Non appena è suonata la campanella mi sono catapultata fuori dalla scuola, non sono neanche tornata a casa, fortunatamente mio padre è Lily sono
ancora fuori città, ritorneranno domani.
Prendo un taxi e mi faccio lasciare sotto casa di Jackson, non so come abbia fatto a ricordarmi la via precisa.
Lui abita vicino la scuola quindi, volendo, ci sarei potuta arrivare anche a piedi ma sono impaziente di vederlo.Busso due volte al citofono malandato dato che il primo tentativo è stato vano.
"Chi è?" sento dire dalla voce metallica, una voce femminile.
"sono Jennifer"
"terzo piano!"Apro il cancelletto bianco ed entro nel palazzo,
purtroppo non c'è un ascensore quindi sono costretta a salire a piedi.
Appena raggiungo il piano trovo una signora anziana con un maglione rosso, un pantalone nero e un grembiule che mi aspetta sull'uscio della porta, la nonna di Jackson."Buongiorno, la disturbo?" chiedo in modo pacato con un po' di fiatone.
"Certo che no! e per favore, chiamami Josephine! Accomodati pure!"
"Oh, d'accordo, grazie"Non appena entro nella casa vengo persuasa da un avvolgente profumo di lavanda e di fiori freschi.
Non ricordavo questa casa così carina, è molto piccola ma incredibilmente accogliente. C'è un ingresso, un piccolo corridoio, una cucina molto luminosa, un bagno e due camere da letto."Tesoro, gradisci qualcosa da bere o da mangiare?" chiede gentilmente Josephine mentre entra nella cucina, la seguo.
"Nono grazie"
"È bello vederti, mio nipote mi ha parlato tanto di te, sapevo che oggi saresti passata."
Arrossisco, Jackson parla di me con sua nonna? Anzi, Jackson parla di me?
Vedo diverse fotografie incorniciate.
Vedo una foto di Jackson da bambino su una piccola barchetta a remi, su un fiume; avrà avuto cinque o 6 anni, ha un capppellino blu con la visiera, un sorriso sdentato e i suoi soliti occhi vispi, chissà se già li era una peste.
Vicino c'è una foto di una donna seduta su una sedia a sdraio con un enorme sorriso, sembra più una ragazza a dire il vero, è giovane ed estremamente bella.
Occhi scuri, capelli neri lisci come i miei e molto lunghi.
Resto incantata dal suo sguardo.
Involontariamente prendo la foto e la avvicino alla mia faccia per vedere meglio.
"È Veronica, mia figlia, la madre di Jackson."
trasalisco nel sentire la voce di Josephine, sono un invadente maleducata, che figuraccia, proprio oggi.
"Scusi! non volevo ficcare il naso solo che...è molto bella."
Lei si avvicina, strofina le mani sul grembiule e i suoi occhi si riempiono di lacrime e tristezza.
"Si, era bellissima fuori come lo era dentro, forse era fin troppo buona" sospira "Qui si era disintossicata, era così speranzosa di avercela fatta e di potersi finalmente occupare di Jackson ma..." sospira e accarezza con il pollice il viso della figlia.
Sento come se qualcuno mi stesse stringendo i polmoni, chissà quante cose terribili deve aver passato questa povera donna, perdere una figlia, un genero, doversi occupare anziana di un bambino...
"E... il papà di Jackson?" azzardo a chiedere, qui sulle mensole ci sono foto di Veronica, di Jackson, di Josephine e Jackson o di tutti e tre insieme ma non vedo neanche una mezza foto di un uomo.
Non appena lo nomino si siede su una sediolina attorno al tavolo e lo faccio anche io, vedo il suo sguardo incupirsi ma nonostante ciò inizia a parlarne.
"Sai, Veronica era una donna molto buona, proprio come lo è Jackson, aveva deciso di fare volontariato presso un centro di disintossicazione ed è lì e ha conosciuto Simon, lei si innamorò perdutamente di lui. Io e mio marito non volevamo che si frequentasse con un paziente della clinica ma sai...l'amore non si controlla." accenna un amaro sorriso. "Era convinta che lei sarebbe riuscita a cambiarlo e che lo avrebbe aiutato a sconfiggere la sua dipendenza...ma" la sua voce è strozzata e non riesce a finire la frase,
nel suo sguardo c'è rabbia, rabbia di aver fallito come madre, di non essere riuscita a proteggere la propria figlia ma non è così, lei non c'entra niente.
Si toglie gli occhiali e si asciuga le lacrime con un fazzoletto che aveva nella tasca del grembiule.
Mi strazia sentire queste parole ed istintivamente le stringo la mano che ha sul tavolo.
"Ha fatto un eccellente lavoro con Jackson sa?" le dico con la voce colma di emozioni, non appena pronuncio questa frase sembra risorta e fa un immenso sorriso.
"Jackson è un ragazzo buono e forte" mi stringe forte la mano.
"E anche un po' rompiscatole!" dico per rompere il ghiaccio e sembra funzionare dato che lei ride di gusto.
"Va da lui." la sua frase mi lascia di sasso, ma ha ragione, devo essergli vicino, ora più che mai, già sono in ritardo.
Mi alzo dalla sedia e lei mi accompagna alla porta
"È sceso da poco, deve essere nei dintorni"
"Grazie Josephine, ci vediamo presto"
lei mi fa un cenno con la mano e io mi catapulto più per le scale.
"Dove può essere adesso?" penso.
New York è immensa, potrebbe essere ovunque.
"In un bar a bere?" No,non gli piace che gli altri provino pena per lui.
"È fuori città?" No, non lascerebbe mai sua nonna anziana qui da sola.
Continui a correre per la strada come una forsennata
"Con qualche ragazza?" No...spero.
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Ad un passo da te ||Àron Piper
Chick-Lit"Sei stressante e davvero non ti sopporto più. Hai divorato le mie idee e mi hai fatto piangere senza motivo. Hai fatto capire anche ad una persona fredda come me l'importanza di un bacio quando le parole non potevano calmarmi. Mi hai insegnato l'im...