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Fissando quegli occhi verdi straordinari, mi rendo subito conto che prima non ne avevo notato il colore. Poi capisco perché: non mi aveva mai guardata negli occhi. Fino a ora. Quando la oltrepasso per uscire dal bagno, mi prende per un braccio e mi tira indietro. «Non toccarmi!» grido, cercando di divincolarmi «Hai pianto?» mi chiede, incuriosita. Se non fosse Lexa, penserei che sia preoccupata per me. «Lasciami in pace, Lexa.» Mi si piazza davanti, il suo corpo mi sbarra il passaggio. Non ne posso più dei suoi giochetti, soprattutto stasera. «Lexa, ti scongiuro: se hai un briciolo di rispetto, lasciami stare. Tieniti le cattiverie che stavi per dire per domani. Ti prego. Non m'importa se risulto disperata: ho bisogno che mi lasci in pace.» Sembra confusa. Resta a guardarmi per un momento prima di parlare. «C'è una stanza in fondo al corridoio, puoi dormire lì. È dove ho portato Octavia», spiega, in tono monocorde. Aspetto che aggiunga qualcos'altro, invece mi fissa in silenzio. «Okay», mormoro. Si fa da parte per lasciarmi passare. «È la terza porta a sinistra» precisa, poi se ne va in camera sua. So che la sconterò domani, se la rivedo. Probabilmente si appunta i commenti sarcastici sull'agenda, come io ci scrivo i compiti da fare a casa, e scommetto che sulla pagina di domani ci sarò anch'io. La terza stanza a sinistra è molto più piccola di quella di Lexa, spoglia e con due letti singoli. Forse lei è il capo della confraternita, o qualcosa del genere? La spiegazione più logica è che le abbiano concesso la stanza più grande perché hanno tutti paura di lei. Octavia è sdraiata sul letto vicino alla finestra; la copro con una trapunta, mi tolgo le scarpe, chiudo la porta a chiave e mi sdraio sull'altro letto. Mi addormento con i pensieri in subbuglio. Sogno rose dai contorni confusi, sogno occhi verdi e furibondi.

Fight For This LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora