POV: Manuel
- "Voglio solo aiutarti, perché continui a comportarti così?"
- "Nessuno può aiutarmi, nemmeno tu, perciò vattene."
- "Spiegarmi perché."
- "Simone, basta! Non voglio più avere a che fare con te, sparisci!"
Lo vedo uscire dall'officina, arrabbiato e ferito: sbatte con forza la porta dietro di sé. Poco dopo, odo lo schianto: corro fuori per capire cosa sia successo. La scena che mi si palesa davanti mi fa raggelare il sangue: Simone riverso a terra, in una pozza di sangue, dopo essere stato investito.
.
Mi sveglio di soprassalto, madido di sudore, in un letto che riconosco non essere il mio: ho mal di testa ma la sbronza sembra passata quasi del tutto. Te credo, con un incubo del genere.
- "Manuel, tutto bene?", riconosco la sua voce, seppur assonnata, e mi giro a destra, verso di lui. Lo vedo che è lì a scrutarmi perplesso e preoccupato: la luce fioca della abat-jour crea un sinuoso effetto chiaroscuro sul suo volto spigoloso. Fino a qualche secondo prima, avevo il cuore in gola, terrorizzato all'idea di averlo perso: ora me lo ritrovo nello stesso letto a chiedermi come sto. Senza troppe cerimonie, mi sporgo verso di lui, ruotando il busto e afferrandogli la testa con la mano sinistra per avvicinarlo a me: lo bacio con passione e delicatezza, senza nemmeno chiedergli il permesso.
- "Manuel..." replica.
- "Ti voglio", pronuncio a fior di labbra.
Lui si blocca e si stacca da me per guardarmi negli occhi.
Provo a riavvicinarmi alla sua bocca. "Ne ho bisogno", sussurro, ma vedo che ancora non è convinto: "Non scapperò stavolta."
Nel sorriso che sfoggia subito dopo, potrei naufragare all'infinito, senza mai aver bisogno di trovare punto d'approdo. Torno a concentrarmi sulle sue labbra, baciandole, mordicchiandole e leccandole. Con un colpo secco, mi metto sopra di lui, facendo aderire i nostri corpi: la stoffa dei pigiami è così sottile da riuscire a darci un po' di sollievo quando le nostre erezioni si sfregano tra loro.
Mi tiro su per togliermi la maglietta, nonostante le lamentele per quell'improvviso distacco: faccio alzare anche lui per liberarlo da quel tessuto. I riccioli neri rimbalzano sulla sua fronte appena gli sfilo la maglia: i suoi occhi scuri sono pregni di paura, incredulità ed eccitazione. Mi fiondo di nuovo sulla sua bocca: con la mano destra, gli afferro i capelli per fargli inarcare la testa all'indietro e poter scendere con le labbra e i denti sul suo collo. Ci liberiamo anche dei pantaloni, finiti a fare compagnia al resto dei vestiti sul pavimento: viene ad entrambi da ridere per come ci riscopriamo impacciati in quella situazione. D'un tratto, mentre continuiamo a strusciarci, mi prende il viso tra le mani, mi guarda intensamente e annuisce: ricomincio a baciarlo senza tregua. Si stende di nuovo e io non smetto mai di osservarlo: i miei occhi sono fissi nei suoi. Non distolgo lo sguardo nemmeno quando entro dentro di lui con delicatezza: la sua iniziale espressione di dolore mi fa desistere dal continuare, ma lui mi tranquillizza. Mentre velocizzo pian piano le spinte, prendo in mano la sua erezione iniziandola a masturbare: "Manuel, cazzo!"
Sentirgli pronunciare il mio nome con quel tono mi fa letteralmente impazzire: veniamo poco dopo, entrambi nello stesso momento, come l'ultima volta. Sudati e incapaci di proferire parola su ciò che è appena accaduto, ci guardiamo confusi. Entrambi andiamo a darci una ripulita in bagno, lui a quello di camera sua e io in quello che avevo usato solo poche ore prima durante la festa. Appoggio le mani sul lavandino e mi guardo allo specchio: le curve dei miei ricci riflettono la luce che illumina la mia fronte. Inabile a sostenere il mio stesso sguardo, mi sciacquo la faccia con il getto freddo. Torno in camera, lui già sta di nuovo sotto le coperte, ma stavolta senza maglia del pigiama. Mi osserva con un'occhiata timorosa appena rientro: gli si legge in faccia che ha il terrore che io possa fuggire di nuovo. Si passa una mano tra i capelli, sorridendo debolmente e sostenendo il mio sguardo: devo fare appello, con tutte le mie forze, ad un minimo di contegno per non fiondarmi di nuovo su di lui e possederlo per la seconda volta. Gli sorrido e mi metto anch'io sotto le coperte: gli stampo un bacio casto sulle labbra e vedo i suoi occhi illuminarsi. Ci addormentiamo così, con le mani incrociate, senza bisogno di dover parlare: esausti, ancora un po' brilli e decisamente estasiati.
* * *
Sento il telefono squillare sul comodino e mi sveglio: il sole sta or ora sorgendo. Prendo il cellulare per vedere chi mi sta chiamando a quest'orario improbabile: leggo il nome e inizio a sudare freddo. Sbarra. Mi volto verso Simone: dorme ancora profondamente. Mi alzo in fretta ed esco dalla camera: "A' regazzi', vedi de farti trova' sotto casa tua tra dieci minuti, sennò saliamo da tu' madre."
Come se avessi le ali ai piedi, torno in stanza e prendo le mie cose per andare via: sono preoccupato per cosa mi aspetterà, ma preferisco rimettermi in mezzo ai guai piuttosto che far incasinare Simone al posto mio. Prima di uscire, gli rivolgo un'ultima occhiata: sorrido debolmente alla vista della sua espressione rilassata mentre dorme, poi abbasso lo sguardo e mi dirigo verso l'uscita.
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Scusate il ritardo: ieri non ho fatto in tempo a pubblicare il capitolo.
Spero vi piaccia. Votate e lasciate qualche recensione, se vi va.
Enjoy.
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Non c'è un finale. ~ Simuel
RomanceAVVERTENZE: questa storia è il prequel di "Non siamo su binari diversi: tu sei il mio binario ~ Simuel" Storia su Simone e Manuel, ambientata durante e dopo la prima stagione di "Un professore" (prima di leggerla, è meglio vedere tutte le puntate...