore ignara di aver pronunciato la sentenza ad alta voce.

"Bel lavoro, grazie Xander" mi dileguo prima che possa chiedere spiegazioni o fare qualsiasi altra cosa che possa mettermi in una situazione sconveniente, se non fosse per l'inerzia provocata da una morsa leggera e inaspettata alla mano che ritraggo cautamente in fretta.
Le iridi azzurre sono predestinate a rimanere incollate al mio viso lontano un centimetro dal suo per qualche secondo che mi sembra infinito. Aspetto parli dopo un inconsueto silenzio e un turbinio sconvolgente.

"Grace" è la prima volta che la sua bocca pronuncia il mio nome, lo fa in modo così pulito e semplice. Mi domando cosa possa voler sapere ma qualcuno ci interrompe bruscamente, o meglio lo interrompe e non riesco a decifrare alcun segnale.

"Ho perlustrato la zona ma di queste chiavi non si vede la minima traccia, Grace ti andrebbe di aiutarmi?" Eve osserva tentando di carpire le intenzioni di Xander che lentamente molla il colpo.
"Arrivo" con espressione estraniata non proseguo oltre allontanandomi.

L'altra metà della mezzalunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora