POV: Simone
"Michel Foucault ha cercato di capire come il potere di controlla e ci punisce se non ci allineiamo con lui". Già da quelle parole avrei dovuto capire che la lezione di mio padre, quel giorno in palestra, non era affatto casuale. "La nostra paura più grande è quella di mostrarci agli altri per quello che siamo in realtà". Dice queste parole indugiando qualche secondo di troppo con lo sguardo su di me. "Ma io sono normale? Sono come gli altri? Gli altri mi accetteranno?" Quelle tre domande stanno rimbombando nella mia testa da settimane ormai e Dante, mio padre, il professore di filosofia che tutti ammirano e stimano, le sta spiattellando ad alta voce davanti a tutta la classe. Mi blocco per un secondo improvvisamente e quasi vengo travolto da Giulio: scuoto la testa e mi rimetto a camminare normalmente. Ho la sensazione di girovagare a vuoto nella palestra, senza vestiti, completamente nudo, con il corpo imbrattato da quelle tre domande, scritte con inchiostro indelebile. Ho voglia di nascondermi, di scappare e non tornare mai più. La spiegazione sta proseguendo e tutti sembrano così interessati: "Oggi l'omosessualità è normale?" chiede il professore. Le risposte di Luna e Laura sono dolci e gentili.
"'Nsomma...Mica è tanto normale esse' finocchio". Nota bene: quando si ha bisogno di parole di conforto, l'ultima persona a cui rivolgersi è Matteo. "Pe' me è normale: ognuno è libero de fa' quello che je pare": la frase di Manuel mi fa saltare un battito. Il tono che usa è talmente delicato che le parole assumono la forma di cuscini morbidi su cui tuffarsi.
"Foucault sostiene che il nostro io all'inizio è completamente vuoto e che sta a noi evitare che si riempia di conformismo". Mio padre continua a parlare, ma ho il sentore che l'unica persona a cui stia realmente rivolgendo la sua spiegazione sono io. "Per essere liberi dobbiamo assolutamente passare attraverso la sessualità. Se noi non viviamo la nostra sessualità non possiamo definirci liberi, e per vivere in piena libertà la nostra sessualità dobbiamo affrontare quelle che sono le nostre paure: e questo vale per le idee, per le passioni, per l'amore." Subito dopo ci ordina di camminare in cerchio, tutti nello stesso verso antiorario. "Il conformismo è come un carcere con pareti trasparenti. Ora vi chiedo: come possiamo cercare di non essere ingabbiati?" "Non bisogna mai rinunciare a noi stessi, qualunque cosa siamo". La risposta di Manuel è come una carezza leggera sul cuore. Sono dietro di lui: vedo i ricci scompigliati e serro la mascella al pensiero di volerci immergere la mano. Passo poi a fissare mio padre, deglutisco senza abbassare lo sguardo: perché deve sempre impicciarsi in affari che non sono i suoi? Non voglio il suo aiuto: non ho bisogno dell'aiuto di nessuno.
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L'inizio sarà un po' lento, lo ammetto: voi, però, non fermatevi solo all'apparenza. Continuate a leggere :)
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Non c'è un finale. ~ Simuel
RomanceAVVERTENZE: questa storia è il prequel di "Non siamo su binari diversi: tu sei il mio binario ~ Simuel" Storia su Simone e Manuel, ambientata durante e dopo la prima stagione di "Un professore" (prima di leggerla, è meglio vedere tutte le puntate...