𝟏𝟖

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"Guarda chi si vede" non vedevo Ethel dalla sera della festa, probabilmente è stata poco bene me lo lascia presagire il suo aspetto.

"Dovrei dirlo io a te" la tengo stretta. Non bastano tanti di questi strati per sentire il suo corpo bollente, le pupille dilatate e le occhiaie a corroderle le guance. Ha uno sfogo esteso per tutta la mano, il rossore dell'affluenza di sangue che contorna due incavature profonde che osservo attentamente. Cessa il flusso dei miei pensieri accorgendosene, non permettendomi di allarmarmi.

"È tutto ok, dovevo farlo Grace" sussurra passandomi accanto violentemente.
"Ho provato una fame tremenda in questi giorni, non osi neanche immaginare cosa stia pensando la mia testa con attorno tutti questi cuori pulsanti" con scatto brusco mi spintona cingendo un braccio al ventre mantenendomi così da afferrare dei libri che non avevo visto avventarsi sulle nostre teste dal suo armadietto superiore. Giuro di non essermene accorta e il movimento repentino mi fa sentire rintronata per un attimo. Li afferra con una sola mano tutti insieme.

"È una frenesia" pronuncia.
Ognuno è padrone dei propri desideri, hanno un potere magnetico tanto da mandarci fuori di testa, ma quando avviene la trasformazione si tramutano in una parte non umana, in tormento.
La fame vorace, l'istinto primordiale di fuggire e scomparire lasciandosi attirare da quella vista offuscata, dalla rabbia repressa. A quel punto va oltre ogni nostra convinzione, non lo decidiamo.
Succede anche a me.
I segni che mi porto dietro sono ferite troppo impresse nella pelle quanto nella mente. Sembra di rivivere lo strazio ancora e ancora, senza fine, solo inizio.
A volte sono lividi, momentaneai.
Altri cicatrici che si protrarranno nel tempo, e quando penso a chi sono non trovo che questo. Penso di essere quella lesione indelebile sulla nuca, ironica nell'avere una forma così gentile. Da mezzaluna innocente, il male minore.

"È tutto ok sul serio" mi riporta alla realtà, quella a cui dovrei supporre di ambire senza problemi.
"Non ti preoccupare, mai strafare alle feste" incita.
Mi riammorbidisco. Non voglio, non posso schiantarmi a metri dal suolo pretendendo di non farmi male.

"Vedo, che anche tu ti sei data da fare"

"Cosa?" attonita non capendo a cosa si riferisca.

"Anche tu ci hai dato dentro quel sabato, se capisci cosa intendo" sarcastica.

"beh mi hai trascinato in pista...e io mi sono fatta trascinare"

"Non mi riferisco a quello. Ti ho vista mentre tu e quel moro...insomma, non negare l'evidenza" a quanto pare tutti hanno visto qualcosa tranne la sottoscritta.
Quel che è successo inizia a scorrermi avanti come un film.

"Se quello era un tentativo di seduzione credo abbia preso la strada sbagliata" accenno ripensando alle circostanze.
L'evidenza è che ho rimediato una pessima impressione, ho mostrato dei lati che la testardaggine e la prepotenza hanno tirato fuori.

"Credimi...stavamo solo avendo un'accesa discussione" perché continuo a parlare al plurale? Non vedo l'ora di scrollarmi questa cosa di dosso, non mi piace parlarne. Se potessi farei un salto indietro nel tempo per rimarginare la vergogna che ad ogni occhiata mi divorava. E la cosa peggiore è che ho messo in dubbio me stessa comportandomi di conseguenza.

"E animatamente, se non fosse arrivata Kaith chissà dove sareste sprofondati" ridacchia con un sorriso beffardo.
"Chi erano comunque?" sfrega la pelle laddove è arrossata.

"I tuoi acerrimi nemici" con espressione accigliata.

"Hanno invaso il territorio, di nuovo. Neanche un'entrata teatrale come piace a loro questa volta-AIA" emette un gemito di dolore. "Ca-"

"Ed ora sono guai!" Kaith compare dietro Ethel piantandole in testa un cappello sfarzoso dai colori vivaci da coprirle persino il naso.

"Mia lady, l'abbiamo appena nominata" si dimena per scrollarselo dal viso.

"Spero stiate parlando bene di me" gli occhi lucenti, di una bellezza viva e ultraterrena che le si addice perfettamente, lei lo accetta.

"In realtà parlavamo di quanto sei noiosa e di come è magnifico il mio cappello. Che ne dici, ti piace?"

"Divertente davvero, continua" applaude fintamente.

"Sai dovresti metterci un cerotto lassù" le carezza il dorso della mano passando in rassegna tutte le tasche dello zaino alla ricerca di qualcosa.
Il suono incessante della campanella sancisce la fine degli ultimi minuti di tranquillità garantiti per oggi. Vorrei solo precipitare sul mio letto e cadere in un sonno profondo e scomparire. Tra tante cose che dovevano capitarmi un letargo non era concesso?

"Ci vediamo" saluto entrambe "ho il compito" alzando il quaderno.

"buona fortuna" augura K agguantando la mano agitata di Ethel che fa di tutto pur di liberarsi e continuare a grattarsi.

"Kaith smettila mi fai male così ahi-ah...BUONA FORTUNA GRACE" urla lei.
Non la smetteranno mai loro due!

L'altra metà della mezzalunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora