capitolo 18

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Siamo quasi arrivati a casa, lei ancora dorme.
Non capisco perché stia così...
Forse non avrà mangiato, o forse era troppo sconvolta per tutto quello che è successo.
Mi sento in colpa.
Nella mia vita non sono mai stato così tanto in pensiero per qualcuno, sono sempre stato strafottente in tutto e con tutti.
Non sono mai stato protettivo con nessuna, le ragazze andavano e venivano.
Non mi sono mai soffermato sulla parola "amore" ne mai mi è importato.
Alla sua età pensavo solo a combinare cazzate con gli amici, anche se a volte mi facevo prendere un po' troppo la mano.

Guardo le mie mani, tremano, un ricordo pieno di dolore ritorna vivo come non mai dentro di me...
Non mi libererò mai di questo ricordo che mi tormenta ancora oggi, anche se son passati molti anni.

•Flashback•

<< Pronto? >>
<< Stefan... sono la madre di Tom>>
<<È successo qualcosa?>>
<<Sapevo fossi in università... ma sono passati già due giorni dall'accaduto>>
Piange
<< S-Stefan... T-tom è morto.>>

•fine flashback•

Non scorderò mai quella chiamata, ma ancor di più il dolore che ho provato.
Era un fratello per me.
Non sono stato presente per lui, e non so come potrei essere presente per lei.
Cerco di distogliere la mente da questo ricordo, guardando colei che mi fa sentire quel qualcosa che non so ancora spiegare dentro me.

Posteggio la macchina nel vialetto di casa mia, guardo Clara rannicchiata sul sedile accanto a me...
la sua gonna si è pericolosamente alzata.
Con tutto me stesso cerco di non soffermarmi su quel punto.
Quando dorme è incantevole, sembra un angelo...

Scendo dalla macchina, apro lo sportello e la prendo in braccio delicatamente per non svegliarla.
È davvero minuta in confronto a me, riuscirei ad alzarla anche con una mano.
Entro in casa cercando di fare meno rumore possibile ma Salem non aiuta, comincia a miagolare insistentemente.
<<Shhh! Sta' zitto rompi palle >>
Dico spostandolo con la gamba.

Sento Clara fare un respiro profondo mentre stringe con la mano la mia giacca pesante...
mi vene la pelle d'oca e la cosa mi disturba.
Perché mi fa questo effetto, diamine...

Salgo le scale e mi dirigo verso la porta della mia stanza, ahimè non ho una stanza degli ospiti...
Perché non ne ho mai voluti di ospiti in realtà, preferisco non avere compagnia.

Lentamente la poggio sopra il mio letto, le levo le scarpe e la copro delicatamente con il piumone.
Mi soffermo a guardare il suo viso così lineare, così perfetto ai miei occhi.
Le sposto un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, mi abbasso e la guardo ancora per un po', il suo viso rappresenta un dipinto raro, perfetto.
Guardi ogni suo particolare e ti innamori delle sfumature, dei colori, dei particolari che lo rendono unico nel suo genere.
Lei ha qualcosa di diverso, non so descriverlo.
Lei confonde il mio essere.

Mi allontano guardando il suo corpo coperto, vorrei che non fossimo in questa situazione, vorrei che non fosse una mia alunna, vorrei non essere così tremendamente attratto dalla sua persona.

Scendo le scale e mi dirigo verso il divano buttandomici con pesantezza.
Salem puntualmente sale sulle mie gambe, e lentamente mi faccio trasportare dai pensieri, dalle domande, dalle frustrazioni che mi perseguitano.
E dal pensiero che al momento c'è una mia alunna che dorme sul mio letto.

Sono tremendamente frustato, e il pensiero di come si senta in questo momento Clara mi sta uccidendo.

•Pov Clara

Una Luce calda riscalda il mio volto e un miagolio mi sveglia lentamente, mi sento circondata da un profumo familiare...
Un profumo che saprei riconoscere tra mille.
Apro lentamente gli occhi e capisco ti trovarmi in una stanza da letto che non conosco, con un gatto grigio che mi guarda incuriosito che penso di conoscere.
Mi guardo ancora un po' attorno.
È tutto scuro.
Le pareti verde scuro, le lenzuola verde scuro, le fodere dei cuscini in verde scuro...
Questa stanza è proprio fatta per lui.
C'è anche una scrivania, nera, con un mucchio di libri sopra ed una lampada bianca.
Questa stanza non è affatto allegra, tutt'altro.
Abbasso il mio naso sul piumone che mi circonda, sono nella stanza da letto di Stefan...
Sento le mie guance andare a fuoco insieme a tutto il mio corpo, non posso credere di aver dormito davvero nel suo letto.
Ma la vera domanda è come ci sono arrivata fin qui...
Ma soprattutto perché?

Non ricordo quasi nulla di ieri sera, ricordo solo di essermi addormentata in macchina per il forte mal di testa.

Mi alzo dal letto e esco lentamente dalla stanza, non so che ore siano...
In tutta onestà non so nemmeno dove sia il mio zaino ne le mie scarpe.
Mentre scendo le scale sento un forte profumo di caffè.
Per qualche secondo mi viene il batti cuore per l'ansia, come mi dovrei comportare ora?
Cosa dovrei dire...
Dio che imbarazzo...

Appena finito di scendere le scale mi volto e lo vedo...
con una canottiera e una tuta, lo guardo  attentamente prima che si accorga della mia presenza, riesco a vedere dei tatuaggi sulle braccia, non lo credevo un tipo da tatuaggi.
I suoi muscoli si contraggono a ogni suo movimento.
Mi soffermo a guardare il suo fisico per forse troppo tempo.
il mio cuore comincia a martellare e sembra voglia uscire dal mio petto.

Dopo un po' si gira e mi vede, il suo sguardo è strano...
mi guarda con riservatezza, anche dopo tutto quello che è successo.
<<Ehm... buongiorno >>
Dico un po' insicura
<<Ho fatto il caffè, tieni >>
Poggia la tazza sul tavolo della cucina.
Mi avvicino lentamente per il troppo imbarazzo.
<<Dormito bene?...>>
Mi chiede lui girato di spalle.
<<Si molto, il tuo letto è davvero comodo, ma tu dove hai dormito?>>
Rispondo con la tazza tra le mani.
Si gira con un piatto pieno di biscotti, mi guarda.
<<Sul divano...>>
Risponde e sono sicura di aver visto un sorrisetto passare dalle sue labbra.
<<Mi dispiace di averti rubato il letto, hai dormito bene?>>
<<Diciamo di si, non è la prima volta che dormo sul divano>>
Sorseggio il mio caffè guardandolo di sottecchi.

<<Menomale, mi sarei sentita in colpa>>
ridacchio e lui accenna un sorriso.

Quanto è bello quando sorride...

<<Comunque camera tua ha un buonissimo odore, mi ricorda molto te>>
<<E come mai?>>
<<Beh... per i colori che ci sono>>
Lui annuisce guardandomi dritta negli occhi, sorseggia anche lui il suo caffè e si siede.
Mi siedo anche io.
<<Posso sapere... cos'hai mangiato ieri?>>
Dice con sguardo indagatore.
<<Non ricordo proprio tutto, ma ho mangiato una mela a colazione, bevuto del caffè e poi...>>
Mi sforzo a cercare di ricordare, ma probabilmente ho mangiato solo questo.
<<È davvero poco, mangia dei biscotti>>
Mi avvicina il piatto pieno di biscotti.
Avvicino la mano e prendo un biscotto, lui mi guarda attento a ogni mio minimo gesto, mangio il biscotto con il suo sguardo giudicatore che mi osserva...
E devo ammettere che quello sguardo mi piace tanto, lo trovo carino.

Siamo seduti uno difronte all'altro, vorrei rassicurarlo del fatto che ieri avevo solo un brutto mal di testa e nient'altro...
Ma non ho la forza di dire nulla, sono ancora molto scombussolata e la mia testa non smette di girarmi.
Non ha fatto minimo cenno a tutto quello che è successo in quella casa, nemmeno per quella discussione...
Fa finta di nulla?

<<Che ore sono?>>
Dico essendo che il mio telefono è nello zaino, e al momento non so dove sia
<<Sono le dieci, e il tuo zaino è lì>>
Mi giro e lo vedo ai piedi del divano.
Ma oggi non è martedì?
Oggi avevo due ore di letteratura...
<<Ma oggi avevo lezione... cazzo...>>
Dico a bassa voce, lui alza lo sguardo verso di me.
<<Tranquilla, oggi i professori non sarebbero venuti, c'è un'assemblea per le lauree di quest'anno.>>

Ne avevo già sentito parlare nei corridoi la scorsa settimana.
<<Capisco, ma lei? Perché non c'è andato?>>
<< Non è obbligatorio andarci, io ho preferito non aderire >>
<< La ringrazio per avermi portata qui, mi scusi...>>
Alza lo sguardo dal suo Computer, mi guarda con una espressione seria che mi mette i brividi.
<<Stavi male, non potevo lasciarti a casa in quelle condizioni.
Eri sotto la mia tutela. >>
Dice con voce forzata.

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