8. 𝐷𝑎𝑦 𝑂𝑓𝑓

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Arrivammo finalmente al locale, il Luisa's Coffee & Grills. Un posto rimasto bloccato negli anni '90. Il vibe vaporwave la faceva da padrone. Dylan mi guardò sorridente e prese posto in fondo vicino una piccola finestra che dava sulla strada.
“È la prima volta che qualcuno viene qui con me. Sei la prima persona.”
“Il piacere è tutto mio.” sorrisi.
“Mi piace quando sorridi. Spazzi via tutta quella malinconia in un attimo.”
Lo guardai e abbassai la testa. Stavo morendo dall'imbarazzo.
“Ehm s-senti..” si blocco per qualche secondo “Stasera ci sarà la luna piena.. Mi stavo chiedendo.. Ehm.. Se tu.. Beh..”
Lo fermai e sorrisi.
“Vedrò la luna con te. Si.” sorrisi “Adoro la luna.”
Notai una luce accendersi nei suoi occhi. Quel ragazzo era completamente pieno di felicità. Si vedeva dalla sua espressione.
“Scusa.. Sono così impacciato..” sospirò “Grazie per aver accettato. Nessuno l'ha mai fatto.”
“A quante ragazze l'hai chiesto prima di me?”
“Beh.. Ti stupirà ma tu sei la prima a cui lo chiedo. E sei anche la prima ad aver accettato.”
“Dici davvero?”
“Si.. Ormai nessuno si sofferma a guardare le cose che ci offre la natura. Anche le più piccole cose nascondono delle sorprese.” mi guardò negli occhi “E quando meno te lo aspetti.. Quella sorpresa salta fuori.”
“Bel discorso.. Devo ammetterlo.” alzai le mani e sorrisi.
“Ci so fare con le parole..” si fermò di colpo “No.. Non è vero.”
“Allora astronauta, dove mi porti stasera?”
“C'è un posto nascosto in mezzo alle colline. Andavo sempre lì e ormai lo conosco come casa mia. Da lì si vede tutto. Dalla città fino alle stelle.”
“Mi hai convinto.” sfregai le mani.
“Ne sono felice.” rise.
Si avvicinò il cameriere e ordinammo due hamburger con patatine. Il piatto tipico del posto.
“Allora Dylan, raccontami un po' di te. Hai mai avuto una ragazza?” lo guardai.
“Diciamo di sì.. Ma solo per poco. Ero e sono ritenuto come quello strano e non credo che alle ragazze piaccia questo tipo di maschio. Quindi beh.. Sono da sempre solo.”
“A me piace.” dissi velocemente.
“Quelli strani?”
“Si. Perché sono strana anche io. E sai cosa? Quelli come noi in realtà solo gli amici migliori che qualcuno possa mai desiderare.”
“Tu si che sei veramente strana, Emilia.” sorrise “Non ti facevo sostenitrice del lato oscuro. I miei più sentiti complimenti.”
“Eeh si..”
Incrociai il suo sguardo e rimasi imbambolata. Aveva un viso così dolce e gentile, pieno di amore che non aveva mai saputo dare. Lui era così diverso dagli altri.. Così unico nel suo genere. Iniziava a piacermi la sua compagnia.
Non so per quanto tempo lo fissai ma sentivo le guance esplodere per l'imbarazzo. Fortuna per me, il cameriere portò i piatti interrompendo la mia esplosione.
“A voi ragazzi.” si allontanò.
“Merda.. Lo ricordavo più piccolo..”
“Tu mangi questa roba?” lo guardai ridendo “Sul serio?”
“Che c'è? Una volta ogni tanto non fa male. Credo..” disse con la bocca piena.
“Sembra una torre.. Come dovrei mangiarlo?”
“Non è così difficile sai? Non preoccuparti per me, non ti giudico.” rise.
Afferrai l'immenso panino e cacciai il morso più grande che abbia mai dato. E poi un altro. E un altro ancora.
“Non sapevi come mangiarlo eh..” disse ridendo.
“È buonissimo!!” dissi con la bocca piena.
“È il mio preferito.”
Dopo pochi minuti finii di mangiare e mi buttai di spalle sul piccolo divanetto rosso.
“Cazzo.. Tra poco esplodo.”
“Vedo che avevi fame.” mi sorrise “Devo portarti qui più spesso.”
“Non mi dispiacerebbe sai.”
“Questo posto è anche un mezzo bar, fanno di tutto.”
“Dovrebbero prenderti come sponsor.” scoppiai a ridere.
“Forse dovrei candidarmi.”
“Avresti il mio completo appoggio.”
Ci guardammo per qualche secondo. Aveva una strana luce negli occhi.. Sembrava così felice.
Pagò anche per me e lo seguì fuori dal piccolo fast food 'mezzo bar'. Dylan si fermò per qualche secondo guardandosi intorno.
“Che succede?”
“Nulla.. Stavo solo.. Beh.. Ecco..”
“Ma guarda un po'.. I due novellini.”
Spalancai gli occhi e mi girai di scatto. Lui era lì, appoggiato ad un muro. Il suo sguardo sicuro puntato su di me. Ogni volta mi sentivo così in imbarazzo.
“Come state?” disse ridendo “Tutto apposto?”
“Ryan, si. Tutto bene.” mi si mise davanti “Tu?”
“A meraviglia. Grazie per avermelo chiesto.”
Dylan annuì e restò immobile.
“Ehi Emilia.. Voglio dirti solo una cosa.”
Mi avvicinai leggermente.
“Ti ascolto..”
“Quella lista è scomparsa dalla scuola e inoltre ti chiedo scusa. Tu sei la ragazza nuova e come tale dovresti sentirti accolta.” fece una pausa “Quindi.. Ti prego di accettare le mie scuse. Sono un coglione.”
“Posso fidarmi di te?”
“Sta a te deciderlo.” fece un passo avanti “Scusa anche per quelle cazzo di foto.. Ero fatto quella sera.”
“Si. Lo so bene.” risposi irritata.
“Dirò agli altri di starti alla larga. In fondo è colpa mia.”
“D'accordo Ryan. Mi fido di te e delle tue parole.”
“Grazie.” sorrise “Ci vediamo in giro.” si allontanò.
Dylan mi fissò per qualche secondo.
“Ti fidi veramente di quello?”
“Sembrava sincero.”
“Hai detto bene, sembrava.”
“Secondo me sei solo geloso.” dissi sorridendo.
“Chi io? Nah. Non sono geloso.”
“Si che lo sei.”
“Ma se ci conosciamo appena. Non so nulla di te e tu non sai nulla di me.”
“Allora permettimi di scavare nel tuo oscuro passato.” dissi a bassa voce “Scaverò fino a raggiungere i tuoi più oscuri pensieri.”
“Permittimi di fare lo stesso allora.” mi guardò sorridendo.
“Dylan, ci stai provando con me?”
Si bloccò per qualche lunghissimo secondo.
“I-io? Nah, non ci sto provando.. No.”
“Calmati.. Stavo solo scherzando.”
“Avvisami quando scherzi però..”
“Dove abiti?” dissi schietta.
“A est. I miei hanno una casetta in mezzo ad altre casette che a loro volta sono in mezzo ad altre casette.”
“Sembra interessante.”
“Che mi dici di te?” disse con tono curioso.
“Nord. Praticamente a due passi dalla scuola.”
“Uhm.. Insomma.. Bel posto.”
“Si dai. È carino.”
“E loro? I tuoi nuovi genitori.. Come sono?”
“Sono simpatici e mi vogliono bene. E cosa ancora più importante.. Mi danno spazio.”
“Ti danno spazio?”
“Si. Quando mi prende male, loro mi lasciano tutto lo spazio di cui ho bisogno. Non mi pressano mai.”
“Oh.. Capisco.”
Notai il suo sguardo spegnersi di colpo.
“Tutto bene?”
“No.. Cioè si. Sto bene.” abbassò lo sguardo “I miei facevano la stessa cosa dopo.. Dopo Katherine.”
“Cazzo.. Non volevo..”
“Tranquilla. Non è colpa tua.”
Qualche lacrima gli scese sul volto e cercò di mantenere la calma il più possibile.
“Ehi..” lo presi per mano “Ti va di parlarne?”
Il ragazzo annuì velocemente e andai verso il piccolo parco che c'era vicino casa mia. Probabilmente era abbandonato o raramente ci andava qualcuno. Era il posto perfetto. Entrai dal piccolo cancello seguita da Dylan. Dopo qualche istante mi sedetti sulla mia panchina. Si, la mia panchina. Dylan se ne stava in silenzio con lo sguardo fisso in avanti.
“Allora.. Ti va di parlarmi di lei? Di Katherine.”
Prese un bel respiro e iniziò a parlare.
“Ti somigliava per certi versi. Quello sguardo così accattivante o la simpatia. In un certo senso me la ricordi costantemente ma tranquilla, non è un problema. Lei era così gentile con me.. Era più un'amica che una sorella. Non sai quante volte mi sollevava il mollare portandomi qualche ciambella o del gelato. Funzionava sempre.”
“È per questo che hai portato quelle ciambelle prima..”
“Si, esatto. Kath sapeva esattamente come tirarmi su.” gli scese qualche lacrima “Io invece non sapevo farlo. Lei stava soffrendo tantissimo e io non ho saputo aiutarla.. È colpa mia se è morta. Colpa mia.”
Gli afferrai le mani e lo fissai.
“Dylan, non è colpa tua. Io so perfettamente cosa stava passando tua sorella. Anche io ho provato a farlo..” abbassai lo sguardo “Volevo solo scappare da tutto e da tutti.”
“C-cosa.. Hai provato a toglierti la vita?”
“Si.. Ci ho provato ma non ci sono riuscita.”
“Emilia.. Perché?”
“Volevo correre via dai miei problemi e volevo che una volta tanto qualcuno mi notasse..” sospirai “Ma eccomi qui.”
“Per favore.. Non farlo. Non sopporterei un'altra morte.” mi fissava intensamente.
“Non ti lascerò. Promesso.”
“Kath si è portata via la parte migliore di me.. Ora tutto mi sembra troppo triste e oscuro.”
“Ne sei sicuro? Io invece vedo un ragazzo che tratta le persone con gentilezza e amore. Non puoi darmi torto.”
“Nella vecchia scuola mi prendevano per il culo perché non ci provavo mai con le ragazze. Mi diedero del gay per mesi.. In quel periodo vedevo tutto sotto un'altra luce. A loro non importa della morte di Kath. E come dici tu.. Mi ostinavo a trattare le persone con gentilezza.”
“Se non esistessi, dovrebbero inventarti. Tutti hanno bisogno di un Dylan Cooper nella loro vita.”
“È il complimento più strano che qualcuno mi abbia mai fatto.”
“Prego.” sorrisi “Ti va una passeggiata?”
“D'accordo..”
Mi incamminai per il piccolo sentiero del parco con Dylan accanto a me. Quel ragazzo non l'aveva ancora superata del tutto e solo io potevo tirarlo fuori. Ma a me serviva qualcuno che mi tirasse fuori a mia volta.
“Emilia.. Quando hai tentato.. Cos'hai provato?”
“Stavo male. La mia famiglia mi manca ogni giorno e quella volta ero proprio giù. Volevo solo che quella sofferenza finisse. Cercavo pace. Solo quella.”
“Credi che Kath provasse la stessa cosa?”
“Si. Lei stava soffrendo e cercava solo pace..”
“Allora perché i tagli?”
Non risposi e continuai a camminare.
“Emilia! Perché i tagli?”
Mi fermai di colpo.
“Dylan, io soffro ogni giorno di più. La mia vita fa schifo, ok? Volevo solo sfogarmi.”
“Non farlo..”
“Non lo farò.” lo guardai.
“Prometti che non cadrai nella tentazione. So che è difficile.. Ma se perdessi anche te..” si bloccò.
“Dylan.” lo fissai e sorrisi “Non mi perderai.”
“Promettilo.” mi guardò fisso.
“Promesso.” sorrisi.
Notai la sua espressione rilassarsi di colpo. Fece un bel respiro e tornò a camminare.
“Dylan, che te ne pare di qui?”
“Il parco? Ha il suo fascino devo dire..”
“Intendo la città.” risi “Non il parco.”
“Oh.. Ehm.. È carina.” balbettò qualcosa.
“Concordo. Mi piace il vibe che trasmette.. È così tranquillo come posto.”
“E le stelle si vedono benissimo..” mi guardò con una strana espressione.
“Ti piacciono proprio le stelle eh..” sorrisi.
“È strano da spiegare ma mi trasmettono una sensazione così strana.. Ti dicono che sei solo un piccolo esserino che vive su una roccia fluttuante in mezzo allo spazio. E in quel momento tutti i tuoi problemi svaniscono in un lampo.”
“Sei unico nel tuo genere..”
“Beh.. Abbiamo qualcosa in comune allora.” sorrise.
“Ehi! Dov'è finito il ragazzo timido che ho conosciuto alla festa?”
“Riesco ad essere tranquillo con le persone che mi fanno sentire a mio agio.. E tu sei una di quelle poche persone.”
“Felice di esserlo.”
Mi sentii afferrare per i fianchi e mi ritrovai appiccata a lui. Gli sentivo il cuore battere all'impazzata. Mi stringeva forte le spalle ma non mi faceva male.. Mi faceva sentire protetta da tutto. Le sue mani erano fisse sulla mia schiena e questa cosa mi faceva sentire al settimo cielo. Lui non era come gli altri, neanche lontanamente. Lui era speciale. Era semplicemente Dylan Cooper.
“Scusa..” si staccò in un lampo “I-io n-non..”
“Dylan.. Tranquillo.” gli afferrai le mani “Tranquillo.”
“D-devo andare.. Scusa.”
Si allontanò molto velocemente lasciandomi lì da sola. Lo guardai e sospirai. C'era una buona motivazione per quel gesto.. O almeno doveva esserci.. Continuai a camminare e misi le cuffiette. Ed ecco lei: la musica, la mia migliore amica. Non avevo mai notato lo stato di quel parco.. Sembrava uscito da un qualche film horror con tutte le panchine piene di ragnatele e gli alberi secchi, ma era il mio posto nonostante tutto. Per quanto brutto poteva essere agli occhi della gente, io lo adoravo. Spesso e volentieri le apparenze ingannano. Anche il posto più brutto può rivelarsi bellissimo. Basta solo guardarlo più da vicino e conoscere la sua storia. Io ero un po' come quel parco: brutto e abbandonato, ma adesso in quel parco c'era Dylan. L'unico che si sia avvicinato realmente e ad aver conosciuto la storia.
Mi sedetti su un muretto che dava sul boschetto circostante e mi guardai intorno. L'aria fresca si infiltrava nelle maniche della felpa inviando dei brividi a tutto il corpo. Sentivo le ferite pulsarmi ma in quel momento mi stavo solo godendo l'attimo di tranquillità che provavo. Uno dei rari momenti dove mi sentivo in pace con me stessa, senza pensare a nulla. Era magico.
Il telefono vibrò, lo presi e guardai lo schermo. Era Vic, come al solito.
Vic: “Si può sapere dove hai portato Dylan? L'ho visto e aveva un'espressione di merda. Che pozione gli hai fatto bere?”
Alzai gli occhi al cielo e risposi:
“Non gli ho dato nessuna pozione. È semplicemente andato via.”
Aspettai qualche secondo e la risposta non tardò ad arrivare:.
Vic: “Hai risposto.. Non ci credo. Comunque stavo scherzando, aveva solo una strana faccia. A proposito cara mia Emilia, stasera festa a casa mia. Sei O B B L I G A T A. Capito? Obbligata. Vedi di portati dietro il tuo Romeo.”
Sospirai e risposi nuovamente:
“Vic, ho già un semi appuntamento con Dylan. Non so se posso esserci.”
Scesi dal muretto ed uscì dal parco.
Vic: “Ohoh, ti ha chiesto di uscire? Incredibile 🤭🤭”
Camminai lungo il piccolo vialetto che porta fino a casa e mi sedetti sulle scalinate.
“Non mi ha chiesto di uscire. Mi ha solo proposto di guardare le stelle con lui.. Lo trovo carino.”
Mi guardai intorno e socchiusi gli occhi.
Vic: “QUANTO È ROMANTICO 😍😍😍😍😍😍. Ok, hai vinto ma se vuoi passare lo stesso sei la benvenuta.”
Sorrisi e aspettai qualche attimo per rispondere.
“D'accordo, ti farò sapere in caso. Non ti prometto nulla.”
Riposi il telefono nella tasca, tolsi le cuffiette e entrai in casa. Trovai mia madre osservare delle carte, sembrava completamente persa nei suoi pensieri.
“E-ehi?”
La vidi letteralmente saltare dalla sedia spargendo a terra tutti i fogli. Mi guardò terrorizzata.
“E-Emilia.. Ehi..”
“Tutto bene?”
“Si.” raccolse tutto “Mi hai solo spaventata. Non preoccuparti.”
“Cosa sono quelle carte? Qualcosa di importante?” gettai lo zaino a terra.
“Nah, è solo roba di tuo padre.” disse velocemente.
“Mamma, ho l'impressione che mi stiate nascondendo qualcosa.”
Notai il suo sguardo incupirsi di colpo.
“È cosa dovremmo nascondersi?”
“Non lo so.. Ma ultimamente mi sembrate strani. Ecco.”
“Vogliamo solo che tu stia bene. Solo questo.”
“D'accordo..”
Andai in camera e chiusi la porta dietro di me. Mi buttai sul letto e sospirai. Pensavo solo a Dylan.. Perché era fuggito in quella maniera.. E perché proprio dopo l'abbraccio. Forse temeva una mia qualche reazione o roba simile.. Chiusi gli occhi e svuotai la mente. O almeno credevo.
Il telefono iniziò a vibrare all'impazzata. Osservai lo schermo irritata e ciò che vidi mi fece andare fuori di testa: erano quelle foto. Tutti avevano quelle foto. Tutti.
Cacciai un urlo contro il cuscino e gettati il telefono lontano da me. Non ci potevo credere.. Ryan mi aveva mentito. Quel bastardo. Presa dalla rabbia uscì di casa e iniziai a vagare per Hilltown. Tornai al parco e notai una figura maschile seduta su un'altalena. Mi avvicinai molto lentamente ma appena lo vidi in faccia feci una smorfia.
“Dylan..” dissi secca “Perché sei scappato prima?!”
“Per questi..” uscì fuori un mazzo di rose “Beh.. Pensavo.. I-io pensavo..”
Lo guardai fisso e sorrisi avvicinandomi.
“Sei scappato per dei fiori? Veramente?”
“Me ne ero dimenticato..” abbassò lo sguardo.
“Sono bellissime.” lo abbracciai “Grazie.”
“Emilia.” mi fissò per qualche secondo “Ti sono grato.”
“E per cosa?”
“Per essermi amica.”
“Grazie a te per essermi stata vicina..”
“Si.” saltò giù dall'altalena “Stasera alle otto e trenta.”
Lo vidi allontanarsi velocemente per poi scomparire. Mi uscì un sorriso e osservai le rose. Era così strano quel ragazzo.. Così fuori dal mondo. Mi piaceva.
Il tempo passò in un lampo. Erano già le otto e trenta e davanti al vialetto c'era proprio Dylan. Preciso come un orologio svizzero. Misi la felpa e scesi di sotto come un fulmine. Una ventata di aria gelida mi accarezzò il volto facendomi rabbrividire.
“E-ehi!” alzò una mano.
“Ehi.” lo raggiunsi “Portami sul tuo pianeta.” risi.
“Subito.”
Lo segui per moltissimi minuti ma finalmente arrivammo in quel posto nascosto agli occhi di tutti. Sembrava quasi non appartenere a Hilltown. Era un luogo magico.
“Allora, da qui si vede praticamente tutto e stanotte dovremmo vedere anche un gruppo di stelle cadenti.” fissava il cielo “È come uno sciame.. O una cosa del genere. Saranno super luminose quindi dovremmo riuscire a vederle tutte.”
Io lo ascoltavo e basta.. Era totalmente preso dal suo discorso che sembrava quasi un professore che spiega ai sui allievi.
“Emilia? Va tutto bene?”
“I-io? Sisi. Va benone.”
“Perfetto!”
Mi portò al centro di quell'insenatura e mi sedetti a terra. Lui fece lo stesso sdraiandosi sull'erba.
“Non sai quanto mi renda felice il fatto che tu sia qui con me..” fece una pausa “È una cosa bella.”
“Lo stesso vale per me.” mi stesi anche io “E in più mi piace la luna e soprattutto le stelle.”
“Resta con me e le vedrai. Entrambe.”
Alzai gli occhi al cielo e restai affascinata. Da una parte la luna piena circondata da migliaia di stelle brillanti. Sembravano tanti piccoli diamanti sparsi nel cielo. Notai Dylan guardami sorridendo.
“Che c'è?”
“N-nulla..” si bloccò.
“Senti Dylan.. Avrai sicuramente visto quelle foto..”
“Emilia, non mi interessa. Foto o non foto resti sempre la mia compagna di stelle.” mi sorrise.
“D-d'accordo..”
“E adesso dobbiamo prestare attenzione a quelle cadenti. Potrebbero spuntare da un momento all'altro.”
E così passai un'intera serata a caccia di stelle cadenti con Dylan. Avevo fatto degli enormi passi avanti ma non potevo mai immaginare cosa mi sarebbe successo il giorno dopo in quella cazzo di scuola. Non potevo immaginare la cattiveria dei miei 'compagni di classe'.

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