29.

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Lui non avrà mai il coraggio di mettere Monique al primo posto, perché ci sarai sempre tu, le parole di Sebastian tuonano nella mia mente per giorni. La verità è che non riesco a prendere sul serio le sue parole, cosa ne sa lui di che cosa pensa Vinnie se a mala pena si parlano? Ultimamente i ragazzi non passano nemmeno così tanto insieme e, se lo fanno, è quando ci sono anche io. 

Guardo il cellulare mentre sono a lezione, ho lo schermo fermo sulla chat con Claire. Oggi dovrebbe uscire con Albert, ha preferito saltare lezione per non creare momenti di imbarazzo prima dell'uscita. 

Quindi? Ti stai preparando? è il mio ultimo messaggio. 

Non ho avuto il coraggio di rivolgere parola a Vinnie questa mattina. Mi sono alzata dal letto prima che potesse aprire gli occhi e mi sono chiusa nella mia stanza per prepararmi. Non mi sono fermata a colazione, l'ho fatta fuori, spendendo gli ultimi quindici dollari che mi sono rimasti sul conto questo mese, e mi sono fatta trovare in università. Vinnie e Albert sono seduti qualche banco davanti a me perché ho fatto il possibile per avere dei compagni di banco che non fossero loro. 

La reazione di Vinnie a tutto ciò? Solo un messaggio questa mattina per chiedermi dove fossi finita. Albert si è preoccupato più di tutti. Ha capito la situazione e mi ha scritto non potrai ignoralo all'infinito, vivete sotto lo stesso tetto e ha ragione. Ma poco mi importa. 

Ho la testa chinata e con lo sguardo fisso verso il foglio su cui prendo gli appunti, quando a una certa qualcosa mi arriva in testa, cadendo su una traiettoria parallela al mio quaderno. Un foglietto di carta. 

Lo prendo in mano e mi guardo attorno. Non può essere stato Vinnie, è davanti a me. Ma può essere stato Cole, dietro di me. 

Mi fa cenno di aprirlo e così faccio. 

Srotolo quel pezzo di carta e leggo: hai da fare questo pomeriggio? 

Sì, ho da fare gli risponderei. Non capisco la sua domanda. Non capisco nemmeno il senso di chiedermelo con un foglietto di carta. Così prendo in mano il telefono e gli scrivo:

Perché me l'hai chiesto? 

Cole: Un caffè con un caro vecchio amico? 

Non capisco ancora. Lascio la sua domanda senza una risposta, non mi interessa avere una conversazione con lui, non in questo momento della mia vita in cui me ne stanno succedendo anche troppe. Arriviamo a fine lezione e io quasi lancio ogni cosa che ho dentro la borsa per evitare il contatto visivo con Vinnie e Cole. 

Mi alzo alla velocità della luce e mi faccio spazio tra le persone per arrivare a quella dannata porta d'uscita che oggi sembra più lontana che mai. Ma il mio obiettivo si realizza e io esco dall'università senza troppi problemi.

Mi faccio già i miei piani dei pomeriggio mentalmente: studiare in un parco, aspettare ora di cena, andare a scroccare cibo a Claire con la scusa che mi deve raccontare della sua avventura con Albert, tornare in appartamento tardi, non farmi vedere o sentire da nessuno e dormire. 

«Beth» i miei piani vanno in frantumi appena finisco di parlare. La sua voce familiare mi manda in tilt. 

Affretto il passo, ma lui non si arrende. 

«Amor- Bethany» mi vengono i brividi. 

«Cole» fingo un sorriso. 

Forse se gli parlo ora, mi lascerà stare. 

«Ti stavo chiamando»

«Avevo le cuffie» mento. 

«Ma non le hai»

«Le cuffie mentali, ero distratta»

«Non sapevo esistessero» mi prende sul serio:«Comunque stavi andando a casa?»

«Sì»

«Quindi hai il pomeriggio libero?»

«Devo studiare, abbiamo un esame tra poco»

«Ma non ti costa nulla parlarmi per mezz'ora, la usi come momento di pausa dallo studio»

La scusa che usava ogni volta che mi vedeva in ansia alle superiori per lo studio. Non era mai solo mezz'ora, ma ore intere. Che gli prende oggi? Deve per forza ripercorrere il viale della memoria?

«Non mi va» rispondo.

«Perché?»

«Cole, sinceramente, non sei il tipo di persona con la quale parlo volentieri»

«Cosa? Perché mai?» lo chiede come se lo avesse scoperto solo adesso. 

«Ti sei dimenticato di cosa è successo tra di noi? Il tradimento? Il quasi figlio che dovresti avere da Monique? Che cosa vuoi da me?»

«Solo parlare, come ai vecchi tempi» risponde. 

Mi fa un po' di tenerezza, non è da me comportarmi in questo modo con una persona che ha fatto parte di un momento importante della mia vita. Ma a volte il dolore ha la meglio sull'affetto, e vedere una persona con gli stessi occhi non è facile. 

«Non esistono più i vecchi tempi. Ogni cosa di quei vecchi tempi è andata a fanculo settimane fa» rispondo dura. 

«Voglio solo parlare con qualcuno che mi capisce...» abbassa i toni:«Non ho nessuno di cui mi posso fidare, non c'è nessuno che sappia della mia situazione con Monique, nemmeno i miei genitori. Non riesco a sopportare questo peso da solo, ho solo bisogno di parlare. Non mi interessa chiederti di tornare con me, so che non lo faresti mai. Non mi interessa chiederti di recuperare un'amicizia, voglio solo che mi ascolti»

I suoi occhi sembrano più grandi del solito, quasi in preda alla disperazione. Non capisco. Non lo capisco. E non lo vuoi nemmeno capire, mi riprende il mio subconscio. 

«Mezz'ora?» gli chiedo. 

Non so come mi sia passato per la testa di dirglielo.

«Mezz'ora e poi ti lascio andare» mi conferma. 

Starò facendo bene? Difficile a dirsi, ma è la mia alternativa migliore considerando che Vinnie è proprio qualche passo più in là rispetto a noi e ci sta guardando. Non gli voglio parlare, quindi dico a Cole di guidarmi. 

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora