Capitolo 8

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Capitolo otto.

Non c'è problema così terribile a cui non si possa aggiungere un po' di senso di colpa per renderlo ancora peggiore.
[Bill Watterson]

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Fu proprio la mano di Brendon a svegliarmi, nel momento in cui l'appoggiò delicatamente sulla mia spalla. Ma nonostante tutta la dolcezza del suo tocco, non riuscì ad evitare l'urlo spaventato che mi uscì dalla gola accompagnato da un rapido movimento nel prendere il coltello.
Indietreggia di un paio di passi mentre io capisco che è solo lui e non qualche minaccioso tributo.

"Mi hai spaventato a morte."

Sospira portandosi la mano al petto.

"Non dirlo a me!"

Ribatto alzando gli occhi al cielo. Mi alzo e vado verso il fiume, prima di sciacquarmi il viso e ritornare nella postazione dove mi aspetta Brendon con in mano delle erbe. Le prendo e lo ringrazio, per poi sprofondare entrambi in un lungo silenzio, cercando disperatamente un argomento che non riguardi il bagno di sangue di ieri, e/o gli Hunger Games in generale.
La schiena mi fa male, visto che ho dormito nella mia postazione di "sorveglianza" mentre Brendon sonnecchiava beatamente dentro la grotta, al caldo. Ma non posso provare rabbia nei suoi confronti visto che sono l'unica che sa di difendersi in questa specie di alleanza. Mettere Brendon a fare la guardia non è del tutto inutile, ma non molto efficiente. In compenso è molto bravo a trovare cibo e medicare, e l'ha dimostrato più volte negli allenamenti.
Mi volto a guardarlo e noto che sta osservando il cielo con un espressione malinconica. Distolgo lo sguardo e finisco le mie erbe, prima di decidere di voler dormire un po'.
Questa notte avrò dormito si o no quattro ore, e non di fila. Sono semplicemente esausta.

"Brendon, io sono dentro la grotta. Se hai bisogno di me, non esitare a svegliarmi."

Dico sbadigliando. Lui annuisce in accordo, ed io mi allontano lasciandolo solo con i suoi pensieri. Non voglio che me li racconti. E non perché non mi interessi o roba del genere, ma perché non siamo soli. E non mi sembra giusto che migliaia e migliaia di persone ascoltino i suoi più intimi pensieri. Non dovrei neppure io, se è per questo.

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È tardo pomeriggio, ormai, quando mi sveglio. Esco lentamente dal rifugio e mi guardo intorno quando non trovo Brendon tra le vicinanze.
Sposto lo sguardo al cielo, e mi faccio prendere dal panico quando vedo il sole tramontare. Non posso cercarlo di sera.

"Brendon!"

Urlo afferrando un paio di coltelli dalla federa. Non risponde nessuno ed io mi allarmo ancora di più, correndo verso il bosco. Ma un rumore di rami e foglie schiacciate attira la mia attenzione. Tengo più saldamente i coltelli fra le mani, continuando a guardare da dove è provenuto il rumore. Cammino lentamente e cerco di fare il minimo rumore quando sento che si sta facendo più vicino. Sono pronta a lanciare. Morirà prima ancora di vedermi.
Ma vedendo il viso di Brendon, abbasso il braccio sbuffando. Ha in mano delle erbe ed un coniglio, e quando mi nota, me li fa vedere trionfante. Mi avvicino furiosamente a lui, prima di afferrargli prepotentemente il braccio, facendogli cadere la selvaggina.

"Non farlo mai più! Non allontanarti mai più!"

Ringhiò per poi spingerlo facendolo cadere. Non passano nemmeno un paio di secondi, che mi sento già in colpa. Sospiro, raccogliendo le piante e il coniglio, prima di chiedergli scusa porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Lui la accetta ancora un po' scosso prima di camminare verso la grotta, zoppicando leggermente. E questo mi fa sentire ancora più in colpa.
Lo seguo, e spello il coniglio mentre lui si occupa di accendere il fuoco. Il fatto che mi sono preoccupata così tanto, di essermi infuriata non va sicuramente a mio favore. Mai nell'arena.Se mi lego ancora di più lui, sarò in grado anche di sacrificarmi pur di non vederlo morire. E non posso permetterlo. So come ragiono, e il mio istinto mi direbbe di farlo fuori, ora ed adesso. È per questo che afferro il coltello. Ma quando mi rivolge un semplice sguardo, abbandono completamente l'idea. Lui sembra aver capito, e continua a guardarmi aspettandosi qualche movimento. Posso leggere un miscuglio di terrore e delusione nei suoi occhi, costringendomi a distogliere lo sguardo.
Mi alzo e mi allontano, cercando di riordinare i pensieri. È questo l'effetto che ti fanno gli Hunger Games. Ti confondo. Ti fanno crede che infondo loro non hanno nessuna colpa. Che sei tu ad aver ucciso, tu ad aver impugnato l'arma. Loro si tirano in disparte e ti osservano.
Io non farei mai male ad un ragazzo, e nemmeno cinque minuti fa progettavo la sua morte.
Mi avvicino al fiume e mi sciacquo il viso, prima di sentire un rumore proveniente dal bosco. Alzo di scatto la testa e tengo gli occhi ben aperti pronta a non farmi scappare alcun movimento. La ragazza del distretto undici compare tutta insanguinata, e lascia un gemito di sollievo nel vedere l'acqua. Evidentemente non mi ha ancora notata, ma nonostante questo non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Alza lentamente la testa prima di scoppiare a piangere nel vedermi. Devo lanciare. Non vincerò per compassione. Lancia. Diana, lancia.
Ma non riesco. I miei occhi sono incollati ai suoi, mentre sento i passi di Brendon farsi più vicini.

"Oh dio..."

Sussurra nel vederla. So che è tentato nel andare a medicarla, ma credo aspetti il mio consenso.
Dai suoi vestiti strappati e il sangue capisco che appena uscita da qualche combattimento, e che è riuscita a malapena a scappare. Questo vuol dire che forse, il tributo o tributi, che l'hanno conciata così, sono vicini.
Nel momento in cui annuisco, lei cade a terra. Brendon fa per correre da lei, ma viene fermato dal cannone.
Sento la gola farsi più stretta nel momento in cui lui si volta a guardarmi allarmato. Si sente tremendamente in colpa, ed io con lui.
Che cosa sono diventata? Penso continuamente tra me.
Sono rimasta a guardare la ragazza morire senza fare nulla. Non cambio in niente dal pubblico di Capitol City.
Mi trascino verso la grotta mentre vedo l'hovercraf comparire sopra le nostre teste.
Il cielo è ormai scuro quando stiamo mangiando il delizioso coniglio e viene occupato solo dalla foto della ragazza che è morta davanti i miei occhi. Distolgo lo sguardo e lo concentro sui miei bellissimi coltelli.

"Visto che ieri non mi hai svegliato per il turno, sta sera dormirai per tutta la notte."

Mormora Brendon con fare scherzoso. Sorrido e gli un buffetto sulla guancia.

"Non provarci! Svegliami quando non c'è la fai più!"

Dico alzandomi e dirigendomi verso la grotta.
Mi sdraio e mi addormento domandandomi dove sia Jason. E se mi stia cercando.

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È pieno giorno quando sia io che Brendon decidiamo di andare a caccia, con l'intenzione di mangiare bene per poi cercare Jason.
Gli ho ordinato prepotentemente di stare accanto al fiume e di non smuoversi da lì, a meno che non sia in pericolo. Non voglio che si perda o roba del genere. Potrei seriamente impazzire.
Io invece mi sono addentrata nel bosco, con l'intenzione di cacciare, anche se non sono così brava.
Piazzo delle trappole per tutto il mio percorso, quando un piccolo coniglietto attira la mia attenzione.
Lo inseguo cercando di catturarlo ma lui è molto più veloce di me e riesce sempre a sfuggirmi.
Riesco a catturarlo saltandoci goffamente sopra quando noto il cielo riempirsi di nubi. Capisco immediatamente che succederà qualcosa di brutto, visto che molto probabilmente il pubblico di Capitol City è piuttosto annoiato. Infondo, oltre al bagno di sangue di qualche giorno fa, non è successo molto.Mi alzo, e continuo ad osservare il cielo.
Ho decisamente un brutto presentimento, ma passa circa una decina di minuti ed io decido di lasciare perdere e di continuare a cacciare. Sono nel momento di afferrare un coltello con l'intenzione di abbattere uno scoiattolo, quando una goccia fredda cade sulle mie mani. Lascio un gemito di dolore prima di osservare la mia mano arrossarsi e scavarsi. E spostare lo sguardo al cielo.
Una pioggia d'acido.
Mi guardo intorno terrorizzata cercando disperatamente il fiume, quando comincia a piovere. Sento la carne lacerarsi, bruciare e consumarsi, ed io non riesco ad evitare di urlare a squarciagola. Tengo gli occhi chiusi, e corro a casaccio finendo più volte contro un albero.
Sento che le gambe possono cedermi da un momento all'altro, e sono anche decisa di lasciarmi consumare. Di morire in questo modo, ma cambio idea quando mi immagino nello schermo, con mia madre che mi guarda singhiozzando. Mi faccio forza e mi alzo, ritrovando il percorso. Corro verso la grotta ed entro cadendo.
Brendon si avvicina a me, preoccupato, ed io noto che fortunatamente non è stato colpito dall'acido.
Mi osserva terrorizzato non sapendo che fare, prima di afferrare una borraccia d'acqua e riversarmela su tutto il mio corpo soggetto a spasmi e tremoli.
Non riesco a muovermi. Non riesco a parlare e respiro a fatica. Non faccio altro che urlare.Il dolore si è impossessato del mio organismo come un parassita. Vedo chiazze nere e so che da un momento all'altro sverrò. Una morta lunga, lenta e dolorosa, ottima trovata Seneca.

"No! No! Occhi aperti! Guardami!"

Urla Brendon prendendo la crema delle bruciature e spalmandomela su tutto il corpo. Ma non sento nulla, se non il dolore.

"Diana! Guardami!"

Strilla ed io mi sforzo. Lo faccio per davvero. Con tutta la mia forza ma non c'è la faccio.

"La pioggia ha smesso! Vado a
cercare qualche pianta che possa fare da narcotizzante!"

E detto questo mi lascia da sola, mentre non riesco a smettere di piangere e tremare. Tenere occhi aperti. Occhi aperti. Passano ore o solo pochi minuti, non lo so e non importa, quando decido di volermi arrendere.
L'ultima cosa vedo è il suo viso, prima di abbandonarmi alla pace dell'oscurità.

La 59esima edizione degli Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora