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Gli occhi di Lexa, colmi di desiderio, non si staccano dai miei. Poso un ginocchio sul letto. Lei mi prende per mano e mi tira sopra di se.
Mi ritrovo a cavalcioni su di lei e mi reggo sulle ginocchia per non toccarla, ma lei mi prende per i fianchi e mi spinge giù. La maglietta mi risale sulle cosce, denudandole, e mi compiaccio di essermi depilata, stamattina. Appena i nostri corpi si toccano ho un fremito. So che questa felicità non può durare, e mi sembra di essere Cenerentola che aspetta mezzanotte.
«Così va molto meglio», fa lei con un sorriso sghembo.
So che è ubriaca, per questo è gentile - be', rispetto al solito - ma al momento mi sta bene cosi. Se questa è l'ultima volta che ci vediamo, è in questo modo che voglio passarla, continuo a ripetermi. Stasera
posso comportarmi come voglio con Lexa, perché domattina le dirò di non avvicinarsi mai più a me, e lei obbedirà. È meglio cosi, e sarà d'accordo anche lei quando tornerà sobria. A mia discolpa, mi racconto che sono ubriaca di Lexa quanto lei è ubriaco di whisky.
Non smette di guardarmi negli occhi: inizio a sentirmi nervosa.
Cosa dovrei fare? Non so fin dove voglia spingersi, e non voglio rendermi ridicola facendo la prima mossa.
Pare accorgersi del mio disagio. «Cos'hai?» Mi accarezza la guancia, e a quel tocco sorprendentemente delicato gli occhi mi si
chiudono da soli.
«Niente... È solo che non so cosa fare», ammetto, con lo sguardo basso.
«Fai tutto quello che ti va, Clar. Segui l'istinto.»
Mi tiro un po' indietro e le poso una mano sul petto. Le chiedo il permesso con gli occhi e lei annuisce. Le premo le mani sul petto, delicatamente, e lei chide gli occhi. Traccio i contorni degli uccelli tatuati e scendo fino all'albero dai rami spogli sull'addome. Le sue palpebre fremono quando ripasso con un dito le scritte sulle costole. La sua espressione è perfettamente calma, ma il petto sale e scende
più in fretta di prima. Non riesco a resistere: lascio salire la mano
fino al suo reggiseno e glielo tolgo, le chiedo il permesso con gli occhi e lei annuisce le prende un seno con la mano, l'altro in bocca e inizio a giocarci; Lexa inizia a respirare più profondamente. Inizio a scendere verso l'elastico del perizoma. A questo punto lei apre gli occhi di scatto e sembra nervosa. Lexa, nervosa?
«Posso... hm... toccarti?» chiedo, sperando che capisca cosa intendo senza doverlo precisare. Mi sento come se mi guardassi da
fuori. Chi è questa ragazza che se ne sta seduta sopra quella teppista e chiede se può toccarla... li? Ripenso a quando mi ha detto che stando con lei rivelo la mia vera identità. Forse ha ragione. Mi piace molto
il modo in cui mi sento ora.
«Sì, per favore.»
Abbasso la mano, lasciandola sopra gli slip, e lentamente raggiungo il punto in cui il tessuto è già umido. Lei inspira di scatto. Non so cosa fare, perciò continuo a far scorrere le dita sue giù. Troppo nervosa
per guardarla in faccia, tengo gli occhi fissi sulla parte che continua a bagnarsi.
«Ti faccio vedere come si fa?» dice, con la voce che trema un po'.
Faccio cenno di sì. Lei posa la mano sulla mia e la fa scendere di nuovo. Mi schiude le dita e mi fa togliere le sue mutandine.
Poi toglie la mano, lasciando a me il controllo. La scruto da sotto le
ciglia.
«Cazzo, Clarke, non fare così.» Confusa, smetto di muovere la mano e mi accingo a sollevarla. «No, no, non quello. Quello continua pure a farlo... Intendevo, non guardarmi così.»
«Così come?»
«In quel modo innocente... mi fa venir voglia di farti tante cose sporche.»
Voglio buttarmi sul letto e lasciarmi fare tutto ciò che vuole. Voglio essere sua: libera da tutte le mie paure, almeno per un momento. Le sorrido e ricomincio a muovere la mano. Le sfugge un gemito e io inizio a leccarle il clitoride mentre le infilo un dito e inizio a pomparlo dentro sempre  più forte perché voglio sentire ancora quel suono. Non so se è il caso di accelerare il ritmo, quindi continuo a muovere la mano lentamente, e sembra che le piaccia. Mi chino a posare le labbra sulla pelle sudata del suo collo, e lei fa un altro gemito.
«Merda, Clarke, quanto mi fai godere con quella mano.» spongo ancor di più  e lei rabbrividisce. «Non così forte, piccola», dice, con una voce completamente diversa da quella con cui prima mi prendeva in giro.
«Scusa», mormoro baciandola sul collo. Passo la lingua sulla pelle sotto l'orecchio e lei sussulta. Mi posa le mani sul petto.
«Posso... toglierti... il reggiseno?»
Annuisco e i suoi occhi sono attraversati da una scintilla.Le tremano le mani mentre le infila sotto la maglietta e mi slaccia il reggiseno sulla schiena, con una destrezza che mi fa riflettere sul numero di volte che deve aver fatto quel gesto. Cerco di non pensarci, mentre lei mi fa scorrere le spalline giù per le braccia, costringendomi a staccarmi da lei. Lancia il reggiseno a terra e torna a posarmi le mani sul seno.
Pizzica delicatamente i capezzoli e si sporge a baciarmi. Mugolo e la stuzzico di nuovo per portarla al piacere.
«Oh, Clarke, sto per venire», dice, e anch'io sento bagnarsi le mutandine. Le sue gambe si irrigidiscono sotto di me e il bacio si fa
più appassionato. Quando sento bagnarsi tutto e tiro via la mano. È la prima volta che faccio venire qualcuno, e ho la strana sensazione di essere più vicina a diventare una donna. Mi piace il controllo che
esercito su di lei. Mi piace poterle dare piacere come lei ne dà a me.
Fa respiri profondi mentre io le resto seduta sulle cosce, non sapendo bene cosa fare. Dopo un momento apre gli occhi e alza la
testa per baciarmi sulla fronte.
«Non ero mai venuta cosi», mi confida.
Mi imbarazzo di nuovo. «È stato brutto?» Cerco di scendere da sopra di lei, però me lo impedisce.
«Eh? No, sei stata molto brava. Di solito non ci riesco in così poco tempo.»
Avverto una fitta di gelosia. Non voglio pensare a tutte le altre ragazze che l'hanno fatta sentire in questo modo. Lei si accorge del mio silenzio e mi accarezza la guancia. Mi consola il fatto che le altre abbiano dovuto sforzarsi più di me per ottenere lo stesso risultato; ma vorrei ancora che non ce ne fossero state altre. Non so perché mi
sento così: tra me e Lexa non c'è ancora niente di preciso. Non ci fidanzeremo mai, non saremo mai altro che questo, ma per ora voglio solo vivere il presente, da sola con lei. A quel pensiero mi viene da
ridere: non sono una di quelle persone che vivono l'attimo.
«Cosa stai pensando?» mi chiede. Non voglio che sappia della mia
gelosia, perché non è giustificata, perciò mi limito a scuotere la testa.
«Oh coraggio, Clarke, dimmelo», insiste, ma io faccio un altro cenno di negazione. Inizia a farmi il solletico sui fianchi: una mossa che non mi sarei aspettata da lei. Scoppio a ridere e mi lascio cadere sul letto
morbido. Lei continua a stuzzicarmi finché non riesco più a respirare.
La sua risata si diffonde nella stanza, ed è il suono più bello che abbia mai udito. Non l'avevo mai sentita ridere così, e qualcosa mi dice che non l'ha sentito nessun altro. Nonostante i suoi difetti, i suoi tanti
difetti, mi considero fortunata di poterla vedere in questo momento.
«Okay... okay! Te lo dico!» strillo, e lei smette.
«Una decisione saggia.» Abbassa lo sguardo. «Però aspetta, prima devo cambiarmi gli slip.»
Arrossisco.

Fight For This LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora