Epilogo

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Epilogo

I festeggiamenti furono grandi. Capitol impazzì letteralmente per me. Tutti mi amavano, acclamavano e adoravano.
I video dei miei Hunger Games furono prodotti per mesi. Mostravano un Jason coraggioso e intraprendente, che non sapevo di essere durante quelle settimane. Diana fu cancellata in ogni video. Scoprì per mezzo di Michael che i suoi commenti pochi carini su Capitol ogni volta che si infuriava, venivano considerati inaccettabili.
Io, consideravo inaccettabile la sua morte.
Venni sapere che era tutto un piano degli strateghi, farci arrivare noi tre come finalisti. Dal momento che notarono che, sotto la sua facciata sarcastica e indifferente di Diana,c'era una ragazza che non aveva abbastanza coraggio per uccidere i suoi alleati per garantirsi la vincita, se ne approfittarono per aver maggior audience possibile. E la ottennero, dannazione se la ottennero.
Il tour della vittoria fu orribile.
Provai l'apice del mio dolore nel distretto 10. L'immagine di Brendon mi riportò quella di Diana, quella coppia infallibile legati da un'amicizia così potente da far tremare il cuore.
Nello schermo enorme, lui sorrideva guardando un attimo me e poi riportando lo sguardo al cielo. La sua famiglia era numerosissima, vestiti tutti eleganti mentre suo padre mi consegnava una targhetta d'oro e un sorriso tirato. Capì che era il sindaco e che provava disgusto per il suo titolo, perché non fu abbastanza da salvare suo figlio.
"Mi dispiace."
Mi ricordo di aver sussurrato.
Il distretto due era indignato della mia presenza. La famiglia di Troy era delusa e arrabbiata, rifiutandosi di guardarmi. Io osservavo soltanto loro. Erano in quattro. Tutti biondissimi. Riconobbi tre vincitori tra di loro. I genitori, e il fratello e non potei evitare di rabbrividire nel guardarli.
Provavo già pena per la piccolina in braccio al padre. L'avrebbero spinta ai giochi come avevano spinto Troy, solamente per avere una famiglia di vincitori.
Sullo schermo, Troy era fiero. Aveva un sorriso beffardo sul volto, mentre mi guardava con sfida. Non potei fare a meno di restituirgli il sorriso, ricordando le nostre costanti discussioni. Non eravamo mai d'accordo, l'unica cosa ad unirci era Diana.

Diana. Dopo il tour, ci fu la festa nel mio distretto. L'unica cosa positiva della mia vincita, fu che Capitol inondò di regali e cibo il distretto 7. Per mesi, tutti mangiarono abbondantemente. I bambini correvano per le strade con vestiti e giochi nuovi. Le mamme ridevano tra di loro, cucinando per i mariti che tornavano allegri dai boschi.
Tutti sembravano essersi dimenticati di Diana. L'unici a provare il dolore che mi attagliava, sembravano Marianne e Marlow, la madre di Diana. Si chiamava Marlow, ma tutti dimenticarono della splendida donna che vendeva i fiori insieme a suo marito, e ormai la chiamavano semplicemente La Pazza.
Lo sapevo. Lo sapevo mentre velocemente il treno si avvicinava a casa. Sapevo cosa mi sarei trovato.
Furono le settimane più brutte e più belle della mia vita. La mia famiglia mi aspettava li, con enormi sorrisi sul volto. Marianne era accanto a loro, il viso abbassato pieno di lacrime. Quando glielo tirai su, con l'unico desiderio di appoggiare la mie labbra sulle sue, sognandole dal momento in cui me ne andai, lei si scostò per poi scappare via. Marlow era lì, avvolta in uno scialle nero. In mano aveva solo un girasole. Mia sorella piccola mi sussurrò di non avvicinarmi, ma io le sorrisi facendo l'esatto contrario. Si dondolava freneticamente guardando il treno.
"Perché non scende? Scenderà. Poverina è stanca. È stanca. Le ho portato il suo fiore preferito, vedi? Non è bellissimo?"
Sentì il cuore spezzarsi. Annuì sentendo gli occhi pieni di lacrime, ma non feci in tempo a rispondere che Losuan mi afferrò per un braccio trascinandomi via.
Anche lei non poteva sopportare quella visione.
Dopo il tour finalmente, fui lasciato stare. Abitavo in una zona appartata del distretto, un quartiere di case bellissime e lussuose. Quando mi mostrarono la mia, ebbi un conato di vomito.
Sentì il sudore bagnarmi il viso. Una ragazza sorridente mi guardava sull 'uscio. I capelli erano lunghi e neri, una tenera frangetta sugli occhi azzurrissimi.
Dietro di lei c'era un ragazzo biondo stringerle teneramente un fianco con un braccio .Non riuscì trattenere il secondo conato. Quando mi rialzai, quella meravigliosa visione, scomparse. Al posto di Diana, c'era mia madre osservarmi preoccupata.
Fu il primo di una serie. Molto spesso la sognavo e basta . Ma alcune volte, la vedevo davanti a me. Sorrideva sempre. Scuoteva un po la testa per la frangetta e rideva.
Non aveva l'aspetto duro e indifferente come nell'arena. Era serena e felice.
Sapevo che stavo impazzendo.
Mi sentivo in colpa. Non mi sembrava giusto che io vivessi e loro no. I miei famigliari mi trovavano sempre urlare parole sconnesse, a terra e col viso pallido.
Mi fecero prescrivere molte pillole. Ora potevo permettermele, e mi arrivarono da Capitol City.
Piano piano, quelle visioni magnificamente dolorose, scomparvero.
Ammetto, che ne sentì
la mancanza ma non mi permettevano di continuare, di cercare di dimenticare.
Marianne continuava ad evitarmi.
Marlow continuava a farneticare, girando per il distretto parlando con una Diana immaginaria o urlando per il dolore.
Cominciò a vivere con noi. Inizialmente fu dura. Non voleva lasciare la sua casa, la casa dove erano cresciuti i suoi figli. . Poi, si abituò alla presenza di altre persone. La mia famiglia era gentile con lei, ma non sembravano apprezzare la sua compagnia.
Non me ne curai. La volevo con me.
Vissi in questa maniera per un paio di anni. Marianne frequentava un altro ragazzo. Vederla passeggiare con lui, mi provava una grandissima fitta al cuore. Non potevo biasimarla, ero semplicemente uno sconfitto.
Il ricordo di Diana era ancora troppo vivo nella mia testa. Pensavo solo a lei. Domandai a un mio caro amico di dipingerla, e non conoscendola di persona si limitò a riguardare alcune scene degli Hunger Games. La disegnava sempre ostile, con un coltello in mano e lo sguardo folle.
L'unica immagine dove sorrideva, era dove guardava Troy, con il viso inondato di sangue.
Capitol mi chiamava ogni anno per fare da tutore. Non mi permettevano di dimenticare, anche quando volevo farlo.
Capì che ero legato ai giochi per sempre. Ci sarebbero sempre stati, non importava quanto cercassi di ignorarli.

16 anni dopo

Per le strade si parlava di una particolare ragazza. Si diceva che veniva dal distretto 12 e che avesse sfidato Capitol.
Capì che era la ragazza brava col l'arco, ma il nome mi sfuggiva. Non guardavo mai gli Hunger Games anche se ci obbligavano. Corrompevo annualmente i pacificatori, per non costringere me e i miei figli a vederli.
Solo all'idea del piccolo Brendon, così ingenuo, guardare gli Hunger Games
mi faceva accapponare la pelle.
Diana invece sapeva. Sapeva cosa Capitol costringeva a fare ma non ne sembrava turbata. Mi osservava sempre con quei occhioni così azzurri e mi sorrideva. Una volta mi ha pure detto che era fiera di me per aver vinto. Adorava fingere di essere un tributo insieme agli altri bambini. Ne usciva sempre vincitrice gonfiando il petto, e guardandomi con occhi pieni di orgoglio. Non potevo che sentirmi un pessimo padre. Le sorridevo sempre cercando di nascondere il mio disappunto, finché fingere non portò alla frase che temetti dal momento in cui l'ho vista nascere.
"Quando sarò grande mi offrirò come tributo, così posso essere una vincitrice come te, papà!"
Non riuscì a dormire. Non lo raccontai a Marianne sapendo che molto probabilmente avrebbe preso i bambini e se ne sarebbe andata. Per sempre. Quando dovevo far da tutore mi guardava con occhi pieni di disappuntoa, come se fosse colpa mia che i due poveri ragazzi sian stati estratti.
Comunque, qualcosa stava cambiando nel distretto. I ragazzi più giovani sfidavano i pacificatori con battute o sguardi gelidi. I vecchi li ignoravano, e molte regole furono ampiamente ignorate.
Sapevo cosa stava per accadere, e non potei far altro che provare un moto di repulsione per la cosiddetta ragazza di fuoco.
Stava per scatenare qualcosa di grosso, che non sarebbe riuscita nemmeno a tener sotto controllo. Si sarebbe rivolta a Capitol. Non potei evitare di pensare che la ragazza fosse completamente pazza.
Eppure nel tour della vittoria cercava di calmar gli animi, esprimendo il suo immenso amore per Peeta, il secondo sopravvissuto.
Dallo sguardo capì che non erano parole sue, e che fosse completamente costretta.
Nessuno credeva alle sue parole di circostanza, tutti avevano un chiodo fisso. Si incontravano di nascosto, organizzando chissà che cosa. Io non volevo e non potevo partecipare. Marianne fu una delle prime a partecipare attivamente. Inizialmente, lo faceva di nascosto; Sgattaiolava silenziosamente a notte fonda, pensando che dormissi, per poi tornare qualche decina di minuti prima che mi svegliassi. Ma successivamente lo faceva sempre più spesso. Dimenticava i bambini all'asilo o a scuola, o gli lasciava da soli al parco per partecipare a queste organizzazioni.
Quando me ne parlò era completamente euforica, blaterando sul fatto che il regime di Capitol grazie a Katniss sarebbe stato rovesciato, e che dovevo far parte anch'io dei rivoltosi.
Io annuivo silenziosamente rimandando sempre più alla risposta.
Marianne morì qualche mese dopo.
Sul enorme schermo della piazza, Katniss parlava del suo vestito di matrimonio. I ribelli pensarono che fosse il momento giusto per agire. Lei era così felice di partecipare, nonostante le mie costante suppliche di non farlo. Fu una delle prime prese dai pacificatori. Fu pubblicamente condannata a morte. I miei tentativi di corruzione furono vani. Dissi che era mentalmente instabile, dissi che non sapeva ciò che faceva. Ma come al solito, lei mi osservò con gli occhi delusi e con un cappio intorno alla gola urlò:
"Capitol brucerà! La ragazza di fuoco la brucerà!"
Sento ancora l'urlo di Diana nel momento esatto in cui la botola si aprì. Li portai alla svelta a casa con gli occhi appannati dalle lacrime, e con la sensazione bruciante di non aver fatto nulla per impedirlo. La televisione era accesa. La ragazza di fuoco stava ammirando il suo vestito, prima di cominciare a girare su stessa.
Gli strilli di Diana e quelli Brendon riempivano la casa. E dovetti sul serio impegnarmi per non cedere anch'io alle lacrime.
Mi passai una mano tremante trai capelli, mentre Diana e Brendon strillavano a più non posso.
Mia madre e mia sorella si fiondarono a casa mia. Mi rivolsero uno sguardo carico di tristezza e presero i bambini per portarli di sopra. Ora i loro lamenti era attutiti.
Fissai con astio Katniss mentre girava nel suo stupidissimo vestito da sposa nel televisore regalato da Capitol. Cesear ridacchiava estasiato urlandole come era bella.
Se l'idea della ribellione era vera, come potevano lasciarla nella mani di una ragazzina di 17 anni?
Va bene aveva sfidato Capitol con quelle dannate bacche, ma non capiva in che cosa stava andando incontro?
Gli Hunger Games erano fatti per ricordarci i giorni bui, voleva forse scatenare una altra guerra? Non poteva semplicemente godersi le sue ricchezze?
No, non lo poteva fare. Perché nonostante fosse una stupida ambiziosa, non voleva vendersi stampandosi un stupido sorriso per compiacere il presidente. Lei voleva la libertà. E l'aspetto più spaventoso era che la gente l'avrebbe seguita. Marianne l'aveva seguita. Diana se fosse viva l'avrebbe seguita. Anche Troy e Brendon l'avrebbero fatto. Forse... I suoi ideali non erano così sbagliati. E mentre osservavo la trasformazione del vestito, capì. Capì il perché.

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Buon anno cari! 😘😘

La 59esima edizione degli Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora