Mi sedetti sulla solita panchina in quel parco dimenticato dal mondo. La musica era l'unica amica che poteva tirarmi su e per qualche minuto lo fece. Osservavo le foglie cadere dagli alberi e adagiarsi sulla terra umida. Riuscivo a sentire il leggero odore di pioggia che arrivava dalle nuvole grigie sopra la mia testa; quanto adoravo quell'odore.. Mi appoggiai completamente al gelido schienale della panchina e alzai la testa verso quelle nuvole grigiastre. Sentii un senso di tristezza riempirmi la testa e esplosi in un pianto incontrollato. Le lacrime si mischiavano con le prime piccole gocce d'acqua che cadevano dal cielo. Alzai il cappuccio della felpa e abbassai il capo chiudendo gli occhi. Non passò molto tempo che il rumore della pioggia sovrastò la musica. Tolsi le cuffiette e mi limitai ad ascoltare quel leggero ticchettio che si espandeva per tutto il parco. Notai il numero di mia madre apparire sullo schermo del mio telefono ma decisi di non rispondere. Probabilmente era solo preoccupata per il tempo ma in quel momento non mi interessava. Volevo solo stare sola con le mie sensazioni e i miei pensieri. Respiravo molto lentamente per calmarmi e ci riuscì egregiamente: le lacrime smisero di uscire e le mani smisero di tremare. Sentii un leggero tocco sulla pelle, spalancai gli occhi e notai una piccola farfalla dalle ali bluastre poggiata sul braccio. Si muoveva di tanto in tanto ma non di molto, se ne stava ferma lì ad osservare la pioggia battere sulla terra.. Un po' come me. La osservai per qualche minuto fin quando volò via, scomparendo. Sospirai e feci lo stesso. Misi lo zaino in spalla e andai verso casa. Le strade erano pressoché deserte, senza vita. Avevo una strana sensazione ma non ci feci caso e entrai in casa. Mia madre mi attaccò non appena mi vide.
“EMILIA! GRAZIE AL CIELO SEI QUI.”
“Dove dovrei essere sennò?” chiesi a voce bassa.
“Sta diluviando e sembri uscita da una piscina.. Aspettami qui che ti prendo altri vestiti.” mi guardò e si allontanò.
Buttai lo zaino a terra e mi guardai intorno. Dopo qualche minuto tornò mia madre.
“Levati quei vestiti immediatamente.”
La guardai e andai in bagno, mi spogliai e mi guardai allo specchio. I miei occhi erano pieni di malinconia e di tristezza.. Erano come spenti. Mi osservai per bene per poi vestermi nuovamente. Uscì dal bagno e andai in camera buttandomi sul letto. Mi rannicchiai nella felpa per il freddo e chiusi gli occhi rilassandomi. Quella camera era diventata il mio universo, EmiliaVerse pensai, lì ero la vera me. Senza nessuno che mi rompeva. Ero io e nessun altro. Solo io. Presi le cuffiette e mi lasciai cullare dalla musica.. Quella stessa musica che mi ha accompagnata nei miei momenti più bassi e tristi, come quella sera. Quella maledetta sera.Stava diluviando e io guardavo le gocce d'acqua fare a gara sul vetro della finestra. Mi sentivo veramente di merda.. Tutta la tristezza era ritornata di colpo. 'Che senso ha' ripetevo nella testa 'Che senso ha continuare a soffrire così tanto'. Strinsi i pugni e scoppiai a piangere silenziosamente. I miei mi tenevano sotto osservazione, avevano paura di ciò che potessi fare se fossi ricaduta nel buco nero. Ero costretta a sfogarmi in silenzio e in qualche modo mi faceva più male. Non riuscivo a reprimere quella valanga di emozioni e finivo per urlare. Una volta urlai talmente tanto che non potei più parlare per giorni. Stavolta era diverso.. A breve avrei iniziato un nuovo capitolo della mia vita in una nuova scuola. Peccato che non avevo la minima voglia di allacciare rapporti con altre persone.. Io non ero fatta per le relazioni sociali. Volevo solo che fossi in un altro tempo dove se sbagli puoi ricominciare da capo e fare la scelta giusta.. Ma quel mondo non poteva esistere. Iniziai a singhiozzare e vidi la felpa bagnarsi lentamente. Piansi talmente tanto che mi si offuscò la vista.. Mi sentivo morire dall'interno. Era come se mi stessi sgretolando pezzo dopo pezzo. Restai immobile per qualche abbondante minuto quando decisi di mettere fine alla mia sofferenza.. Mi alzai dalla piccola sedia in legno davanti la scrivania, aprì la finestra e guardai di sotto. Presi un bel respiro e riuscì ad uscire fuori. La pioggia mi bagnava i lunghi capelli castani. Stavo per buttarmi quando la mia attenzione venne catturata da una strana luce proveniente dai nuvoloni grigi. Alzai lo sguardo al cielo e restai a fissare un'enorme stella cadente che spaccava in due il cielo. Era luminosa e si portava dietro una scia bianchissima che sembrava una piuma. Restai incantata da quella scena e presa da un momento di pace decisi di rientrare in camera. Iniziai a tremare e cercai di calmarmi ascoltando della musica, fu l'unica cosa che mi venne in mente..
Quella stella mi aveva salvato la vita. Letteralmente.
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Emilia
Fiksi Remaja[COMPLETA] Dopo la tragica morte dei genitori e della sorella maggiore in un'incidente, la piccola Emilia, allora 11enne, si vede catapultata nel mondo reale. Dopo una permanenza in ospedale viene finalmente adottata. Appena arrivati a Hilltown, un...