15. 𝑊𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟

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Erano passati solo 3 mesi. 3 mesi d'inferno e di delusioni. A scuola era sempre la stessa merda ma stavolta sembrava che ce l'avessero con me per un qualcosa. Ryan era tornato al suo trono e tutti gli stronzi della squadra gli giravano intorno. Io e Dylan avevamo legato di più e Vic era sparita dalla mia vita. Violet di tanto in tanto si faceva sentire ma nulla di che.. E io? Io come stavo? Me lo chiedevo spesso ma tutte le volte non riuscivo a trovare una risposta plausibile. Mi sentivo semplicemente vuota e distaccata. I miei polsi erano pieni di tagli, la mia testa piena di pensieri negativi e di voci. Lily e Edward si erano finalmente arresi. Mi sforzavo di essere amichevole ma andava oltre le mie competenze.. Li odiavo. Entrambi.
"Scott, puoi dirmi la risposta?"
Tuonò il prof Ross tirandomi fuori dai miei pensieri.
"Ehm.. S-si.. Solo che.." balbettai qualcosa.
"Emilia, sei sempre distratta in questi giorni. Per caso l'aria natalizia ti ha dato al cervello?" rise.
"No.."
"Devi alzare la media se vuoi diplomarti con i tuoi compagni."
Compagni, quali compagni? Erano delle sanguisughe.
"Mi scusi.." dissi a voce bassa.
"Ti voglio sempre pronta!"
Ross riprese la sua lezione e io iniziai di nuovo a pensare. Dylan era a casa per la febbre, Violet non c'era e Vic.. Beh, lei c'era. Era seduta a due banchi di distanza da me. Lo sguardo fisso in avanti verso il prof e la sua solita aria simpatica. Non ci eravamo più parlate dalla festa di Ryan. Soltanto qualche sguardo nei corridoi ma nemmeno mezza parola. Forse era colpa mia.. O sua.. O di entrambe. Ryan, invece, era nel banco avanti Vic. Da quando era tornato aveva ripreso il suo status da re incontrastato della Hilltown High. I ragazzi al di fuori della sua cerchia erano feccia e noi ragazze eravamo le loro troiette. Poggiai il mento sul palmo della mano e sospirai. Quella lezione era una noia mortale.
Qualcuno bussò alla porta e quel qualcuno era Matt Stingray, il mio psicologo personale. Andavo da lui regolarmente ormai. Sapeva molti piccoli segreti di me e aveva giurato di non dirli.
"Scusa Jimmy, ho bisogno di Emilia Scott."
Il prof Ross annuì.
"Emilia, il professore Stingray ti vuole parlare."
"Si.."
Andai molto velocemente da Matt e uscì dalla classe. Mi allontanai dalla porta e mi appoggiai agli armadietti.
"Emilia, va tutto bene?"
"Mi fa questa domanda tre volte a settimana. Perché continua a ripetermelo?"
"Perché i tuoi voti sono calati a picco e in classe dimostri pochissima attenzione."
Sbuffai.
"Allora? Che ti succede?"
"In questo momento ho altri pensieri per la testa.."
"E perché non me ne hai parlato prima? Devi confidarti con me, Emilia. Non posso entrare nella tua testa se tu non mi aiuti."
"Non credo le convenga."
"Sono qui per aiutarti. Stavi andando così bene con gli appuntamenti. Perché ad un tratto ti tiri indietro?"
"Non mi sono tirata indietro."
"Si invece."
"Senta! Lei lo sa benissimo che la mia vita fa schifo. Sono un'autolesionista, ho pensieri suicidi, i miei amici mi hanno tradita e i miei genitori mi hanno mentito! Cosa dovrei fare secondo lei?!"
Vidi un'ombra dietro Stingray.
"Wow. Non immaginavo che fossi tanto incasinata. I mie più sinceri complimenti."
Spalancai gli occhi. Era Ryan.
"Ryan, va subito in classe! ADESSO."
"Stavo solo passando di qui.."
"Non mi hai sentito?"
"Lei riesce seriamente a confrontarsi con una come lei?" rise "Incredibile."
"Walker in classe! Non te lo ripeterò un'altra volta."
"Stammi bene." mi fissò ed entrò in classe.
Stingray tornò a guardarmi sospirando.
"Devi dirmelo immediatamente se ti reca fastidio."
Annuì velocemente e abbassai lo sguardo.
"Sai.." fece una pausa "Ho parlato con Dylan Cooper la scorsa settimana."
Drizzai le orecchie.
"Nutre una certa stima nei tuoi confronti. Dice che sei come 'una luce nel buio' per lui. Tu che ne pensi?"
"Di Dylan?"
"Di Dylan."
"Beh.." sospirai "Siamo amici."
"Nulla di più?"
"Lui ha una certa abilità nel capirmi. Forse siamo più simili di quanto pensassi ma non lo so.."
"Lui ci tiene veramente a te." sorrise "Non ti ho mai detto di quella volta che mi ha raccontato del tuo tentativo."
"Non voglio più pensarci.."
"Le sue parole erano piene di dolcezza. Non puoi nemmeno immaginare con quale urgenza è venuto da me. Emilia, ti voleva salvare la vita. Ricordalo."
Sorrisi di scatto.
"Lo so.. È successo qualche mese fa ma mi sono comportata da stronza con lui.." sospirai "Sono felice che abbiamo chiarito."
"Siete così unici voi due." rise "Torna in classe. Ci vediamo settimana prossima."
Mi sorrise e si allontanò. Restai immobile per qualche secondo e rientrai in classe. Venni immediatamente assalita da molteplici sguardi, abbassai lo sguardo e mi sedetti al mio posto. Chissà se Ryan aveva parlato..
"Tutto apposto con il professore Stingray?" chiese Ross.
"Sisi, volevo solo informarmi di alcune cose."
"Del tipo che ti tagli?" disse qualcuno sottovoce.
Mi voltai di scatto verso la voce e notai diversi ragazzi ridere sotto i baffi.
"Allora possiamo riprendere." affermò Ross.
Mi chiusi nel mio mondo e mi isolai da tutto e tutti. Sentivo i loro sguardi sviscerarmi da dentro e quella sensazione era devastante. Una continua ansia che aumentava ogni secondo di più. Ryan era proprio uno stronzo e purtroppo non c'era Dylan a darmi supporto, come spesso faceva. La lezione passò molto lentamente, tutti uscirono dalla classe e io restai leggermente indietro, al solito. Arrivai nel corridoio e notai Violet parlare animatamente con Ryan. Cercai di superarli senza essere notata ma il mio magnifico piano fallì miseramente quando Violet mi afferrò per un braccio.
"Tu la conosci vero?" disse arrabbiata.
"Certo. Scott."
Guardai Ryan con disprezzo e non fiatai.
"Perché continui ad essere così stronzo e viscido?"
"Sono fatto così cara mia Violet. Mi dispiace." disse ridendo.
"Vai a fanculo, bastardo. Mi hai fatto passare le pene dell'inferno."
"Non ti costringeva nessuno."
"Io ti amavo. Ok?! Ma eri e continui ad essere troppo stronzo per me."
Spalancai di scatto gli occhi. Violet stava con Ryan Walker?! Il suo odio si capiva dalle sue parole.. Chissà cosa aveva passato quella ragazza. Non provai nemmeno a pensarci.
"Fanculo Violet. Questa discussione è sterile." si allontanò come una furia.
Guardai la ragazza senza dire una parola.
"Si.. Era il mio ragazzo. Che stupida eh?"
"Non direi.." feci un mezzo sorriso.
"Devo andare da Stingray. Ci vediamo Sneaky."
La vidi allontanarsi. Uscì dalla scuola e venni investita da un vento gelido. I primi fiocchi di neve stavano cadendo dal cielo, creando l'atmosfera che più amavo. Il periodo natalizio era praticamente dietro l'angolo e con esso i miei 18 anni. Sentivo il peso della maggiore età sulle spalle: tutte le responsabilità, le esperienze, i primi lavoretti. Non ero portata a fare questo.. Avevo quasi 18 anni e non sapevo ancora relazionarmi col mondo esterno. Tutti avevano fatto centinaia di esperienze che io non avevo manco immaginato. D'altronde sono Emilia Scott, colei che si taglia e si vuole ammazzare. A chi importa delle mie esperienze o dei miei sogni futuri. Che sbadata.. quasi dimenticavo che non avevo nessun sogno futuro. Perché io, un futuro, non ce l'avevo.
"A che pensi, cara Emilia?"
Sobbalzai e mi girai di scatto. Davanti a me c'era un ragazzo con alcuni libri in mano. Rimasi in silenzio con uno sguardo confuso.
"Scusa. Tu non mi conosci." sorrise "Sono il tizio del corso di peosia."
"Uhm.."
"Hai ancora l'opuscolo? Potrebbe tornarti utile buttare fuori tutto. Tu scrivi secondo me. Hai l'aria di una che ha mille storie da raccontare."
"No, ti sbagli. Non ho nessuna storia da raccontare."
"Non sbaglio mai. Puoi starne certa." mi si mise davanti "Le porte del corso sono aperte. Conto di vederti qualche volta."
"Non lo so."
"Tutti i giorni dalle 13." si allontanò.
Sospirai e scesi le scale della scuola. La neve si accomulava a vista d'occhio sulle strade e sui rami degli alberi. L'inverno riusciva a calmarmi come nessun altro, ero costantemente a mio agio in quel periodo. La neve, le luci natalizie, i regali, la gente che si fa guerra con le palle di neve. Mi suscitava un senso di pace unico.
Mi fermai al solito parchetto ma anziché sedermi sulla panchina, iniziai a gironzolare. C'erano dei punti che non avevo mai visto. Scesi una piccola rampetta, girai per due volte a sinistra e dopo venti passi arrivai al primo punto inesplorato: un piccolissimo laghetto nella roccia. Sembrava una grotta in miniatura per quanto era piccolo. Mi fermai qualche minuto ad osservarlo ma poi ripartì nuovamente all'esplorazione. Risalì la rampetta, girai a destra e subito dopo a sinistra. Ed ecco il secondo punto inesplorato: un albero secolare. L'unico albero ad avere ancora le foglie verdi in quel parco. La sua corteccia era quattro volte più grande di tutti gli altri e la sua chioma sembrava quasi un pianeta a parte. Restai immobile per qualche secondo e mi venne in mente dal nulla il fast food 'mezzo bar' che tanto piaceva a Dylan. Annuì diverse volte e ci andai. Luisa's Coffee & Grills, era sulla strada parallela al parco. Era un piccolo diner in stile anni '90 gestito da Luisa, un' anziana signora dai capelli argentati e dagli occhiali giganti. Aveva un'aria molto simpatica. Mi sedetti al balcone e alzai il cappuccio. Stavolta osservai con più attenzione l'ambiente intorno a me: il bancone era in linea con lo stile di tutto il diner. Il viola scuro era sparso un po' ovunque, dietro al bancone c'era un'enorme vetrinetta colma di donuts dai mille gusti. In fondo sulla destra c'era un jukebox che riproduceva le note di qualche canzone punk rock. Quel diner sembrava bloccato negli anni '90, mi piaceva.
"Ehi ragazza, desideri qualcosa?" mi chiese Luisa.
"Un cappuccino, grazie."
"Tu non sei l'amica di qui parla tanto Dylan?"
"Eh?"
"Ma si, sei tu. Ehm.. E-Emi?" sbuffò "Non mi ricordo."
"Emilia. Si, sono io."
"Si! Emilia!" sorrise "Dylan mi parla sempre di te.."
"Spero bene."
"Certo. Ti vuole bene." poggiò la tazza sul bancone "Offre la casa."
"Grazie.." tirai la tazza verso di me "È bello qui."
"Era di mio padre. Ho lavorato qui fin da ragazzina. Ci sono cresciuta qui dentro."
"È ammirevole."
"Grazie cara." rise piano.
La porta del diner si aprì e vidi Luisa sorridere di scatto.
"Luì! Ehi."
Alzai la testa e mi immobilizzai.
"Il solito?"
"Certo."
Era Dylan. La sua voce era così calma e pacata. Mi passò dietro e si andò a sedere al solito divanetto vicino la finestra. Se ne stava lì ad osservare le auto passare sotto la neve. Luisa gli si avvicinò e gli disse qualcosa sotto voce. Dylan scattò in piedi e venne verso di me sedendosi sullo sgabello vicino al mio.
"Emi! Che ci fai qui?"
"E-ehi.."
"Ehi!"
"I-io volevo rilassarmi. Sento troppa pressione su di me.."
"Che è successo?" mi guardò.
"Va sempre peggio. Ryan e il resto mi stanno addosso e non so come farli smettere."
"Emilia, parla con me. Ti farà bene sfogarti un po'."
"Non voglio pensarci.." dissi fredda "Ho altri pensieri per la testa."
"Hai lo sguardo spento.." osservò "Sembra quasi che tu non senta nessun tipo di emozione."
"È vero. Non sento nessuna emozione.. E-e non voglio sentirne più."
"Eh? Che intendi?"
Guardai di scatto l'orologio e mi alzai dallo sgabello.
"Devo andare."
Uscì dal locale e andai a sbattere contro Violet che stava venendo verso la mia direzione.
"Ehi Sneaky!"
"Scusa, non volevo." mi allontanai.
Misi le cuffiette e andai verso casa. La neve era già bella alta e il vento freddo tagliava in due l'aria. I tagli mi pulsavano di tanto in tanto ma quel fastidio era ormai diventato un amico. Mi sentivo tradita e messa in disparte da tutti. In quei 3 mesi erano cambiate tante cose e avevo una paura fottuta di ciò che Vic potesse dire sul mio conto. Lei sapeva alcune cose private e imbarazzanti, poteva uccidermi definitivamente. Le parole sono come dei pugnali affilati che ti lacerano e a me bastava quel tantino in più per esplodere del tutto. Feci un bel respiro e entrai in casa. Lily era seduta sul divanetto mentre Edward era totalmente immerso nella cucina.
"Ehi tesoro.. Tutto bene?"
"Perché fai finta di interessarti a me?"
"Ma lo faccio veramente!"
"Si certo. Ti aspetti che io ci creda?"
"Emilia dacci un taglio! Ti ho già detto quanto mi dispiace."
"Le parole non bastano, Lily."
"Cosa vuoi che faccia?!" si alzò in piedi di scatto "Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare."
"Non puoi fare niente. È troppo tardi."
Salì alcuni scalini quando venni bloccata da Edward.
"Emilia, devi parlare con noi. Abbiamo provato di tutto per farci perdonare."
"Forse non vi rendete conto.." sospirai "Io prendo delle cazzo di pillole per colpa vostra."
"Ti aiutano a stare calma.." intervenne Lily "È per il tuo bene."
"O per il tuo di bene? Eh?" risposi acida "Voi non lo capite ma io mi sento una merda.. Costantemente. Non avete idea di cosa si provi ad essere me, ad essere un TOTALE FALLIMENTO!" esplosi in lacrime "Voi non siete me.. Non siete Emilia."
Andai in camera e chiusi la porta alle mie spalle. Mi lanciai sul letto e piansi fiumi di lacrime. Stavo pian piano collassando. Continuavo a perdere pezzi senza che nessuno ci facesse caso. Non riuscivo a ricominciare o a mettere un punto a tutta quella merda.. Non riuscivo. Volevo dimenticare tutto e tutti, iniziare da 0 come non fosse mai successo niente. Ma purtroppo resterà tutto sulla mia pelle, come un tatuaggio. Lily ed Edward erano saliti in camera e adesso se ne stavano lì a fissarmi, senza dire una parola. Solo dei sospiri e dei lamenti, per pena più che altro. Fu Lily a rompere il silenzio.
"Emilia, domattina verrà un amico per parlare con te. Potrai dirgli tutto quello che vuoi."
"Non voglio parlare con nessuno." dissi sottovoce.
"Sei obbligata. Non ti lasceremo affogare nelle tue emozioni. Devi esprimerti."
"Fanculo.."
"Emilia! Basta." disse Edward "Devi parlare con dottor Jackson."
"Edward.." disse sottovoce Lily.
Mi alzai di scatto e li fissai.
"Un dottore.." mi misi a ridere.
"Che hai da ridere?" disse Edward.
"Fatemi indovinare: è uno psicologo?"
"È una persona con cui puoi parlare."
Lily uscì dalla stanza. Restai io e mio padre.
"Vedo già uno psicologo, a scuola."
"Jackson è un professionista."
"Non mi interessa." mi voltai.
"E invece dovrebbe. Tu non stai bene. Sei sempre chiusa nel tuo mondo e non capisco cosa provi."
"Vuoi sapere cosa provo?" mi alzai dal letto.
"Dimmi."
"Odio. Odio te e Lily, odio quella cazzo di scuola, odio Matt Stingray, odio tutti i falsi amici che mi circondano, odio questa città, odio questa casa, odio LA MIA VITA!" scoppiai a piangere "Sto chiusa nel mio mondo PERCHÉ QUI NON MI CAPISCE NESSUNO! NEMMENO TU O IL DOTTOR COME CAZZO SI CHIAMA! Nessuno."
"Il problema sei tu.. Non noi. Sei tu che non parli o lasci intuire le tue emozioni."
"Mi stai dicendo che è colpa mia?"
"Beh.. Si."
Esplosi dalla rabbia e cacciai un urlo.
"FUORI DA QUI! VATTENE DAL CAZZO!"
Presi Edward da un braccio e lo strattonai con tutta la mia forza fuori dalla stanza. Chiusi la porta a chiave, presi uno zaino nero e ci ficcai dentro qualche felpa. Afferrai di striscio le cuffiette e le misi in tasca. Aprì la finestra e nel mentre che Edward e Lily cercavano di aprire la porta, io saltai giù. Caddi a terra ma in un attimo mi rialzai e sparì in mezzo alla neve. Iniziai a vagare senza una precisa meta con le lacrime agli occhi.
Volevo farla finita.
Volevo morire.

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