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Lexa apre il primo cassetto del comodino, tira fuori un paio di slip a quadretti azzurri e li scruta con aria disgustata.
«Che c"è?» chiedo, alzando la testa e appoggiandomi al gomito.
«Sono inguardabili.»
Rido, ma sono anche contenta di aver svelato il segreto sulla presenza o meno di vestiti nel comò. La madre di Raven o il padre di Lexa devono aver comprato tutta quella roba per lei. È triste, a dire il vero, che abbiano riempito i cassetti nella speranza che Lexa venisse a dormire qui, di tanto in tanto.
«Non sono così male», la contraddico, e lei mi guarda spazientito.
Dubito che qualcosa le starà bene quanto il suo perizoma nero, ma d'altronde non riesco a immaginare che qualcosa non le doni.
«Be', non ho molta scelta. Torno subito.» Esce dalla stanza con indosso solo il perizoma bagnato.
Oddio, e se Raven la vede? Sarebbe orribile. Domattina devo spiegarle la situazione. Ma cosa potrei mai dirle? Non è come sembra, stavamo solo parlando, e poi ho accettato di fermarmi per la notte, e non so come mi sono ritrovata in mutandine e maglietta,
e poi l'ho praticamente scopata... No, suona malissimo.
Poso la testa sul cuscino e fisso il soffitto. Valuto di alzarmi per andare a controllare il telefono, ma rinuncio. Non è proprio il momento di leggere i messaggi di Finn. Sarà nel panico, ma francamente me
ne importa meno di quanto dovrebbe, purché non lo vada a riferire a mia madre. Se devo essere completamente sincera con me stessa, dalla prima volta che ho baciato Lexa non provo più gli stessi sentimenti per Finn.
So che lo amo; l'ho sempre amato. Ma inizio a chiedermi se è davvero la persona con cui voglio passare il resto dei miei giorni, o se
lo amo solo perché è sempre stato una presenza stabile nella mia vita.
È rimasto al mio fianco in ogni occasione, e in teoria siamo perfetti l'uno per l'altra; ma non posso ignorare le emozioni che provo quando sono con Lexa, e che non avevo mai provato prima. Non soltanto quando siamo una sopra l'altra, ma quando mi guarda, il disperato bisogno che ho di vederla anche quando sono arrabbiata con lei, e soprattutto il modo in cui invade i miei pensieri perfino quando tento di convincermi che la odio.
È inutile negarlo: Lexa mi è entrata nel cuore. E io sono nel suo letto anziché con Finn.
La porta si apre e Lexa compare con gli slip colorati. Mi viene da ridere: le stanno un po' grandi, sono molto più larghi degli altri,
ma gli donano ugualmente.
«Mi piacciono», dico. Sorrido e lei mi lancia un'occhiataccia, poi spegne la luce, accende il televisore e viene a sdraiarsi accanto a me.
«Allora, cosa stavi per dirmi?» mi chiede. Speravo proprio che non tornasse sull'argomento. «Non fare la timida, adesso: mi hai appena fatto venire come mai prima», scherza, e mi stringe a sé. Affondo la testa sul cuscino. Ride.
Quando tiro su la testa mi ravvia i capelli dietro l'orecchio e mi posa un bacio leggero sulle labbra. È la prima volta che mi bacia
con tanta tenerezza, eppure è un gesto più intimo di un bacio con la lingua. Si sdraia e cambia canale. Voglio che mi abbracci finché mi addormento, ma ho l'impressione che non sia la tipa a cui piacciono le coccole.
Mi ronzano in testa le sue parole di poche ore fa: Voglio essere una brava persona per te, Clarke. Mi chiedo se dicesse sul serio o se fosse solo l'alcol a farla parlare.
«Sei ancora ubriaca?» le chiedo, posando la testa sul suo petto. Resta immobile ma non mi spinge via.
«No, penso che tutti quegli strilli in giardino mi abbiano fatto passare la sbronza.» Con una mano regge il telecomando mentre l'altra è sospesa in aria come se non sapesse cosa farsene.
«Be', almeno ne è venuto fuori qualcosa di buono.» Si gira a guardarmi. «Già, direi di si», ammette, e finalmente mi posa la mano sulla schiena. È una sensazione bellissima essere abbracciata da lei. Non mi importa delle cose orribili che mi dirà domani: non potrà portarmi via questo momento. È il mio nuovo posto preferito: la testa posata sul suo petto e il suo braccio sulla schiena.
«Sinceramente, da ubriaco mi piaci di più.» Sbadiglio. «Ah sì?»
«Forse.» Chiudo gli occhi.
«Le tue tattiche di distrazione non funzionano. Ora dimmelo.»
Tanto vale che non opponga resistenza, so che non si arrenderà.
«Be', stavo solo pensando a tutte le ragazze che hai... insomma, con cui sei andata a letto.» Cerco di nascondere la faccia sul suo petto, ma lei posa il telecomando e mi solleva il viso perché la guardi negli occhi.
«Per quale motivo ci pensavi?»
«Non lo so... perché ho zero esperienza e tu ne hai molta. Compresa Octavia.» L'idea di quelle due insieme mi fa venire la nausea.
«Sei gelosa, Clar?» Sembra divertita.
«No, certo che no», mento.
«Quindi non ti dispiace se ti racconto un po' di dettagli?»
«No! Ti prego, no!»
Mi stringe più forte e non aggiunge altro. Sono molto sollevata: non sopporterei i dettagli dei suoi exploit sessuali. Sento le palpebre pesanti e cerco di concentrarmi sulla televisione. Sto comodissima tra le braccia di Lexa.
«Non ti starai addormentando, vero? È ancora presto.»
«Ah sì?» Mi sembrano almeno le due del mattino. Sono arrivata verso le nove.
«Si, è solo mezzanotte.»
«Mezzanotte non è presto.» Sbadiglio di nuovo.
«Per me sì. E poi voglio ricambiare il favore.»
Cosa?
Sento già un formicolio sulla pelle.
«L0 vuoi anche tu, no?»› sussurra in tono sensuale. Certo che lo voglio. Le sorrido, cercando di nascondere il desiderio. Ma lei se ne accorge lo stesso, e con un movimento fluido si sposta sopra di me, reggendosi su un braccio. Piego il ginocchio per posarle la gamba sul fianco e lei fa scorrere la mano dalla caviglia fino alla coscia.
Sei così morbida, dice, e ripete il gesto. Mi strizza leggermente la coscia e mi viene la pelle d'oca. Mi bacia sul ginocchio e mi immobilizza la gamba circondandola con il braccio.
Cosa vuol fare? Non resisto più, devo sapere.
«Voglio sentire il tuo sapore, Clarke», e nel parlare mi guarda negli occhi per vedere la mia reazione.
Sento la bocca asciutta. Perché chiede se può baciarmi, quando sa che può farlo sempre? Schiudo le labbra e la aspetto.
«No... laggiú», precisa, facendo scivolare una mano tra le mie gambe. La mia inesperienza deve sorprenderla, ma si sforza di non sorridere. Quando mi sfiora sopra le mutandine mi manca il fiato. Mi
accarezza con tocco leggero, continuando a guardarmi negli occhi.
«Sei già bagnata per me.» Avverto il suo fiato sull'orecchio, e poi la lingua sul lobo.
«Parlami, Clarke. Dimmi quanto lo desideri.» Preme le dita sulla mia zona più sensibile.
Non trovo la voce, tutto il mio corpo avvampa.
Dopo qualche secondo toglie la mano.
«Non smettere», protesto.
«Non mi hai risposto», fa lei in tono brusco. Non voglio questa Lexa: voglio quella che ride e scherza.
«Non si capiva?» le rispondo, cercando di alzarmi a sedere.
Si tira su e si siede sulle mie gambe, reggendosi sulle ginocchia divaricate. Mi accarezza le cosce, e il mio corpo reagisce all'istante: i fianchi si sollevano per andarle incontro.
«Dillo», comanda. Sa benissimo la risposta; vuole solo che lo pronunci a voce alta. Annuisco.
«Non basta annuire, piccola. Dimmi cosa vuoi», e scende dalle mie ginocchia. Calcolo i pro e i contro della situazione. L'umiliazione di dire a Lexa che voglio essere... baciata li è un prezzo equo da
pagare per le sensazioni che mi regalerà? Se è piacevole come le cose che mi ha fatto con le dita l'altro giorno, allora ne vale la pena. Le poggio una mano sulla spalla per non farla allontanare. Sto pensando troppo, lo so. «Voglio che tu lo faccia.» Mi avvicino.
«Fare cosa, Griffin?» Si diverte a prendermi in giro.
«Be' che mi baci», rispondo. Lei sorride e mi scocca un bacio sulle labbra. La guardo storta. Mi bacia ancora.
«Era questo che intendevi?» La sua bocca si apre in un ghigno.
Vuole proprio che la supplichi.
«Baciami... Li!» Arrossisco e mi copro la faccia con le mani. Lei le tira via ridendo.
«Mi vuoi proprio mettere in imbarazzo», la rimprovero. Le sue mani sono ancora sulle mie.
«Non lo faccio per metterti in imbarazzo. Voglio solo sentirti dire cosa vuoi da me.»
«Lascia perdere, Lexa.» Faccio un gran sospiro. Si, sono imbarazzata, e forse gli ormoni mi ingarbugliano i pensieri, ma il momento magico è passato e ora mi sento infastidita dal suo ego smisurato e dal
suo continuo bisogno di pungolarmi. Mi sdraio sul fianco dandole le spalle e mi tiro la coperta addosso.
«hei, scusa», fa lei, ma la ignoro. So che in parte sono arrabbiata con me stessa, perché quando sono con lei divento la tipica adolescente in tempesta ormonale.
«Buonanotte, Lexa», taglio corto. Lei sospira, borbotta qualcosa che sembra un «Vabbe'», ma non le chiedo di ripetere. Mi costringo a chiudere gli occhi e cerco di pensare a qualcos altro, non alla lingua
di Lexa o al suo braccio che mi stringe mentre mi addormento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 18, 2022 ⏰

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