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Cerco di fare un passo indietro, ma Lexa mi stringe troppo forte.
Devo aver capito male. Le emozioni mi offuscano i pensieri, perciò mi giro a guardare il giardino buio e mi sforzo di comprendere il significato delle sue parole. Vuole migliorarsi per me? In che modo?
Non vorrà dire che..
Torno a fissarla, confusa. «Cos'hai detto?»
«Mi hai sentito.»
«No. Di sicuro ho capito male.»
«Non hai capito male. Tu mi fai sentire... strana. Sono sentimenti che non conosco e che non so gestire, Clarke, quindi mi comporto nell'unico modo che so.» Sospira. «Cioè come una stronza.» Cado di nuovo in trance.
«Non potrebbe funzionare, Lexa, siamo così diversi. Tanto per cominciare, tu non vuoi relazioni, ricordi?»
«Non siamo poi così diversi. Ci piacciono le stesse cose: per esempio i libri.»
Non riesco a credere che stia cercando di convincermi che staremmo bene insieme. «Tu non vuoi relazioni», ribadisco.
«Lo so, ma potremmo... essere amiche?»
Ecco, siamo tornati daccapo. «Mi pareva che tu avessi detto che non potevamo essere amiche, no? E non voglio essere tua amica, perché so cosa intendi con quella parola. Vuoi tutti i lati positivi di una fidanzata ma senza le responsabilità.»
Barcolla e si appoggia al tavolo. «E che male ci sarebbe? Perché hai bisogno di un'etichetta?» È un sollievo che si sia allontanata da me: ora annuso l'aria fresca e non più la puzza di whisky.
«Perché, Lexa, anche se ultimamente non ho avuto molto auto controllo, continuo a nutrire rispetto per me stessa. Non voglio essere il tuo giocattolo, soprattutto se poi mi tratti male.» Faccio una breve pausa e concludo: «E poi sono già impegnata».
Le sue malefiche fossette riappaiono insieme a un ghigno. «E però guarda dove sei adesso.»
«o lo amo e lui ama me», sbotto; e la vedo trasecolare. Arretra e inciampa sulla sedia.
«Non dire così.» Ha la voce impastata, ma parla più veloce di prima. Mi ero quasi dimenticata quanto fosse ubriaca.
«Parli così solo perché hai bevuto: domani ricomincerai a odiarmi.»
«Non ti odio.»
Vorrei che non mi facesse quest'effetto. Vorrei potermene andare. E invece rimango, e la sento dire: «Se riesci a guardarmi negli occhi e chiedermi di lasciarti in pace e non rivolgerti più la parola, ti ascolterò. Lo giuro, da oggi in poi non mi avvicinerò più a te. Devi solo dirmelo»,
Apro la bocca per dirgli esattamente quelle parole. Di starmi lontano, di non farsi più vedere. Si avvicina. «Dimmelo, Clarke, dimmi che non vuoi più vedermi.»
Poi mi tocca. Mi passa le mani sulle braccia e immediatamente mi viene la pelle d'oca. «Dimmi che non vuoi più sentirti toccare da me»,
bisbiglia, facendomi scorrere un dito sulla clavicola e poi sue giù per il collo. Il mio respiro accelera. Le sue labbra sono a un centimetro dalle mie. «Che non vuoi più i miei baci», mormora, e sento di nuovo
il tanfo dell'alcol e il calore del suo fiato. «Dimmelo, Griffin», tituba.
«Lexa», sussurro disperata.
«Non riesci a resistermi, Cla, come io non resisto a te.» Le nostre labbra si sfiorano. «Resti con me stasera?» mi chiede, e non so
proprio come farò a rifiutare quella proposta.
Con la coda dell'occhio vedo muoversi qualcosa e mi tiro indietro di scatto. Leggo la confusione sul volto di Raven, che poi si gira e rientra in casa.
Riacquisto di colpo la lucidità. «Devo andare», dico, e Lexa impreca sottovoce.
«Ti prego, ti prego, resta. Resta con me stanotte, e se domattina decidi che non vuoi vedermi più... Ma per favore, rimani. Ti sto
pregando, e io non prego mai nessuno, Griffin.»
Mi sorprendo ad annuire. «E cosa dico a Finn? Mi aspetta, e sono venuta con la sua macchina.» Non riesco a credere che sto davvero pensando di farlo.
Digli che devi fermarti qui perché... non lo so. Non dirgli niente. Qual è la cosa peggiore che può fare?,
rabbrividisco. Lo riferirà a mia madre. Senza il minimo dubbio. Mi assale l'irritazione: non dovrei essere costretta a temere che il mio ragazzo faccia la spia a mia madre.
«Tanto probabilmente dorme, a quest'ora», commenta Lexa.
«No, non sa come tornare in albergo.»
«Albergo? Aspetta... non dorme con te?,
«No, ha una stanza in un albergo lì vicino.»
«E tu dormi lì con lui?»
«No, lui dorme li», rispondo imbarazzata, «e io nella mia stanza.»
«Ma è... etero?» e una scintilla divertita balena negli occhi arrossati.
«Certo che lo è!» esclamo indignata.
«Scusa, mai conti non tornano. Se tu fossi mia, non riuscirei a starti lontano. Ti scoperei a ogni occasione.»
Resto interdetta. Le volgarità di Lexa mi fanno un effetto stranissimo. Arrossisco e distolgo lo sguardo.
«Rientriamo in casa», dice lei. « Vedo ondeggiare gli alberi. Penso significhi che ho bevuto troppo.»
«Tu resti qui?» Pensavo che sarebbe tornato alla confraternita.
«Sì, e anche tu. Andiamo.» Mi prende per mano e ci avviamo alla porta.
Dovrò trovare Raven e spiegarle cos 'ha visto. Non so neanch'io cosa stia succedendo, quindi non so come potrò spiegarlo a lei; ma in qualche modo devo farle capire come stanno le cose. Entriamo in cucina, che è quasi in ordine.
«Domani devi finire di pulire», dico a Lexa.
«Lo farò», promette. Un'altra promessa che spero manterrà. Tenendomi ancora per mano mi conduce su per la grande scalinata. Per fortuna non incontriamo Raven in corridoio.
Lexa apre la porta di una stanza buia e mi fa entrare.

Fight For This LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora