Capitolo 11

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Io e Thomas abbiamo passato un pomeriggio stupendo, in generale ogni volta in sua presenza io sto bene.
Mi sento me stessa, non sento il bisogno di nascondere nulla.
Da lui non mi sento giudicata in nessuna maniera, è una persona rara.
Non avrei mai immaginato di trovare una persona così...
Spero che non mi abbandonerà, non sopporterei quel genere di dolore.

Ho dormito abbastanza con quelle bustine che mi hanno dato ieri in farmacia, mi sono svegliata tranquilla e rilassata.

Mi preparo e sistemo lo zaino per andare all'università, oggi ho un'ora di diritto, non ho completamente voglia di ascoltare le spiegazioni che fa la professoressa, è troppo noiosa.
E poi ho ben tre ore di biologia, la cosa non mi emoziona più di tanto.
Dopo tutto quello che è successo in quella casa non abbiamo più parlato, ci siamo solo dati sguardi strani per i corridoi, non mi ha più contattata per le foto e ha smesso di darmi lezioni private, mi piaceva passare tempo con lui.
Però alla fine ha detto chiaro e tondo: non esiste niente.

Arrivo a scuola in ritardo a causa dell'autobus.
Cammino molto velocemente per riuscire ad arrivare nell'aula di diritto e stranamente la professoressa non dice nulla quando entro.
Per tutta la lezione prendo appunti, la professoressa è noiosa ma la materia mi piace.
Finita l'ora vado a prendere un caffè.
Il caffè è la mia salvezza la mattina, mi risveglio subito e riesco a stare più attenta durante la lezione.

<<Clara!>>
Arriva Thomas accanto a me.
<<Thom!>>
<<Ho dimenticato il carica batterie da te ieri>>
Si avvicina a me e mi lascia un bacio sulla guancia.
<<Se vuoi te lo porto domani, oppure lo prendi tu stasera>>
<<Oggi non posso passare a prenderlo, devo vedere una ragazza che ho conosciuto in palestra>>
Non avrei mai pensato di ricevere una notizia del genere, e non pensavo di riuscire a provare felicità per le cose belle che accadono agli altri.
<<Sono felicissima per te! Allora te lo porto domani>>
Decido di non fare troppe domande sulla ragazza, quando verrà a casa mia lo riempirò di domande.
<<Va bene, mi offri un caffè?>>
Mi chiede e ridiamo entrambi.

Beviamo il nostro caffè appoggiati al muro del corridoio della scuola.
Vediamo due ragazzi litigare, ci guardiamo in faccia un po' sconvolti quando vediamo che arrivano più di quattro ragazzi con delle bottiglie vuote di birra con aria minacciosa verso uno di quei ragazzi.
Uno dei ragazzi con la bottiglia in mano colpisce in testa il ragazzo
<< Oh dio mio>>
dico quando vedo il ragazzo cadere a terra
<< Clara siamo troppo vicini allontaniamoci>>
stavo per rispondere ma delle ragazze si avvicinano a noi con aria minacciosa.

<< Ma guarda guarda chi abbiamo qui... quella nuova>>
dice una delle ragazze con tono beffardo
<< Si, c'è qualche problema per caso...?>>
dico insicura
<< Wow ma allora parli?>>
Dice una ragazza dai capelli neri, tutte ridono in coro.
Odio queste cose, mi fanno andare fuori di testa.
<< Clara andiamo via cazzo!>>
Dice Thomas al mio orecchio infuriato
<< Troietta cara... hai visto già abbastanza cerca di volare via da qui >>
Dice la ragazza dai capelli ossigenati, ha un vestitino così tanto stretto che riesco a vedere perfettamente ogni pezzo del suo corpo.
È mi chiama Troia?

<<Clara andiamo>>
Thomas mi prende per la felpa per andare via ma io non mi lascio dire troia da una ragazza che non sa niente di me.
<<Io ti consiglio di non parlare così, se fossi in te comincerei ad andare via perché dietro le tue spalle riesco a vedere tutti i professori e il preside>>
Faccio un sorrisetto quando vedo il professor Bridge arrivare verso di noi con gli altri professori, capisco dalla sua espressione che mi sta chiedendo di andare via, guardo un'ultima volta la ragazza e io e Thomas ci allontaniamo.

<<Non credevo che fossi così! Ne sei uscita con stile>>
<<Non ho detto niente di ché>>

È da tanto che qualcuno non mi diceva cose di questo tipo e con questo tono, quando facevo le superiori mai nessuna ha provato ad insultarmi, mi ignoravano tutti e mi trovavano strana.
Io stavo sempre in silenzio e per questo non mi sono mai integrata.
Avevo troppi problemi a casa e in famiglia per riuscire a gestire degli amici o addirittura un fidanzato.
L'unico fidanzato che io abbia mai avuto ha deciso di lasciarmi perché non provava più niente per me, ma come biasimarlo, chi mai proverebbe qualcosa per la ragazza che non parla mai?
Nessuno.

Penso quindi che le superiori siano state uno dei periodi più brutti della mia vita, passavo i pomeriggi a studiare con le urla in sottofondo dei miei genitori.
Proprio in quel periodo mio padre stava iniziando a bere e mia madre veniva trattata come se fosse spazzatura.
Io essendo piccola non potevo fare niente, sennò mi avrebbe picchiata o mi avrebbe fatto del male.
Lui è stato molto cattivo con me e con mia madre, molte volte la picchiava, e alcune volte lo ha fatto anche con me.
Lui è l'incubo che mi perseguita ogni giorno.
Lui che prendeva la mia mano e la sbatteva sul comò di camera mia, lui che rompeva ogni cosa trovasse a casa, lui che beveva e tornava completamente ubriaco.
Il solo pensiero mi fa morire...

Cammino velocemente verso l'aula di biologia, se cammino veloce magari questi brutti ricordi si dissolvono...

Entro in classe e non c'è ancora nessuno, ma cosa sta succedendo?
C'è la giacca del professor Bridge sul tavolo, una strana idea percorre la mia mente.
Poso lo zaino sul mio banco e mi avvicino alla cattedra.
Prendo la giacca del professor Bridge, ci fiondo il naso sopra, l'impulso è stato più forte di me.
Quel suo odore così dannatamente buono mi riempie le narici, il suo odore mi turba.
Riposo il la sua giacca e torno al mio posto.

Prendo il mio cellulare e scrivo un messaggio a Thomas.
"Sai dove sono tutti? La mia classe è vuota"
"Io pure sono in classe ma non c'è nessuno, onestamente non ho la più pallida idea di dove siano tutti"

Sento un rumore, alzo lo sguardo e vedo Stefan appoggiato all'angolo della porta.
Mi guarda attentamente e va a sedersi sulla sedia della sua cattedra, senza mai distogliere lo sguardo da me.

<<Non ti ha fatto nulla quella
ragazza, vero?...>>
Mi chiede ormai seduto davanti a me.
<<Vero>>
Rispondo con una punta di fastidio nella mia voce, ha completamente smesso di parlarmi da quel giorno.
<<Come mai sei qui?>>
<<Come mai non dovrei essere qui?>>
Non capisco.
<<Stanno scioperando tutti gli alunni per i bassi voti che abbiamo dato ai ragazzi dell'ultimo anno>>
<<E quindi?>>
<<Puoi andare via... oppure puoi rimanere a fare lezione con me>>

Resto abbastanza allibita dalla sua proposta, mi piacerebbe accettare ma voglio anche fare proprio come ha fatto lui in questi giorni, voglio cercare di ignorarlo.
Ma la mia bocca non riesce a controllarsi.
<<Non mi parla più e adesso mi chiedi di fare lezione?>>
Cosa ho appena fatto.
Mi sento umiliata quindi mi alzo dalla sedia e cammino subito verso la porta.
Lui si alza e viene verso di me, si piazza davanti la porta per bloccarmi il passaggio.
<<Perché ti interessa tanto? Gli altri professori ti parlano?>>
Chiede lui guardandomi con quel suo maledetto sguardo.
Io inevitabilmente sposto il mio sguardo sulle sua labbra che non riuscivo a guardare così bene da un po'.
alzo lo guardo nei suoi occhi e mi allontano un po'.
<<Le lezioni private?>>
Cambio subito argomento perché so che se anche dovessi continuare quello, la sua prospettiva è diversa dalla mia.
Per lui sono solo una semplice alunna.
<<Domani, alle 16, puntuale>>
Lo dice senza staccare lo sguardo dai miei occhi... siamo così vicini...

Mi guarda per altri secondi e poi si gira.
Torna a sedersi ed io esco dall'aula.
Molto scombussolata cammino per il corridoio.
Sento la porta alle mie spalle aprirsi,
mi giro è vedo il professor Bridge arrivare verso di me.
Io mi blocco.
cosa sta succedendo?
Si avvicina a me, mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio...
e sussurra:
<<Devi ancora mandarmi le foto che ho scattato quel giorno>>

La sua voce profonda mi procura milioni di brividi, mi sento strana...
sento sensazioni con lui che...
non dovrei provare.

Si allontana e ritorna indietro.
Cerco di andare via ma il mio cuore batte forte così forte che sembra che voglia uscire dal mio petto, sto sperando in qualcosa di inesistente.

Di impossibile.
Di sbagliato.
Di proibito.•

𝑆𝑎𝑣𝑒 𝑚𝑒   Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora