Capitolo 5

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Questa notte non è stata una delle migliori, il passato mi tormenta è da quello non si può scappare purtroppo.
avrò finito due pacchetti di sigarette, mi sento stanca.
È poi c'è lui...
Ogni volta che lo vedo passare per i corridoi, ogni volta che mi guarda mentre spiega la sua lezione, io provo un mucchio di emozioni che so che non dovrei provare.

Lunedì avrò la mia seconda lezione privata con lui, sono allegra ma da una parte scontenta.
Forse tutto quello che penso di sentire, è solo una mia illusione perché sono stata sola per troppo tempo, io non lo conosco bene e non riesco ancora a capire il perché io mi senta così, anche solo per un suo sguardo.

La prima cosa che faccio è alzarmi dal letto, devo trovare la voglia di prepararmi per oggi, devo uscire con Thomas è voglio divertirmi come mai ho fatto.

Mi faccio una doccia bollente per abbandonare un po' i pensieri, prendo il getto d'acqua e lo punto tutto sulla faccia, abbasso la testa all'indietro e mi godo la sensazione dell'acqua calda.
Uscita dalla doccia cerco di rilassarmi, uso un po' il cellulare, apro Instagram e leggo vari articoli.

Ad un certo punto mi viene l'idea di cercare il profilo del professor Bridge giusto per curiosità.

Lo trovo con molta facilità, è appassionato di fotografia e i suoi scatti sono davvero bellissimi.
Mi piacciono molto le sue foto.
Poi mi imbatto in una foto in particolare, e caspita.
Non ho mai visto tanta delicatezza e bellezza allo stesso tempo.
Rimango lì ferma a guardare le sue meravigliose foto, e scopro che abbiamo molte cose in comune, la fotografia, i quadri i musei, l'arte.
Nella foto in cui mi sono imbattuta prima è rappresentato un disegno, con una donna ritratta, che piange.
Sembra reale, anche essendo un disegno.
Il suo pianto sembra uno di quei pianti disperati.
Questo disegno mi ha lasciata sbalordita, me ne sono innamorata.
Il disegno sembra essere fatto perfettamente, le lacrime sembrano reali..
trasmette angoscia, solitudine, infelicità e molte altre emozioni che non posso elencare.

Non mi è mai piaciuto piangere.
Ho pianto poche volte in vita mia, sono una ragazza che tiene tutto dentro, non faccio mai trapelare le emozioni.
Mi sfogo con i libri, perché quando leggo, è come se uscissi dalla mia vita e mi immedesimassi completamente nel libro, la lettura mi ha salvato la vita, soprattutto quando ho passato il periodo a dover badare a mia madre, lei non riusciva più a farlo sola, quindi dovevo occuparmene io.
Ogni sera finita la mia bruttissima giornata, mi mettevo sul mio letto a leggere qualsiasi libro trovassi sullo scaffale della mia vecchia casa.
Anche avendo cambiato tutto, il mio vuoto non è ancora stato colmato.

Fra mezz'ora dovrebbe venire a prendermi Thomas, non mi sono preparata per niente, ho letto un libro e ho perso la cognizione del tempo.

Mi vesto abbastanza semplice non volendo fare colpo su nessuno, mi sistemo come meglio posso dandomi una piccola truccata e soprattutto coprendo le mie immense occhiaie. Ho messo dei normalissimi jeans larghi e un maglione pesante.

Sento il campanello suonare, prendo la borsa e vado subito a prendere l'ascensore.
Mentre cammino verso la macchina di Thomas mi arriva una notifica:
"Stefan Bridge ha chiesto di seguirti"
<<Non me lo sarei mai aspettata>>
Sussurro e mi fermo un attimo, lo ha fatto davvero?
Ma ciò vuol dire che mi ha pensato..

Suona un clacson.
È Thomas.
Continuo a camminare verso la sua macchina decidendo di pensarci dopo.

<<Scusami, stavo rispondendo alla padrona di casa>>
Dico trovando la scusa più veloce
<<Non scusarti, tranquilla Clara>>
Mi rilasso e la macchina parte, ci mettiamo a litigare per la musica da scegliere.
<<I tuoi gusti musicali mi fanno ribrezzo>>
Dico io e lui ridacchia, i suoi gusti musicali non mi piacciono davvero, ascolta la trap
<<E a me i tuoi!>>
Ribatte lui e stavolta ridacchiamo entrambi, lo trovo molto divertente

Arriviamo al pub e devo dire che è davvero un bel posto, è pieno di led rossi e viola e ci sono un mucchio di persone.
Noi andiamo a sederci in un posto un po' isolato
<< Che prendi da bere?>>
Mi chiede lui e poi si rivolge al barista
<<Prendo un Malibu cola>>
È uno degli unici drink che io abbia mai bevuto, non sono una ragazza che frequenta molto le discoteche o i pub, la maggior parte mi mettono ansia e non mi piace stare in mezzo a troppa gente.
Il posto che abbiamo preso io e lui è quasi in disparte da tutto il resto della gente, e a me va benissimo così

<<Due Malibu cola, grazie! >>
Esco subito dei soldi per poterlo pagare da sola, ma lui ritira la mia mano indietro e paga lui.
È davvero molto carino
<<Ciao bella!>>
Mi volto e vedo un ragazzo, mi mette paura con la sua altezza, i suoi capelli neri e la sua eccessiva puzza di whiskey.
Decido di evitare il suo commento.
<<Che ne dici di lavorare qui come barista sei molto bella ti ci vedo nel mio pub! Saresti perfetta!>>
Mi servirebbe un lavoro, ma questo tizio mi inquieta.
Molto probabilmente sarà troppo ubriaco per ragionare, ma la mia necessità di trovare lavoro è molta, i risparmi che avevo accumulato nella vecchia città stanno finendo, ho un disperato bisogno di soldi
<<Ti lascio il mio numero, contattami quando sarai più sobrio>>
Spero tanto che lui mi contatti, in ogni caso potrei ritornare qui e parlarci in un altro momento.

<<Chi era quel tizio? Lo conosci?>>
Torna Thomas con un piatto pieno di patatine fritte
<<Non lo conosco, mi ha proposto di venire a lavorare qui>>
Dico e inizio a sorseggiare il mio drink, lui annuisce e fa lo stesso.
Beviamo quasi tutto in un colpo i vari shottini di vodka e lui si alza, con tutta la solarità che mi trasmette e dice:
<<Ubriachiamoci e balliamo!>>
Mi prende una mano e mi trasporta nell'immensa folla di persone, balliamo i balli più stravaganti di tutta la sala, ci sbizzarriamo ed io mi sento finalmente felice.
Mi prende in braccio, mi trasporta in mezzo a tutte le persone, io rido come una matta, mi fa scendere e adesso ci teniamo per mano, ballando ancora e ridendo.

<<È arrivata l'ora di tornare a casa, sono quasi le tre di notte>>
Dopo questa frase non ho capito più niente, mi sono ritrovata sul mio letto, troppo sbronza per capire come io ci sia arrivata.

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