19.

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«Vinnie è al piano di sopra se ti interessa» gli dico facendo l'indifferente, ma solo per mascherare il fatto che mi abbia messo un po' di ansia trovarmelo davanti. Speravo con tutta me stessa di non doverlo vedere mai più, ma il destino sembra solo prendermi per il culo. 

«Mi vai bene anche tu, anzi, forse meglio» si appoggia con la mano sul muro dell'edificio e mi sguarda da testa a piedi:«Pensavo avessimo una questione in sospeso»

«Non c'è nessuna questione in sospeso» chiarisco:«Non è nemmeno giornata, non mi interessa fare conversazione con nessuno»

«C'è anche altro oltre alla conversazione» ammicca.

«Oh ti prego» rispondo disgustata. Possibile che la gente che conosce Vinnie sia tutta così? Tra Aaron e Sebastian non so quale dei due sia la conoscenza peggiore che lui abbia mai fatto. No, probabilmente Sebastian è imbattibile. 

«Hai fame?» mi chiede. 

«No» mento, non voglio semplicemente avere a che fare con lui e prima lo capisce, meglio è. 

«Allora so dove portarti a mangiare» risponde. 

«Non sono stata abbastanza chiara? Non mi interessa avere nulla a che fare con te» dico. 

«La cosa non è reciproca» 

«Che diavolo vuol dire? Se non ti voglio parlare, è reciproca eccome, dovresti starmi alla larga»

«Dovrei» dice:«Posso offrirti la cena, ce ne stiamo qua accanto così nel caso tu abbia paura puoi chiamare Vinnie e farti venire a prendere nell'arco di un minuto» 

Aaron, quando l'ho conosciuto, non sembrava una persona così spavalda. Mi mette ansia il suo sguardo, così come allo stesso mi affascinano tutti i tatuaggi che ha sul corpo... Si allungano fino al collo. Chissà che cosa rappresentano. Il piercing al labbra fa da riflesso alle luci attorno a noi e lui si morde il labbro dal freddo che fa. Sì, siamo sicuramente sotto i zero gradi questa sera.

«Ti sei gelata?» mi domanda. 

«A patto che tu poi mi parli di Vinnie e dei ragazzi» ricatto. 

Visto che nessuno di loro si è degnato di darmi una risposta o di raccontarmi qualcosa ogni volta che l'ho chiesto, sarà Aaron a fare la loro parte. Almeno provo a capire che cosa ci sia alla base del loro rapporto, che cosa sia successo tra Aaron e Vinnie di così tanto grave da non riuscire nemmeno a parlarsi. 

«Per me non è un problema» solleva le spalle in segno di accordo e si sistema meglio la sciarpa grigia. 

Indossa un cappotto nero lungo e ha una borsa a tracolla in pelle marrone, uno stile che va molto in contrasto con quello che era ed è il suo aspetto sia alla festa sia in questo momento. Così lo assecondo e lo seguo. Gli cammino distante, come se stargli vicino mi facesse sentire in pericolo anche se di pericoloso non c'è un bel niente. Dopo un minuto, come detto da lui, arriviamo davanti a un piccolo ristorante: GIANNI PIZZA. Non c'è quasi nessuno dentro, solo una coppia di anziani che non sembra avere molto da dirsi. 

«Ti piace la pizza?» chiede.

«Esiste una persona al mondo alla quale non piace?» rispondo io. 

Ci mettiamo a sedere, in attesa che qualcuno ci porti il menù. Non so che cosa dirgli per i primi cinque minuti, restiamo in silenzio a scambiarci qualche occhiata imbarazzante, di quelle che ti fanno solo pensare ma chi me l'ha fatto fare? Non so se ha intenzione di rivolgermi parola o meno, il massimo che fa è guardare me e spostare lo sguardo su uno dei camerieri. 

«Volevo chiederti scusa» se ne esce dal nulla. 

«Come scusa?» faccio finta di non aver sentito. 

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora