28.

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«N-non me lo so spiegare» barcollo con il bicchiere in mano:«Ma non c'è una singola volta che mi abbia fatto c-capire che ci tiene v-veramente a me» sono appoggiata con il gomito sul tavolino, il peso della mia testa sulla mano e il bicchiere nell'altra. Il mio sguardo è fisso sul vino rosso che ondeggia, avanti e indietro... avanti e indietro... di nuovo avanti e...

«Sai cosa faccio io in questi casi?» la domanda retorica di Claire esce con un tono sonnolento:«Lo mando a fanculo, perché dobbiamo correre dietro a un ragazzo quando là fuori ce ne sono altri che potrebbero facilmente abboccare all'amo?» fa il movimento della canna da pesca. 

Siamo entrambe ubriache, abbiamo continuato a bere senza sosta, abbiamo persino finito tutto il sushi che ha ordinato. Quando il mio sguardo abbandona il bicchiere, l'ora sul cellulare mi fa capire che è arrivato il momento di tornare a casa. Ci sono due messaggi di Albert, uno di Vinnie e uno di Nick, probabilmente si saranno preoccupati per me visto che non ho avvisato quasi nessuno a parte Vinnie. 

Mi alzo in piedi e vedo il mondo attorno a me ondeggiare esattamente come il vino nel bicchiere. Devo riuscire ad arrivare a casa in qualche modo, un taxi mi tornerà utile. 

Saluto Claire e l'abbraccio forte quando siamo davanti alla porta d'ingresso del suo appartamento. 

«Non mollare amica mia, io confido in te» mi dice con voce triste.

Quando beviamo troppo e siamo insieme ci viene da piangere per qualsiasi cosa, anche perché ci salutiamo. 

«Nemmeno tu, ti troverò il regalo di compleanno più bello di sempre» le dico battendo con il pugno sul mio cuore.

«Ahhh» sembra quasi un lamento che rimbomba nel corridoio vuoto del condominio, ma in realtà è emozione:«Lo vedi perché ti voglio un bene infinito?» mi abbraccia di nuovo. 

«Anche io» anche il mio sembra un lamento. 

Me ne vado stando attenta a dove metto i piedi per ogni passo che faccio. Allungo la mano al margine del marciapiede e chiamo un taxi, che per fortuna si ferma subito. quando bevo troppo mi sembra che il tempo scorra diversamente, ogni passo è a rallentatore, ogni cosa che faccio sembra durare troppo. 

Farfuglio l'indicazione all'autista e appoggio la testa al finestrino. 

«Beth» la voce di una persona familiare mi rimbomba nella testa. 

«L'indirizzo te l'ho già detto» dico sottovoce a occhi chiusi. 

«Bethany» la voce si fa più dura. 

«Come diavolo fai a sapere il mio nome?» mi viene da domandare. 

«Certo che tu non ce la fai proprio nella vita, mi stavi sul cazzo ma adesso ancora di più» è la risposta. 

Mi viene il dubbio che un'autista possa essere così tanto scortese con un cliente, quindi mi costringo ad aprire gli occhi e vedere di chi si tratta. Metto a fuoco la situazione attorno a me e quando guardo nel finestrino posteriore, capisco che si può trattare solo di una persona: Sebastian. 

«Ma cos-» dico immediatamente. 

«Due volte, non è che mi stai seguendo? Hai qualche strana ossessione per me? O è una sorta di vendetta personale quella di entrare nei taxi di cui mi occupo io?» domanda. 

«Io-» sono confusa:«Perché mi hai fatta salire? Dovevi andare avanti e lasciarmi dove stavo»

«Potevo lasciare una scema ubriaca in mezzo alla strada che chiama un taxi? Avevi gli occhi chiusi, la mano ti ondeggiava e stavi quasi per essere investita da un mio collega perché non riuscivi a stare ferma sul posto» il numero di informazioni che mi arrivano mi mandano ancora più in confusione, ma faccio finta di capire facendo di sì con la testa, giusto per non dargli ragione sul fatto che sono ubriaca... anche se lo sono. 

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora