Sorellanza. [CAPITOLO 13/1]

33 5 28
                                    

Ingrossa il petto, si prende il proprio tempo.
Ma Selene non ha tempo.

Non da perdere con lei, perlomeno.

«Dalla missione in esterno alla ricerca dei resti del regno di Gunhoot, la stessa dalla quale tornarono pochi soldati distrutti circa dieci anni fa, tuo padre è s-stato...»
La voce le si spezza.
Altre lacrime le solcano il viso, e solo ora Selene nota quanto rughe ed occhiaie siano diventate evidenti sul volto di Melissa.

«È stato dato per disperso e pochi giorni fa... lo hanno ufficialmente dichiarato d-deceduto.»

Selene, senza rendersene conto, cede.
Casca in un tonfo piatto, a peso morto, ove ogni luce diviene soffusa ed ogni suono ovattato.
Sul gelido pavimento d'un gelido centro commerciale.
In una gelida giornata.






Fa meno freddo.
No, non fa affatto freddo.
Cos'è questo calore?
Era al centro commerciale, lo rammenta, ma ora dove...

Le calde luci soffuse delle lampade sono sparse qua e là fra un comodino e un ulteriore arredo, decisamente immancabili in una delle ville più grandi e famose della città.
O perlomeno del quartiere, ma non solo. È risaputo ovunque.

Ed è naturale che Selene se ne ricordi.
Come potrebbe cancellare queste luci soffuse dalla propria mente? Ci ha provato, innumerevoli volte.
Ha perso il conto di quanti siano i tentativi che hanno costellato le sue giornate, le sue notti, i suoi incubi.
Eppure quelle luci, quei quadri felici, rimanevano tali.

Sorridenti.
Falsi.

Vorrebbe aver perso il conto anche di quante volte si sia messa in posa, da bambina, realmente felice di farlo.
Eppure, il conto non è ancora mai iniziato.

È tutto uguale ad allora.
Sembra che Melissa abbia avuto paura di smuovere la benché minima cosa, quasi potesse così cancellare le tracce di esistenza delle sue figlie.
Eppure, Selene ne vede fin troppe.
Sembra che non se ne sia mai andata.

Curioso, come rovinar loro l'esistenza andasse bene.
Ma cancellarla no.
Perché in fondo, sorride nervosamente, che gusto ci sarebbe?
Se non le vedesse, o avesse visto, soffrire ed accartocciarsi lentamente a causa sua?

Crogiolarsi, piangere, nascondere, sorridere.
Ma poi hanno smesso di sorridere.
Con lei, perlomeno.
E poi hanno smesso di nascondere;
hanno cominciato a nascondersi.

Un ordine, un insulto celato da piatti sorrisi, e neppure sempre, un ago di bilancia, un vestito troppo troppo, davvero non ci siamo, appariscente.
O troppo troppo poco elegante, davvero non ci siamo! Solo un mentecatto si vestirebbe in quel modo.

E poi un voto.
Un maledetto, stracazzo, voto scolastico.
Perché prima o poi arrivava sempre.
Come le punizioni, naturalmente.
Perché è giusto così. Solo un mentecatto andrebbe così male ad un compito, e così male era qualsiasi risultato al di sotto della perfezione.

La rabbia le sorride amica, le labbra sussultano in un fremito e la mandibola anche. Il collo si frammenta in chiazze rosse.

Il divano di pelle su cui giace seduta, ad esempio, è rivestito da un velluto le cui condizioni sono le medesime perfette da sempre.
Se un materiale potesse durare un solo giorno, pensa, con Melissa durerebbe ugualmente una vita intera.
Qui il tempo non è mai trascorso.

HIDDEN TRUTHS 1: The VN SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora