2. Un passato misterioso-Jimin

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Jimin's pov

Jimin era nella sua stanza, cercava di togliersi dalla testa l'immagine del trauma che era riaffiorato nella sua mente.
Quel ragazzo di Daegu, si chiamava Yoongi, gli aveva ricordato quanto fosse accaduto a lui anni ed anni prima.
Anche lui, a quanto pare, era arrivato in treno.

"Mamma!"
"Jimin, tesoro, scappa." La signora Park gli aveva messo uno zainetto in spalla, dandogli il suo peluche in mano perchè potesse avere qualcosa di casa con sè.
"Mamma, sono un bambino grande e posso combattere i demoni assieme a voi." Aveva ribattuto il piccolo Jimin, in lacrime.
"Jimin, ti prego. Abbiamo già perso il tuo fratellino... devi scappare! Molti bambini hanno già avuto il benservito dai demoni, porta con te questo bambino." Il piccolo Jungkook era arrivato accanto a Jimin, si conoscevano per via della scuola che frequentavano entrambi.
"Dovete andare, bambini. Prendete il primo treno per Seoul, okay?"
La donna aveva messo loro in mano dei soldi, e li aveva fatti uscire dal retro.
Dopo un paio di minuti passati a guardare il luogo dove erano cresciuti, il palazzo dell'istituto di Busan era caduto a pezzi.
"Jimin..." Il piccolo Jungkook gli aveva stretto forte la manina.
"Andrà tutto bene." Aveva sussurrato Jimin, portandolo via. "Andrà tutto bene, a Seoul."

Si risvegliò dai suoi pensieri, sentendo la porta aprirsi: era Jungkook.
Il ragazzo, ora diciottenne, era entrato chiudendo la porta con forza, facendo arrabbiare Jimin: prima o poi, l'avrebbe rotta.
"La porta ci serve ancora, Jungkook."
"Vai a fanculo, Park." Jungkook aveva lanciato il borsone a terra, aprendo l'armadio per prendere dei vestiti puliti.
"Non ho ancora capito per quale motivo hai iniziato a trattarmi così di merda da quando avevi quindici anni." Ringhiò il maggiore, che avrebbe voluto tanto cambiare stanza, ma non era loro permesso.
"Arrivaci da solo." Il minore entrò nel bagno, lasciando Jimin da solo che ancora tremava per le memorie.

Il suo flusso di pensieri venne interrotto da Taehyung, che aprì la porta: l'aveva lasciata aperta involontariamente Jungkook.
"Chim?" Il suo parabatai era accanto a lui. "Hey, devo uccidere quel Jeon di nuovo, calmati però."
Lo aiutò a respirare e ad uscire da quello stato di panico: per fortuna non era stato troppo intenso, oppure avrebbe avuto difficoltà a calmarsi anche in breve tempo.
Taehyung gli aveva disegnato una runa per calmarsi, e sentire anche le sue dita accarezzare la runa parabatai rilassò Jimin. "Sono qui, Jimin. Sono il tuo parabatai, lo sai." Lo strinse forte a sè, e Jimin si aggrappò a quella stretta.
Il legame che li univa non era di tipo sentimentale, ma era una profonda amicizia, alleanza, fratellanza.
Taehyung percepiva il suo dolore e viceversa, questo faceva sentire il più grande dei due davvero sicuro in quel momento.
"Sarei venuto a cercarti più tardi, dopo averti lasciato del tempo da solo, ma abbiamo un'emergenza." Spiegò, mentre lo aiutava ad alzarsi.
"Cioè?"
"Alcuni demoni sono in zona, e Yoongi-hyung... il ragazzo nuovo, insomma, dice siano alcuni di quelli che avevano attaccato il suo istituto. Forse sono sulle sue tracce in quanto è sopravvissuto?" Suppose Taehyung, mentre Jimin si sistemava la spada angelica a lato dei vestiti, nella cintura. "Sono pronto."
"Hai lo stilo per disegnare le rune?" Domandò il suo parabatai, facendogli notare che lo aveva lasciato sul letto.
Jimin ridacchiò. "Sono così sbadato... preso, andiamo."

Nel corridoio che portava all'ingresso, erano pronti anche gli altri: gli hyung Namjoon, Seokjin, Jackson e poi i giovanotti, cioè Yugyeom e BamBam. In un angolo, uno Yoongi-hyung ancora convalescente era sorretto da Hoseok-hyung.
Jungkook ovviamente era rimasto nella sua stanza, nonostante Taehyung lo avesse avvisato.
Pezzo di merda
Sospirò Jimin, proprio uno scansafatiche, non avesse mai combattuto in vita sua da piccolo, come se non avesse il potenziale per diventare uno dei migliori Shadowhunters.
"Ci siamo tutti?" Seokjin controllò. "Jungkook mi sentirà più tardi, andiamo. Hoseok, stai con Yoongi. Tenete la ricetrasmittente, ci sarà tutto."

Fuori dal Istituto, c'erano circa una quindicina di demoni: era molto strano che non avessero ancora raggiunto l'edificio per attaccarlo, forse stavano semplicemente aspettando gli Shadowhunters per papparseli tutti e fare aperitivo prima di cena.
"Che facciamo?" Domandò Namjoon, tirando fuori la spada dalla tasca.
"Che domande fai? Devo dirti di tirare la leva come a Kronk o vuoi combattere?"
Taehyung alzò la mano. "È ABBASSA LA LEVA, KRONK!" Urlò, lanciandosi in battaglia.
Jimin lo seguì, al grido di "l'altra levaaaaa"
I ragazzi rimasti si guardarono, lanciandosi poi a loro volta nella mischia.
Jimin ebbe qualche difficoltà, ma riuscì a prendere un ritmo decente e a colpire il demone nel migliore dei modi.
Mentre finiva il primo e lo sfilettava a mo' di chef stellato, si accorse che dell'icore gli era finito sulle mani: poco male, avrebbe combattuto ancora, fino a lasciarci la pelle se fosse stato necessario.
L'icore era sangue di demone, e causava vari problemi, ma una quantità del genere non aveva mai ucciso nessuno... almeno, sperava.
Di solito, per i mortali il sangue demoniaco (o angelico) era appunto-mortale-ma per gli Shadowhunters che erano praticamente i protetti degli angeli essendo nati con il loro sangue, questo problema si riduceva drasticamente.
Taehyung comparve accanto a lui. "Sono qui. Lo hai sfilettato per bene, Chim, e mi fa un male cane la mano quindi vieni qui."
Dopo una veloce runa contro il dolore, riprese a combattere seguito da Jimin.
Insieme, affrontarono un demone più potente di quello precedente.
Era sempre un'esperienza molto potente a livello emotivo, cacciare demoni assieme al parabatai.
Era raro trovarne uno, e Jimin si reputava davvero fortunato.
"Ora!" Gridò Taehyung, e assieme lo finirono.
"Ottimo. Sfilettiamo l'ultimo noi, o vuoi lasciare l'onore agli altri?"
Il ragazzo sorrise, furbo. "Andiamo."

A fine battaglia, erano tutti stremati: qualcuno aveva ancora dell'icore addosso, pezzi di abiti erano strappati... e Jimin sentì un dolore al petto.
Con orrore, si girò verso Taehyung: il suo parabatai si reggeva a stento in piedi, ed aveva bisogno di cure subito.
"Ragazzi!" Urlò, prendendolo in braccio.
"Non serve preoccuparti così tanto, è solo una ferita. Lo stronzo non mi ha preso in parti importanti." Sorrise il ragazzo, mostrando il suo boxy smile.
"Andiamo a curarti, TaeTae. Sei stato bravo."
E anche quella battaglia era stata vinta: si era preoccupato, sì, ma Hoseok aveva dichiarato che Taehyung si sarebbe rimesso presto.
Per fortuna era una ferita superficiale!

Bonus pic: i Vmin dopo la loro cerimonia parabatai ❤

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