Jungkook si era svegliato con il fiato corto, odiava gli incubi.
Più che un incubo, quella che aveva ricevuto era stata una carrellata dei momenti terribili vissuti il giorno che per Jimin sembrava non fosse mai esistito.
Ricordava bene tutto: l'umiliazione, la richiesta terribile che gli avevano fatto, e quella sensazione di terrore nei suoi occhi di quindicenne innocente. Se ci pensava, poteva ancora sentire quella voce ridere e sbeffeggiarlo, quella proposta indecente che risuonava nell'aria, era terribile."Hey, Jeon, ti abbiamo portato il fidanzatino!" Aveva esclamato, ridendo.
I suoi occhi si erano spalancati fin troppo a quella vista, era sotto shock.
"Che cosa..."
"Perchè non sfrutti questo ragazzo? Te lo abbiamo servito su un piatto d'argento o meglio, ben legato e pronto per essere scopato da te."
Jungkook era inorridito: come potevano chiedere qualcosa del genere?!
"Io... io non voglio. Siamo amici, n-non fidanzati e-e non abuserei mai di qualcuno..."Fermò i suoi ricordi, trovandosi a stringere il suo vecchio coniglio di peluche rosa.
Come, come poteva Jimin non ricordare nulla di quel terribile giorno?!
"Jungkook?" La voce del suo ex amico si fece sentire.
"Jungkook, stai bene? Ti ho sentito urlare nel sonno e non sapevo se..."
"Lasciami in pace, sai già che non ti capisco. Come hai potuto dimenticare?! Dovresti odiarmi, ed invece continui a parlarmi come se nulla fosse!"
Ignorando i richiami del biondino, uscì dalla sua stanza.
Sapeva che Jimin non aveva colpa, ma proprio non riusciva a comprendere come potesse comportarsi in quella maniera.
Quando lo vedeva star male, si vedeva che fosse per l'attacco a Busan di quando erano piccoli, ma non sembrava che quanto accaduto quel giorno lo turbasse, anche se qualche volta gli sembrava riaffiorasse qualche sprazzo di memoria di allora.
Che avesse deciso volutamente di non parlare di quel giorno? Assurdo.Camminò nel corridoio buio, fino ad arrivare alla stanza di Seokjin.
Sapeva che lo avrebbe sgridato, ma in fin dei conti prima di quel giorno era stato come un fratello maggiore per lui.
Seokjin aprì la porta dopo aver sentito bussare, era in pigiama e sembrava stanco. "Cosa ci fai tu qui?"
Jungkook probabilmente doveva sembrargli proprio strano: felpa enorme usata come pigiama, pantaloncini consumati, scalzo e con il coniglietto di peluche.
"Non mandarmi via." Pregò, aveva paura che gli incubi tornassero a tormentarlo.
"Entra, ribelle. Sarò buono con te solo perchè ora ti alleni come un bravo cacciatore di demoni."
Appena chiuse la porta, l'istinto di Jungkook lo portò a fare qualcosa che ormai erano anni che non faceva: abbracciare qualcuno.
"Hey." Seokjin addolcì il tono. "Non ti preoccupare, sono qui."
Non si era accorto di star piangendo, mentre si stringeva a quello hyung che per tanto tempo era stato il suo fratellone.
"Scommetto che hai sognato qualcosa di brutto." Jin gli accarezzò i capelli. "Ma ti assicuro che era solo un incubo, non è vero nulla."
"Erano ricordi... e io non capisco come lui possa aver dimenticato tutto quello che è successo qualche giorno prima che smettessi di parlare con lui. È stata una brutta cosa, non capisco come mai."
Seokjin lo accompagnò sul suo letto, sedendosi vicino a lui. "Sai, Jungkook, a volte le persone cercano di dimenticare quello che fa più male, mettendolo in un cassetto della memoria e chiudendolo con il lucchetto. Però in effetti, è un dubbio ragionevole. E scommetto che è per questo che tu ora lo detesti, vero?"
Lui annuì, mordendosi il labbro.
"Ora non pensarci, chiederò a mio padre come si fa a sbloccare una memoria traumatizzante e con l'aiuto dello psicologo risolveremo. So che dentro di te, rivorresti il tuo amico."
Jungkook sorrise mestamente. "Grazie, Seokjin-hyung. Pensavo non mi avreste mai compreso, nessuno di voi."
Jin scosse la testa. "Tu non ci hai mai parlato di qualunque sia la cosa che è successa, ed io mai ti forzerò. Quando te la sentirai, potrai parlare e noi hyung ti ascolteremo tutti. Ora però dovresti provare a dormire."
Il suo letto era matrimoniale, così propose a Jungkook di dormire lì in modo da potersi rilassare.
"Ti ringrazio tanto, hyung."
Finalmente, era riuscito a confidarsi con qualcuno, anche se non del tutto.
Yoongi era l'unico che conosceva tutta la verità su quel giorno, ma forse pian piano sarebbe riuscito ad aprirsi anche con gli altri.
Intanto però, era un piccolo passo.Il resto della notte passò tranquillo, non aveva fatto più alcun incubo, e Jin-hyung lo aveva accompagnato sia in stanza per cambiarsi, sia a colazione, promettendogli che appena possibile avrebbe chiesto allo psicologo Choi se sapeva qualcosa relativamente ai traumi.
"Ora vado ad allenarmi, hyung, grazie!"
Sperava di incontrare Yoongi-hyung, ma quando lo vide seduto su una panchina con lo sguardo perso si preoccupò.
"Tutto bene?" Si sedette accanto a lui, giocherellando con una collana che aveva ormai da anni: aveva una piccola J incisa sopra, non era mai riuscito a toglierla.
"Non proprio. Vedi, Hoseok ieri sera... insomma, l'ho trovato privo di sensi." Venne a sapere che il mezzostregone si trovava in uno stato di coma magico, e questo aveva spaventato Yoongi nonostante sapesse che il risveglio era possibile.
"Non fartene una colpa, non hai fatto nulla tu."
"Oh no, è possibile invece che io sia responsabile in parte, Jungkook. Sai, a volte le cose che diciamo possono influire sulle azioni degli altri. Ora su, togli la giacca e inizia a fare qualche giro di corsa."
Annuì, facendo come richiesto per potersi riscaldare.
Non gli dispiaceva allenarsi, lo faceva sentire bene e aiutava a scacciare i brutti pensieri.
Nelle cuffie wireless, una canzone che amava davvero tanto e che gli dava molta carica.
Wolves, di Selena Gomez.
Se l'avesse sentita il consiglio avrebbe immediatamente pensato ai nascosti in quanto nominava i lupi, ma lui la adorava e si fregava assolutamente dell'opinione di quei vecchi fastidiosi che avrebbero solo dovuto andare a guardare i cantieri e scrivere cazzate sui social come gli adulti mondani.
Correva veloce, si sentiva libero, era libero finalmente: parlare sia con Jin sia con Yoongi lo aveva fatto sentire meglio, mancava da chiarire con Jimin... un giorno ci sarebbe riuscito.
Lui alla fine, non era cattivo, ma gli erano successe cose che lo avevano portato ad avere un guscio di dolore e incomprensione da parte di molti.