Capitolo 2

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Ho avuto un risveglio traumatico per colpa dei vicini che fanno più rumore di un cantiere.
Mi preparo è vado a prendere l'autobus con le mie amate cuffiette e la mia playlist messa al massimo del volume.

Solo adesso mi ricordo di avere le prime due ore di biologia avanzata, quel professore mi fa uno strano effetto, il suo sguardo e la sua postura, mi inquietano e nel contempo mi incuriosisce...
forse dietro quello sguardo apatico c'è una persona simpatica.

Ho il brutto vizio di vedere sempre del buono negli altri, quando probabilmente non c'è l'anno.

<<Buongiorno professore, scusi il ritardo>>
Arrivo di corsa in classe, non riesco mai ad arrivare puntuale.
Sarà la mia rovina.
<<Avrà una nota di condotta per il suo ritardo, signora Weston>>
Mi dice il professor Bridge, con quel suo sguardo che mi destabilizza
<<Signorina... non ho mica 30 anni>>
Sussurro mentre mi siedo al mio posto.
<<Sta insinuando che io, avendo 29 anni, sia vecchio?>>
Lo dice con un pizzico di sarcasmo.

Preferisco fare finta di nulla e di non rispondere.

Sono alla seconda ora con il professor Bridge, e mi ha appena chiamata per essere interrogata, non ho studiato nulla, non ci ho capito niente...
e sono sicura che anche lui lo abbia capito, sembra quasi che me lo stia facendo apposta, ma... perché?

L'interrogazione è andata malissimo e il professore mi ha proposto di fare ripetizioni con lui, qui a scuola, sono stata costretta ad accettare perché il mio rendimento scolastico di biologia non sta andando per il verso giusto...
La pausa pranzo è stata monotona e il professore non smetteva di guardarmi, non riesco ancora a capire il perché, ho cercato in ogni modo di ignorare il suo sguardo ma è uno di quegli sguardi che non riesci a non sentire, io lo sentivo su di me, sulle mie gambe, sulla mia faccia, su tutto il mio corpo.

Nel ritorno verso casa penso, e riprenso a come sta procedendo la mia vita, non sono ancora riuscita a colmare il vuoto che sento dentro me, è come un pezzo mancante, come qualcosa di cui ho disperatamente bisogno.
Mi pongo tante domande di cui non riesco a trovare risposte, non riesco a convincermi di essere riuscita a fuggire da quel loop infinito che colmava le mie giornate, perché io sto come prima, sto comunque malissimo e sembra non essere cambiato niente.

Pensierosa non mi accorgo della persona che arriva davanti a me.
Sbatto nel busto di un ragazzo.
Alzo lo sguardo e riconosco subito la persona davanti a me, è il tizio carota della segreteria.
<<Scusami!!>> esclamo subito, parecchio imbarazzata.
<<Non scusarti, alla fine con biologia?>>
Mi dice e ridacchia, è molto carino ed ha una bellezza particolare.
Le sue lentiggini sembrano macchie di caffè e mi verrebbe voglia di contarle tutte.
<<Sta andando per il verso sbagliato, il professor Bridge mi ha già chiesto di fare lezione privata>>
Dico e lui continua a ridacchiare, ha un bel sorriso.
<<Anche a me, ma sapevo che lui non dasse lezioni private a nessuno, quando ho chiesto io mi ha subito rifiutato, ho dovuto fare tutto da solo>>
Dice e io mi accorgo di essere in ritardo per la libreria, ieri ho ordinato dei libri.
<<Scusami devo scappare, ci vediamo!>>
Mi metto a correre il più veloce possibile per non perdere i libri.

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