18. 𝑇𝘩𝑒 𝐿𝑎𝑠𝑡 𝑃𝑎𝑟𝑡𝑦

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Era arrivata la festa e con lei tutta la merda. Avevo chiarito con Dylan e mi aveva perdonata. Non stava neanche a sentire le mie mille scuse.. Lui era lì pronto a cancellare tutto e ricominciare da capo. Infatti fece proprio questo: cancellò tutto.
Avevamo appuntamento in questa mega villa da ricconi alle ventidue e trenta precise. Non sapevo se volevo andarci o restare a casa.. Insomma, in camera mia potevo essere io ma alla festa c'era Dylan e non volevo lasciarlo nelle grinfie di quegli stronzi. Mi decisi solo dopo qualche abbondante minuto di riflessione e indossai la mia solita felpa. Dopo Violet e il suo stile appariscente ero tornata nel mondo del basso profilo. Dopo pochi istanti notai qualcosa di strano e mi avvicinai allo specchio: quella felpa mi stava più larga del solito. Feci una smorfia e misi i jeans, anch'essi larghi. Diedi uno sguardo veloce al telefono e vidi che ero in super ritardo. Acchiappai in volata le cuffie e le chiavi di casa e mi incamminai verso la villa. Fortunatamente era abbastanza vicino casa mia. Un punto a mio favore. Iniziavo a sentire la musica e delle luci viola illuminavano completamente la strada. Entrai dal portone principale pieno zeppo di bicchieri in plastica rossa e feci qualche passo in avanti. La musica era talmente forte che quasi mi stordiva. Con mia grande sorpresa vidi che c'era anche una piscina. C'erano delle ragazze in bikini immerse in quell'acqua colma di birra e altro schifo. Blah. Continuai a girarmi intorno quando incrociai lo sguardo perso e totalmente impacciato di Dylan. Era lì immobile come un albero a fissare il vuoto. Mi avvicinai quasi di corsa e mi piazziai davanti il suo sguardo.
"Ehi."
"E-Emilia! Alla fine sei venuta.."
"Si.. Mi serviva una cosa del genere. Credo." dissi.
"M-mi sento totalmente fuori luogo qui.."
"Prima ho notato una sorta di dépendance più in là nel giardino. Magari è più tranquillo."
"Uhm. S-si."
Ci avventurammo in mezzo alla montagna di bicchieri e di gente ubriaca quando finalmente arrivammo a destinazione. La dépendance non era altro che una casetta in legno sospesa su una piccolissima collinetta che dava sulla casa. Il posto perfetto per stare tranquilli.
"Carina." disse Dylan.
"Non posso darti torto. Entriamo?"
"O-okay.."
Feci un mezzo sorrisino e aprì la porta. Sulla destra c'era un piccolo letto appiccicato alla parete e sulla sinistra una finestrella faceva entrare le luci viola. Le pareti erano in quercia scura e l'odore del legno riempiva l'intera casetta. Era come un mondo a parte. Nessuna festa, nessuna distrazione.. Niente di niente. Mi sedetti sul letto e abbassai lo sguardo. Dylan fece lo stesso e per un attimo sentii il suo sguardo analizzarmi dalla testa ai piedi. Dopo qualche minuto di silenzio finalmente ruppe il ghiaccio.
"Emi.. Parlami."
"Va tutto una merda, Dylan. Sto perdendo pezzi. Sto scomparendo."
"Voglio aiutarti.."
Feci cenno di no e continuai il mio piccolo monologo.
"Certe volte quando cala la notte e tutto il mondo dorme, giro per strada senza una precisa meta. Vivo giornate corte in cerca di risposte che non arrivano mai. Capisci? O-ormai non so più che fare o che pensare. Forse era meglio restare bambini.. Senza problemi."
"Lia."
Lia. Di nuovo quel nomignolo.
"Lia, cosa direbbe tua madre in questi casi?" continuò Dylan "Cosa farebbe per tirarti su?"
"M-mia madre?"
"Si."
"L-lei" stritolai il braccialetto "L-lei.."
"Lei ti stringerebbe fra le sue braccia e ti direbbe che va tutto bene. Giusto?"
Annuì e iniziai a piangere.
"Allora permittimi di farlo.."
Si mosse leggero come una piuma e mi abbracciò. Sentivo il suo cuore esplodergli nel petto. Le sue braccia erano diventate il mio luogo sicuro dove potermi rifugiare quando ne avevo più bisogno. Non disse nulla. Nemmeno un suono. Nulla. Restammo attaccati per interminabili minuti e in un certo senso volevo che non finisse mai.
"Va meglio?" sorrise.
"D-Dylan.. I-io.." feci una pausa.
Lo guardai con gli occhi pieni di lacrime e mi avvicinai. Ancora e ancora finché le nostre labbra non si toccarono. Mi staccai subito e dopo una piccola incertezza mi avvicinai nuovamente. Stavolta scattò il bacio.. Un vero bacio. Fu come teletrasportarsi sulla luna per guardare le stelle e la terra fluttuare nello spazio. Il cuore mi martellava nel petto senza mai fermarsi e per un attimo mi parve di volare. Dylan mi faceva sentire così in pace. Era una droga.
"Emi.." sorrise "Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata."
Sorrisi a mia volta e non risposi. Mi staccai dalle sue braccia e mi sfilai la felpa. Un brivido di freddo mi fece gelare il sangue nelle vene.
"Puoi farmi un massaggio?" mi girai di spalle "Per favore.."
Feci finta di nulla. Volevo vedere come reagiva. Volevo vederlo sotto pressione.
"Ehm.. I-I-il reggiseno?"
"Giusto.. Non ci avevo pensato. Puoi sganciarlo."
"O-oh.."
Sentii le sue mani sfiorarmi la schiena e dopo qualche secondo un 'click' mi fece sussultare. Mi sfilai il reggiseno e spostai i capelli su un lato. Chiusi gli occhi mentre Dylan mi massaggiava la schiena col suo tocco gentile e delicato. Mi fidavo ciecamente di lui e lui si fidava di me.
"Sei così.. Delicato." dissi mormorando.
"S-scusa.."
"Nono va bene.." sorrisi.
Le sue dita danzavano sulle mie spalle senza mai fermarsi. Io non mi muovevo di un millimetro e me ne stavo lì a godermi quel momento. Volevo che durasse per sempre.. Eravamo soltanto noi due e nessun altro.
"Emilia, le tue scapole sembrano due ali." ci passò un dito sopra "Dillo che sotto sotto sei un angelo."
Mi misi a ridere.
"O forse sono un demone? Chi lo sa." risposi.
"No, non credo." disse sicuro "Non credo proprio che tu sia un demone. I demoni non sono così gentili."
"Io non sono gentile.. Tutt'altro."
"Nah, tu sei gentile." rise "Non darmi contro."
"Okay okay.. Mi perdoni mio elegante massaggiatore."
"Emi.. Perché certe volte sei così scontrosa mentre adesso sei così.. Così buona. Aiutami a capire."
"Sono incasinata.. E quelli incasinati non piacciono a nessuno."
"Piacciono a me." disse velocemente.
Non risposi. Cosa stava cercando di dirmi? Io non ero minimamente pronta. Ero troppo incasinata e piena di problemi per farlo.
Non volevo innamorarmi.
"Ehm.. Forse non dovevo dirlo.." disse a bassa voce "Scusa."
Mi porsi in avanti e mi staccai dalle sue magiche mani. Abbassai la testa e sorrisi.
"Tranquillo.. Non devi scusarti per essere te."
"Emilia, tu sei importante per me. Da quando ho perso Kath la mia vita è diventata una merda. Le mie giornate erano oscure e monotone. Il suo fantasma mi perseguitava e.." fece una pausa "Continua a farlo. Ma quando ti ho vista, a quella festa, sei come diventata la mia luce in fondo al tunnel. Tu mi fai stare bene.. Tu mi rendi me."
Quelle parole mi spaccarono il cuore in due. Dylan era legato a me ma purtroppo non provavo lo stesso.. Non volevo farlo. Lo avrei ferito il doppio e lui non se lo meritava. Non da me.
"D-Dylan.. I-io non so che dire.."
"Non dire niente." mi sfiorò leggermente la schiena nuda senza fiatare.
Presi un bel respiro e mi girai di scatto. Lo fissai dritto negli occhi e vidi le sue guance tingersi di un rosso acceso. Sentii un insolito calore riempirmi completamente il volto e sorrisi di getto. Il suo sguardo era fisso sui miei occhi e non si azzardava a distoglierlo. Era buffo vedere tutte le sue insicurezze venire fuori di botto. In un certo senso stavo vedendo il vero Dylan. Il Dylan pieno di imbarazzo, il Dylan che non sa cosa fare o che dire... Era semplicemente lui.
"E-ehi.." dissi a bassassima voce "Tu sei unico."
Presi un bel respiro e mi fiondai su di lui. Le nostre labbra si incastrarono in un bacio fuori dal mondo. Il cuore mi stava esplodendo. Un mix di emozioni e sensazioni che non avevo mai provato.. Era fantastico.
"Sei sicura?" chiese impacciato.
"Si. Sono sicura." lo guardai e sorrisi.
"O-o-okay.." sorrise anche lui e tornò a baciarmi.
Dylan si sfilò la felpa e la gettò a terra. Mi alzai dal letto e mi sbottonai lentamente i jeans mentre lo fissavo. Il suo sguardo era passato da imbarazzato a serio, faceva quasi paura. Si tolse a sua volta i jeans e li lanciò con un tiro da maestro su una sedia lì vicino. Sorrisi e mi sfilai gli slip facendo un bel respiro. Mi avvicinai a lui e gli saltai sopra.
"Ti amo, Emilia." disse tra un bacio e l'altro.
"Sta' zitto e baciami."
Gli levai le mutande in un colpo solo e li gettai da qualche parte. Mi sentivo così un pace con me stessa, era una sensazione unica. Unica. Iniziai ad ansimare. La musica aumentava progressivamente e la baldoria generale era assordante. Ci eravamo completamente staccati da tutto e tutti. Quel piccolo periodo di pace finì dopo una miriade di minuti. Mi girai sul fianco e guardai Dylan.
"Va.. Tutto bene?"
"S-si.." distolse lo sguardo "Tu?"
"Si."
Silenzio. Un silenzio che parve durare secoli. Mi vestì nuovamente e mi sedetti sul bordo del letto. Dylan fece lo stesso.
"Emilia.. Non lasciarmi. Mai."
Feci un sorrisino e non risposi. Lo stavo per lasciare invece.. Ormai avevo deciso. Davo alla vita un'ultimissima chance. Una sola possibilità.. Zero ripensamenti.
"Torniamo dagli altri?"
"Ti raggiungo dopo." rispose secco.
"D'accordo."
Uscì dalla piccola casetta e tornai in mezzo alla baldoria. Rimasi immobile tra i mille bicchieri accumulati qua e là e mi limita a guardami intorno. Incrociai lo sguardo di Ryan Walker. C'era un qualcosa nel suo sguardo che non mi convinceva. Quella sua aria da sbruffone si era trasformata in odio e rancore. Era come posseduto da un qualche antico demone giapponese.
"Che hai da guardare?! Eh?!" urlò "Cosa cazzo vuoi?"
"N-n-niente.." risposi quasi soffocando.
"La conosco la tua espressione da troietta timida. Non me la racconti giusta."
Fece due soli passi in avanti e me lo ritrovai davanti al naso. Puzzava di alcool e fumo, era nauseante.
"R-Ryan che cosa vuoi?"
"Che cosa vuoi tu. Sei tu che mi stavi fissando con quello sguardo del CAZZO!"
Feci un passo indietro e cercai di allontanarmi ma il mio tentativo fu vano. Mi acchiappò dal braccio strattonandomi e mi tirò verso di lui. Le gambe si trasformarono in budino e il cuore iniziò a battere all'impazzata. Ero terrorizzata.
"Dov'è il tuo principe azzurro? È per caso in mezzo alle stelle e ai pianeti?"
"Lasciami." ringhiai.
"Sai cosa? Il mondo sarebbe un posto migliore se tu TI TOGLIESSI DALLE PALLE! Non importa a nessuno di te, cara Emilia. Credi che il tuo Dylan tenga a te? Credi che Violet o Victoria siano tue amiche? Pff, sei una stupida a pensarlo. Sei soltanto la ragazza nuova in cerca di attenzioni ma hai già rotto il cazzo." mi fissò dritta nell'anima " Sei uno spreco di ossigeno."
Sentii il buco nero aumentare a dismisura e inghiottire la piccolissima voglia di vita che mi ero tenuta stretta fino a quel momento. Ryan aveva ragione. Io non ero in grado di stare in mezzo a loro. Nessuno teneva a me. I miei genitori, Victoria Jackson, Dylan Cooper, Violet Bradley.. Era meglio sparire per sempre. Potevo ottenere quelle attenzioni che tanto cercavo.
"E adesso perché cazzo stai piangendo? Per caso ti ho ferita? Oh mi dispiace così tanto!"
Vidi una seconda ombra avvicinarsi da dietro Ryan.
"Che cazzo stai facendo?!" sbuffò.
"Non ti ci mettere anche tu, Violet."
"Lasciala in pace. Adesso."
"È arrivata l'eroina che salva tutti!" si allontanò "Fanculo."
Violet mi prese per le mani e mi fece sedere su un divanetto lì vicino. Mi guardò negli occhi e mi abbracciò.
"È uno stronzo. Non starlo a sentire."
"I-io devo andarmene da qui.." mi alzai di scatto "Mi-mi dispiace."
Tirai su il cappuccio della felpa e sparì in mezzo alla folla.
"Emilia! Dove stai andando!" urlò Violet "Cazzo."
Le strade erano deserte. Il vento invernale era un invisibile fiume gelido che colpiva qualunque cosa si trovasse sul suo cammino. In quel caso c'ero io con i miei demoni e quel vento non faceva altro che alimentare il mio malessere. Avevo completamente cancellato l'esperienza con Dylan. Il buco nero era riapparso più forte che mai e stavolta non riuscì a fermarlo. Non ci riuscì.
Entrai nel parchetto e mi lanciai sulla solita panchina che era più fredda che mai. Alzai lo sguardo al cielo e notai un mucchio di stelle luccicare all'impazzata. In quel momento era l'unica cosa che riusciva a calmarmi. In un attimo tutti i miei demoni si fecero vivi e mi accerchiarono. Sentivo il loro fiato sul collo e ciò mi metteva ansia.
"Non voglio morire.." dissi con un filo di voce "Loro mi vogliono bene."
Chi?
"I miei amici, la mia famiglia.. L-loro tengono a me."
I tuoi amici? La tua famiglia? Loro ti odiano. Credi veramente che Emilia Scott abbia una chance?
"Si. Emilia Scott ha una chance."
Emilia Scott è già morta. Tu non sei altro che un involucro vuoto che cerca di restare in vita.
"I-io.."
Sei un fantasma. Hai perso peso e sei diventata uno stecchino. Vuoi cambiare la cose ma non riesci nemmeno a stare tranquilla per cinque minuti. Sei falsa.
"Non voglio ascoltarvi.. State zitti." dissi coprendomi le orecchie "State zitti.."
Povero Dylan.. Perdere in un colpo solo la sorella e la ragazza dovrà essere devastante. Scommetto che si ammazzerà anche lui. E sarà soltanto colpa TUA.
"ANDATE A FANCULO!" urlai "VAFFANCULO!"
Scoppiai a piangere e ad urlare. Stavo buttando fuori tutto nella speranza di scacciare quei pensieri.
Puoi piangere quanto vuoi, non cambierà nulla. Hai perso, game over.
Alzai lo sguardo al cielo con le lacrime che mi scorrevano sul volto e fissai quelle stelle sopra di me e sospirai.
Ero arrivata al punto di non ritorno.





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