8. Genitori e Figli-Seokjin

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Seokjin's pov

Jin si stava allenando, il pomeriggio successivo: con sua grande sorpresa, Jungkook si era presentato per far pratica con la spada e altre discipline.
Era molto soddisfatto di ciò, significava che forse aveva preso a fare il suo dovere in maniera costante presentandosi puntuale per delle sessioni mirate.
Notò con interesse che anche Yoongi lo stava aiutando, più che altro dandogli delle indicazioni di tipo tecnico. Quel ragazzo di Daegu la sapeva lunga, come un fine stratega, non si stupì di certo del fatto che fosse riuscito a sopravvivere all'attacco del suo istituto.
"Hyung!" Una presenza conosciuta si fece sentire dietro di lui, e Jin si voltò.
"Tae, come ti senti oggi?"
Il minore mostrò la ferita che ormai si stava ben cicatrizzando, e che a quanto pare non necessitava più di rune contro il dolore. Gli rivolse un sorriso per il quale Seokjin si sciolse letteralmente, era così carino il suo fratellino!
"Sono molto felice. Ci alleniamo insieme o devi aspettare Jimin?"
Taehyung scosse la testa. "Jimin oggi non è in forma mentalmente, mi ha spedito ad allenarmi, però."

A fine allenamento, i due parlarono della situazione di Jimin.
"È da quando Jungkook ha iniziato ad allenarsi, che sta così. Ha attacchi di panico, si perde nei ricordi del passato, e mi ha confessato di sentirsi molto in ansia quando quel ragazzino è in sua presenza. Io credo, Jin-hyung, che a Jimin sia successo qualcosa relativo al giorno in cui hanno smesso di parlarsi."
Seokjin annuì, preoccupato, chiedendo al moro perchè non fosse accanto a Jimin durante i suoi attacchi di panico.
Ricevette una risposta che richiese un momento per essere elaborata: a volte, il giovane Park desiderava risolvere i propri conflitti interiori da solo. Se avesse avuto bisogno di Taehyung, lo avrebbe percepito.
"Interessante. Tutta questa storia è molto complicata, ma finchè non riusciamo a scavare nei fatti suoi e di Jungkook non capiremo mai cosa è successo. Tu piuttosto, hai nulla che desideri dirmi?"
Taehyung annuì, sembrava mortificato. "Avrei bisogno di parlare con i tuoi genitori..."
Sapeva bene che faceva ancora fatica a chiamarli mamma e papà, ma non lo avrebbe mai e poi mai obbligato. Sapeva che nel suo passato erano presenti momenti oscuri, ma il suo fratellino adottivo non si era mai aperto con lui su questo, e Namjoon aveva giustamente optato per rispettare la sua privacy.
"Mi accompagni?"
Percorsero assieme i corridoi pieni di ritratti illustri: Shadowhunters del passato sembravano quasi osservarli, nei loro abiti ormai non più neri. Seokjin aveva optato per una felpa grigia e un paio di jeans, mentre Taehyung aveva preferito una maglia bianca (Gucci), una giacca di pelle rossa e pantaloni abbinati. Eccentrico? No, solamente stile.
Dopo svariate scale, corridoi e curve, arrivarono allo studio di suo padre.
"Sì, chi è?"
"Sono Seokjin, assieme a Tae."
L'uomo aprì la porta, rivelando loro la situazione attuale. Sia lui che sua madre stavano bevendo del thè, seduti a controllare le notizie babbane e i resoconti degli studenti novellini.
"Figlioli, sedetevi." La signora Kim li invitò. "A cosa dobbiamo questa bella visita? E soprattutto, come mai senza Namjoon?"
Taehyung arrossì. "Ecco, lui è fuori con Jackson. Io sono venuto qui perchè dovevo parlarvi, e Jin-hyung mi ha accompagnato."
"Seokjin, se vuoi puoi andare, parliamo noi con il tuo fratellino."
Jin li fermò. "No. Gli serve qualcuno, fidatevi."
Taehyung prese un grande respiro profondo, esponendo ai due genitori adottivi la sua insicurezza ancora su molti livelli: il trauma della sua infanzia era rimasto, specialmente quello di essere sballottato di famiglia in famiglia per via delle problematiche di salute di quando era molto piccolo. Inoltre, proprio questo lo aveva portato ad avere un certo timore reverenziale verso gli adulti, specialmente quelli che per qualche tempo lo adottavano. E seppur lo avessero con loro da anni, non riusciva ad essere tranquillo nemmeno con i Kim.
"Pensavamo che ormai avessi superato tutto questo." Sua madre accarezzò dolcemente i capelli del minore. "Ma capiamo. Però tesoro, sappi che non hai alcuna colpa per la tua salute nell'infanzia. Da quando abbiamo visto sia te che tuo fratello... ci siamo subito affezionati a voi, avreste potuto anche essere incapaci totalmente di muovervi o di parlare e vi avremmo adottato. Non sapevamo se avresti recuperato, ma sei diventato grande e forte."
Taehyung annuì, sembrava comunque ancora sotto pressione.
"N-non siete arrabbiati con me?"
Il signore e la signora Kim negarono, ricordandogli che l'adozione era una scelta fatta non di certo per pietà. Consigliarono al ragazzo incontri con lo psicologo dell'Istituto, il signor Choi: loro non ritenevano di essere all'altezza di poter risolvere traumi derivati da esperienza infantili pregresse.
"Mi state mandando via?"
Seokjin si allarmò: sapeva bene che il fatto del continuo rifiuto di ogni altra famiglia avesse reso così sensibile al rifiuto Taehyung, e non voleva che potesse fraintendere il messaggio.
"Tesoro... no, non piangere ti prego." Suo padre arrivò con un fazzoletto, abbracciandolo gentilmente.
"Ti abbiamo consigliato una strada che potrebbe farti molto meglio di quanto possiamo fare noi genitori." Spiegò, asciugandogli ogni lacrima.
Una volta calmo, lo accompagnò in camera da Namjoon-tornato dalla sua uscita con Jackson-per poi andare nella propria stanza.

Essere lo hyung comportava un sacco di responsabilità, e soprattutto abilità che Seokjin non sentiva ancora proprie.
Un giorno avrebbe diretto quell'istituto, ogni scelta sarebbe ricaduta sul consiglio ma specialmente sulle sue spalle per quanto riguardava Seoul.
Si sdraiò sul letto, pensando ai suoi primi anni di vita: conosceva molti Shadowhunters che avevano scoperto la loro natura negli anni della scuola elementare o media mondana, mentre lui era stato da sempre a conoscenza della sua vera natura.
Mentre moltissimi genitori tenevano i loro figli all'oscuro per tanto tempo come fece la madre della famosa ragazza Shadowhunter Newyorkese Clarissa Fairchild; i suoi genitori gli avevano messo la sua prima spada in mano quando aveva cinque anni.
Tempi orsono era più comune scoprire la propria identità subito se vivevi in istituto con la famiglia, ma Seokjin non ci era di certo nato: fino ai cinque anni era stato un bambino come tutti i mondani e all'oscuro della sua identità, fin quando non aveva sentito e visto strani esseri fuori casa sua.
I suoi genitori li avevano fatti fuori, correndo con il loro figlio in braccio... ricordava ancora quei momenti, ed era per questo che voleva aiutare tutti i suoi amici con i loro traumi.
Kim Seokjin aveva bisogno, bisogno di essere qualcuno che avrebbe cambiato le loro vite in positivo, per sentirsi all'altezza di essere un amico ed un capo d'Istituto preparato.
Non voleva essere migliore di nessuno, ma capire le sue vere potenzialità e se fosse davvero il ruolo per lui.

War of Hearts-BTS Shadowhunters AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora