6. Libri e resilienza-Namjoon

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Namjoon's pov

Namjoon era nella grande libreria dell'istituto, impegnato a leggere la nuova guida aggiornata ai demoni di Corea e non solo; un libro molto popolare tra gli Shadowhunters.
"Cosa leggi, hyung?" A parlare era stato qualcuno di molto familiare, ovvero suo fratello Taehyung.
"Ciao, Tae. Stavo leggendo questa." Mostrò la copertina del libro, sperando di non perdere il segno della riga a cui era arrivato.
"Ed è interessante?"
"Molto, fratellino." Annuì, mostrando le mappe di riassunto.
"Mi aiuteresti a capire bene? Sono concetti un po' complicati, usano un vocabolario molto storico ed io non sono bravissimo..."
"Magari quando finisco tutto il libro, che ne pensi?" Propose, gentilmente: non aveva ancora abbastanza informazioni, voleva prima terminare la lettura, dopotutto gli mancava solo qualche capitolo alla fine e aveva bisogno di tempo per capire come spiegarli.
"Scusami, non volevo disturbarti. Mi dispiace."
Suo fratello si alzò, avviandosi verso... un altro tavolo, suppose.

Che Taehyung avesse frainteso le sue risposte come un rifiuto?
Essendo stati abbandonati da piccoli, entrambi avevano sofferto, ma Taehyung decisamente di più: non ricordava niente dei genitori, e per lui essere sballottato da una famiglia all'altra era come un continuo rifiuto. Namjoon l'aveva affrontata in maniera diversa, perchè aveva compreso che stessero cercando la famiglia adatta per loro, anche se non afferrando subito la motivazione principale.
Avevano cambiato svariati istituti, ed alla fine aveva capito che, siccome al tempo il più piccolo aveva una salute molto precaria, nessuno li teneva per più di qualche mese. In sostanza, il problema all'epoca era la salute del fratellino, qualcosa di cui lui non aveva colpa.
Alla fine, i Kim li avevano tenuti con loro, ma sapeva che suo fratello non aveva ancora superato i vari rifiuti: aveva certamente paura che anche il suo solo ed unico parente in vita lo cacciasse via, soprattutto dopo aver appreso a sua volta il motivo dei continui cambi di famiglia.
Sentì un nodo allo stomaco, e soprattutto il cuore pesante per non aver pensato prima a dosare le sue parole.
Chiuse il libro mandando a quel paese il tenere la riga, suo fratello era decisamente più importante.

"Tae?" Lo trovò seduto a terra in un angolino della sezione di psicologia, con un libro in mano.
Il titolo era 《Come superare i rifiuti nell'infanzia: traumi e soluzioni》e questo lo fece sentire ancora più male.
Prese la mano destra del fratello, stringendola delicatamente nella sua. "Hai voglia di parlare con me?" Voleva andarci piano, per gradi, senza invadere il suo spazio personale.
Il più piccolo scosse la testa.
"Di ascoltarmi, invece?"
Il moro annuì piano.
"Tae, lo so che quando ci hanno mandato da una famiglia all'altra per te è stato un trauma, e che ora hai paura di essere rifiutato dagli altri. Ma credimi, io non lo farei mai. Forse quello di prima ti è sembrato tale, ma volevo solo sapere le cose al meglio per spiegartele come si deve, sai come ci tengo al fare tutto per bene." Spiegò, con voce tranquilla. "E mi fa male sapere che ti rifugi nei libri per cercare risposte al tuo problema, anzichè parlarne con me, Jin-hyung, Jimin oppure i nostri genitori."
Taehyung alzò lo sguardo, incontrando il suo.
Gli occhi erano lucidi, il labbro inferiore tremava, e tutto ciò che riuscì a fare fu buttarsi tra le braccia di Namjoon e piangere.
"Non voglio sembrare debole, hyung." Confessò, tra le lacrime.
"Non lo sei. Sei una persona forte, davvero, Tae."
"Quando ero piccolo avevo una salute di merda, e per colpa mia ci hanno mandato via da tanti posti, è solo colpa mia..."
Namjoon lo tenne stretto a sè, accarezzando i suoi capelli scuri. Ricordò con dolore la sofferenza del fratello ad ogni separazione dalle varie famiglie, e vederlo sfogarsi così dopo tanti anni, probabilmente stava aiutando anche lui a far pace con i suoi ricordi dolorosi a loro volta.
"La colpa non è tua, nemmeno mia, di nessuno. Ora restiamo qui un po' e provi a calmarti, va bene?"
Il più piccolo annuì, rimanendo in quella stretta fin quando Namjoon non si accorse che si era addormentato, sfinito dal pianto. Piangere faceva venire sonno, lo sapeva bene.
Lo prese in braccio, asciugando le sue lacrime e portandolo nella loro stanza utilizzando l'ascensore.
Sulla strada verso la camera, incontrò Seokjin-hyung.
"Che è successo?"
"Ricordi del passato, hyung."
Il maggiore annuì, era molto rispettoso della loro privacy. "Occupati di lui, Nam. Io vado a controllare che in palestra sia tutto a posto."

Arrivati nella loro camera, sistemò Taehyung nel suo letto, coprendolo per bene.
"Sai, fratellino, anche io ho sofferto tanto. Ho cercato di essere forte per te, ma ora che ho visto con i miei occhi la sofferenza, penso di poter lasciar uscire anche il mio dolore."
E così, a sua volta si abbandonò ai ricordi, pianse finalmente dopo tutti quegli anni nei quali aveva represso le conseguenze del continuo cambio di famiglia e la perdita dei genitori.
Forse un giorno lo avrebbe superato, ma quel giorno non era ancora arrivato.
Alcuni reputavano il pianto qualcosa da persone deboli, ma era stato invece studiato quanto fosse sbagliata tale teoria.
Aveva sbagliato a trattenersi per tutti quegli anni, perchè aiutava invece il benessere psicofisico del corpo.
Si sistemò accanto al fratello, unendo i due letti: voleva essere lì nel caso avesse avuto bisogno, o in caso di un incubo improvviso.
Avevano affrontato tante cose insieme, ed erano stati capaci di superarle, anche se alcune erano ancora un ostacolo.
Ma in quel momento, si sentì in pace con sè stesso: aveva un nuovo obiettivo, star meglio e far star meglio Taehyung, ed era sicuro che prima o poi avrebbe raggiunto anche questo come ne aveva raggiunti altri.
Il passato alle volte, non era necessario cancellarlo, ma solo accettarlo e portarlo con sè. Bisognava renderlo un ricordo incapace di scalfire, e al posto della resistenza serviva la resilienza.
Essere resilienti è l'essere capaci di modificarsi e allo stesso tempo resistere, cambiare dopo qualcosa di brutto.
E Namjoon, voleva essere resiliente.

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