Capitolo 14

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Pov Clara

Per il troppo dolore di schiena mi rigiro tra le lenzuola calde che mi circondano, noto le prime luci dell'alba e capisco di essermi svegliata troppo presto.
Ma purtroppo il sonno è totalmente scomparso.

Quello che è successo ieri mi ha scosso... avrò dormito poche ore, il sonno non è mai stato mio grande amico fin da quando ero piccola.
Ricordo ancora mia madre che mi raccontava sempre che non dormivo mai, piangevo perché volevo tenere sempre qualcosa stretto tra le braccia.
Mia madre non si poteva permettere di comprare giocattoli, lavorava come lava piatti e la paga non era molta.

Mio padre era crudele e non voleva vedermi dormire insieme alla mia mamma, mi diceva che altrimenti non sarei cresciuta come si deve.
Quelle volte in cui non si ritirava a casa dormivo con mia madre essendo che non dormivo bene...

Mia madre ha sempre avuto molti alti e bassi, ma tutto peggiorò quando io divenni
adolescente, cominciò a fare quello che faceva mio padre.
Si rovinò e non tornò più se stessa.
Si trasformò in un mostro.
Come lui, quella merda di mio padre, che mi ha rovinato la vita.
Mi ha tolto la felicità e non smette di togliermela.
Non c'è un secondo in cui non penso a lui, solo quando sono con Stefan Bridge i pensieri sembrano attutirsi.

Mi arriva una telefonata, rispondo un po' riluttante.
<<Pronto?>>
Arriva in fretta la risposta da parte di un ragazzo
<<Ei bellezza buongiorno! Non ti scordare che oggi è il tuo primo giorno di lavoro. Alle 23:00! Puntuale miraccomando, i clienti non devono aspettare>>

Tutto ad un tratto mi ricordo che oggi è sabato.
E che oggi è il mio primo giorno di lavoro.
Ha fatto bene a chiamarmi, sennò mi sarei scordata.

<<Si certo non si preoccupi, sarò puntuale>>
<<Tesoro non stai parlando con il tuo professore, non mi dare del tu. Mi chiamo Alex>>
Se solo sapesse cosa succede con il mio professore, penso che avrebbe da ridire.
<<Va bene, a sta sera Alex>>
Attacco senza dargli il tempo di rispondere,
che sfacciato.

Per tutta la mattina passo il tempo a pulire e a dare una sistemata a casa mia, che
sembra un campo di battaglia.

Dopo un po' mi metto comoda sul mio divano, rispondo ai vari messaggi di Thomas che mi racconta di come stava per far bruciare casa per un pancakes...
È il ragazzo più stupido e divertente che abbia mai conosciuto.
Penso sia l'unica persona che mi faccia sentire senza pesi e che non mi faccia venire milioni di paranoie al secondo.

Si fanno le otto e comincio a sistemarmi un minimo, faccio una doccia e dopo un po' mi asciugo i capelli.
Faccio una coda bassa e mi passo un leggero strato di correttore sopra le profonde occhiaie, e un po' di mascara.
Faccio una piccola linea di eyeliner e il trucco è pronto.
Metto un paio di jeans e una T-shirt avrò una divisa, non mi interessa l'abbigliamento che avrò.

Arrivo al pub in orario e vedo Alex venire verso di me, devo dire che è molto carino. Potrà avere qualche anno in più di me.
Sembra felicissimo di vedermi.
Ha i capelli neri e una postura molto sciolta, sembra il solito ragazzo con problemi di alcolismo che si vede nei film.

Entriamo in uno specie di stanzino pieno di bottiglie di whisky e vodka.
<<Ei bellissima>>
Mi prende il mento e mi posa un bacio sulla guancia.
Io rimango bloccata, inaspettato.
<<Questa è la tua divisa. Anche se in realtà è solo un grembiule e se vuoi puoi mettere anche questo berretto>>
Sorride e mi porge i vestiti.
<<Grazie>>
Lo guardo dritto negli occhi e lui sembra non riuscire più a parlare.
È davvero carino con la sua area strafottente.
Si riprende e continua.
<<Se c'è qualche ubriaco che ti porta fastidio basta che lo dici al tuo collega che lo manderà via. Tutte le mance che riceverai sono tue e a fine serata ti pago>>
Non dovrebbe pagare a fine settimana?
<<Pensavo pagassi ogni fine settimana>>
Dò voce ai miei pensieri.
<<Oh no, tu non verrai ogni giorno della settimana. Poi ti avvertirò io quando dovrai venire>>
Resto ferma a guardarlo un po' confusa ma faccio finta di nulla.

Va subito via e io comincio a mettere il grembiule.
Vedo un uomo dritto davanti a me e sussulto per la paura.
<<Sbrigati ragazzina il turno è appena cominciato>>
È un uomo sulla trentina con la barba, sembra losco.
È un muro di muscoli.
Vedo che ha il mio stesso grembiule quindi capisco che lui è il mio collega... sarà una lunga serata.

Dopo un po' prendo la mano a fare Martini e a dare birre a tutti questi vecchi ubriaconi.
<<Ora inizia la serata vera e propria, preparati con le birre e la vodka, ragazzina>>
Mi grida il mio collega per la musica troppo alta, io annuisco guardando verso la sua parte.
La musica rimbomba nelle mie orecchie e penso che a fine serata sarò sorda.
Non ce la faccio più con l'album del 2010 di David Guetta, le canzoni sono troppo forti e la mia testa scoppia.
Vedo una folla assurda di ragazze e ragazzi che vengono verso di me quindi comincio a lavorare senza sosta.

Sono le tre e il mio turno è finalmente finito, sono sfinita.
Esco dal bancone e vedo dei ragazzi ballare mezzi nudi su dei pali di metallo.
Mi tappo le orecchie per la musica e per tutte le urla di ragazze in preda agli ormoni.

Arrivo vicino Alex che trovo con molta facilità stranamente.
<<Come è stato il primo giorno?>>
Vedo che conta i soldi che penso mi debba dare.
<<Pensavo peggio>>
<<Le mance sono state buone?>>
<<Si molto!>>

Devo dire che questo lavoro è molto stancante ma i soldi che si guadagnano sono molti, penso che continuerò a lavorarci.

<<Questi sono tuoi, spero di rivederti, sei brava. E sei anche bella, molto bella>>
Rimango in silenzio non sapendo se ringraziarlo per il complimento o spaventarmi.
Ci sta provando con me?
<<Ehm... grazie>>
Sorride e mi da una pacca sulla spalla sorridendo.
<<Ci sentiamo presto, bella>>
Inevitabilmente sorrido anche io.

Lo saluto con un cenno della mano e vado a casa.

Davanti a me trovo una macchina familiare con una chioma rossa dentro.
È Thomas!
Mi avvicino alla macchina sorridente.
<<Secondo te ti faccio tornare a casa sola alle 3 di notte?>>
Rido e mi avvicino sempre di più.
<<Thomas ma che ci fai qui?>>
<<Sali che ti spiego>>
Sembra così felice, ha i capelli scompigliati e noto un succhiotto sul collo.
<<La ragazza della palestra?>>
Lo guardo con un sorriso, lui ricambia imbarazzato.
<<Si, sono stato da lei e sapevo che saresti uscita ora da lavoro, quindi sono passato a prenderti>>
Mi fa gli occhi dolci e non riesco a non abbracciarlo.

<<Ti voglio bene carotina>>
Spettino ancora di più i suoi capelli e ridiamo entrambi.
Salgo in macchina e lui mi racconta tutta l'uscita che c'è stata con la ragazza della palestra.

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