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Lexa è già sparita all'interno della casa, meglio così: forse non la vedrò per il resto della serata, considerato il numero di persone stipate lì dentro. Seguo Octavia e Jasper in salotto e qualcuno mi porge un bicchiere rosso. Mi giro per declinare l'offerta, ma è troppo tardi e non ho visto chi me l'abbia dato. Lo poso sul bancone e procedo. Raggiungiamo un gruppo di persone sedute su un divano e radunate come lei. Purtroppo Lexa è seduta su un bracciolo, ma evito di guardarla mentre Octavia mi presenta gli altri.
«Lei è Clarke, la mia compagna di stanza. È arrivata ieri, così ho pensato di farla divertire un po' nel suo primo weekend alla WCU.»
Uno a uno mi sorridono o fanno un cenno con il capo. Sembrano tutti cordiali, tranne Lexa ovviamente. Un ragazzo molto carino dalla carnagione olivastra mi stringe la mano. È un po' fredda per via del bicchiere che reggeva, ma il sorriso è caloroso. Mi pare di avergli visto un piercing sulla lingua, ma chiude la bocca prima che possa accertarmene.
«Mi chiamo Bellamy. Cosa studi?» mi chiede. Noto che guarda il mio vestito e fa un sorrisetto, ma non dice niente. «Letteratura inglese», rispondo orgogliosa. Lexa soffoca una risatina, ma la ignoro. «Fantastico, a me piacciono i fiori», dice. Bellamy scoppia a ridere. Fiori? Ma che significa? «Vuoi bere qualcosa?» mi domanda, senza lasciarmi il tempo di indagare oltre. «Ah,no, non bevo», gli dico, e vedo che si sforza di non sorridere. «E ti pareva che Octavia non ci portava una santarellina alla festa», mormora una ragazza minuta con i capelli rosa.
Fingo di non aver sentito. Santarellina? Non lo sono affatto, ma ho faticato molto per arrivare dove sono e, da quando mio padre ci ha lasciate, la mamma ha sempre lavorato per garantirmi un futuro.
«Esco a prendere una boccata d'aria», e mi volto per andarmene.
Devo evitare a tutti i costi una scenata. Non posso farmi nemici, dal momento che non ho ancora amici. «Vengo con te?» mi chiede Octavia.
Scuoto la testa e mi avvio alla porta. Sapevo che non sarei dovuta venire. A quest'ora sarei potuta essere in pigiama a leggere un romanzo. O a parlare su Skype con Flinn, che mi manca moltissimo. Anche dormire sarebbe meglio che star seduta fuori da questa festa orribile con un mucchio di estranei ubriachi. Decido di scrivere un messaggio a Flinn. Mi rifugio in fondo al giardino, dove c'è meno gente. Mi manchi. Finora l'università non è tanto divertente.
Premo invio e mi siedo sul muretto ad aspettare la risposta. Un gruppo di ragazze ubriache mi passa davanti ridendo e barcollando. Flinn risponde quasi subito. Perché no? Mi manchi anche tu, Clarke. Vorrei essere lì con te. Sorrido. «Merda, scusa!» dice una voce maschile, e un istante dopo sento un liquido freddo inzupparmi il vestito. Il ragazzo inciampa e si appoggia al muretto. «Colpa mia», borbotta, e si siede.
Questa festa non potrebbe andare peggio di così. Prima quella tipa mi ha dato della santarellina, e ora ho il vestito bagnato da sa Dio cosa e che puzza. Sospiro, prendo il telefono e torno in casa per cercare un bagno. Mi faccio strada nel corridoio affollato e provo ad aprire tutte le porte che trovo, ma nessuna si apre. Cerco di non pensare a cosa staranno facendo quelli chiusi lì dentro. Salgo al piano di sopra e continuo la mia ricerca di un bagno. Finalmente una porta si apre. Ma purtroppo non è un bagno: è una camera da letto. E quel che è peggio è che sul letto c'è Lexa e, seduta a cavalcioni sopra di lei, c'è la ragazza dai capelli rosa. Si stanno baciando.

Fight For This LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora