Capitolo 13

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Capitolo 13

Non tradire chi ti sorride: potrebbe avere la morte nel cuore e regalarti la vita lo stesso.

[Jim Morrison.]

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Non chiusi occhio. Non riuscivo a capacitarmi del mio quasi errore. Sperai con tutto il mio cuore che le telecamere al momento erano impegnate su un'altro tributo ma lo dubitavo fortemente. Solo io potevo mettermi  in queste situazioni. Mi domandai cosa ne pensasse mia madre. Probabilmente l'avrei delusa. Lei odiava il distretto due. Sospirai e mi alzai, con il sole che sorgeva a malapena e con Brendon al turno di guardia. Stava dormendo. Mi allontanai in modo che non mi vedessero, e mi spogliai. Mi immersi nell'acqua con un grande salto. L'acqua fresca mi fece immediatamente rilasciare un gemito di sollievo una volta toccata la mia pelle nuda. Mi sciolsi i capelli e mi immersi completamente. Rimasi la sotto per una manciata di secondi, godendomi per qualche momento la completa tranquillità e silenzio. Immaginai che la sotto sarebbe stato privo di telecamere, e magari l'unica cosa che mi avrebbe vista era qualche pesciolino. Risalì in superficie e presi un profondo respiro prima di ritornare la sotto.  Mi stavo divertendo per la mia prima volta nell'arena, ma cominciò a peggiorare tutto quando  spostai distrattamente lo sguardo sulla riva, trovando Troy fissarmi cupo facendomi sussultare.
"Che ci fai qui?"
Strillai diventando completamente rossa e coprendomi con le mani. Fortunatamente l'acqua mi aiutò, con la sua profondità, e feci in modo che stesse in superficie solo il mio viso.
"Che ci fai tu qui!?"
Il suo tono era severo, mentre stringeva minacciosamente la sua arma.
"Mi faccio un bagno, non noti?"
Risposi bruscamente. Chi si credeva di essere?
Lui si passò una mano trai capelli nervosamente tirandosi le punte. Sentivo la sua arrabbia fin qui. E sinceramente non capivo nemmeno il perché. Ero io quella che doveva essere arrabbiata.
"E se compariva un tributo e ti sgozzava?"
Gridò. Non mi importava se ero nuda, mi alzai furiosa avvicinandomi a lui mentre lui faceva lo stesso.
"Morivo! Ecco che accadeva!"
Strillai spingendolo sperando che cadesse e colpisse la testa.
"Infatti! Per..perché! Perché sei così?"
"Come?!" Risposi incrociando le braccia al petto. Il suo viso ero rosso di rabbia ma gli occhi erano velati di una tristezza e malinconia che mi ricordò le persone del mio distretto. Mi fecero tremare il cuore.
"Come se non ti importasse nulla! Come se tutto questo sia solo un brutto sogno durato fin troppo!"
"Non posso permettermi di importarmene, Troy! Tu non capisci!"
Mentii. Certo che mi importava. Mi importava tutto ciò che accadeva qui.
"Invece si! Beh sai una cosa, Diana? Mi dispiace! Mi dispiace davvero tanto che non tutte le persone sono in grado di reprimere i loro sentimenti, come te! Mi dispiace tanto se provo dei sentimenti per te!"
La sua ammissione fu come uno schiaffo per me. Il cuore si mise a battere di più. Il respiro a velocizzarsi. Ma questo non fece altro che farmi infuriare di più.
"Non puoi! Non puoi, Troy! Ci confondo per animali, okay? C'è solo un vincitore qui! E sono disposta ad esserlo io! Voi siete solo degli ostacoli."
Non seppi perché pronunciai quelle parole. Sapevo solo che se c'era un modo, un modo qualsiasi, per far uscire tutti e tre i miei alleati dal l'arena, l'avrei fatto finché l'ultimo respiro della mia miserabile vita avrebbe abbandonato il mio corpo.
L'espressione arrabbiata di Troy crollò, lasciando lo stupore. Leggevo così tanto dolore nei suoi occhi, e capì immediatamente che lo avevo ferito. Mi aveva appena dichiarato di provare qualcosa per me ed io lo insultai, considerandolo solo una pedina e un ostacolo. Ero una persona orribile, nessuno avrebbe potuto dire il contrario.
Si allontanò da me, non rivolgendomi neppure un occhiata, e da orgogliosa che ero non provai nemmeno a fermarlo.
Urlai di rabbia e colpì l'acqua. Nulla stava andando come volevo. Non doveva accadere tutto ciò. Dovevo rimanere sola e nascosta da qualche parte. Invece me ne andavo in giro con delle persone a cui spezzavo continuamente il cuore.
Mi immersi nell'acqua e urlai di nuovo. Mi alzai e mi vestì, ritornando alla nostra postazione dove Brendon e Jason mangiavano. Nessuna traccia di Troy. Immaginai che molto probabilmente voleva stare solo, per qualche momento. L'idea dell'abbandono non mi sfiorò nemmeno. Mi feci un promemoria mentale di chiedergli scusa una volta ritornato.
Ma passarono le ore, e anche i miei amici cominciarono ad preoccuparsi.
"Dov'è Troy?"
Domandò Brendon mangiucchiando la carne del giorno precedente. Jason si guardò intorno e fece un sospiro di sollievo come se fosse felice che non c'è lo avesse tra le scatole.
"Era ora!"
Ammise aprendosi in un enorme sorriso, ma io mi alzai decisa.
"No. Andiamo cercarlo."
Perse velocemente il sorriso. Gemette come se temesse queste parole. Sistemò la nostra roba rassegnato, sapendo che qui, ero l'unica a decidere.
Quel pensiero mi fece riportare a qualche ora fa, e il senso di colpa si fece più forte del dovuto.
Dopo qualche minuto eravamo pronti a cercare Troy. Camminammo per quelle che sembravano ore, e mentre i minuti passavano, più il dubbio dell'abbandono si faceva sempre più convincente. Jason non nascondeva nemmeno il suo disappunto. Brendon mi seguiva senza fiatare. Il viso segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione. E solamente in quel momento mi resi conto quanto gli volessi bene.
Finimmo proprio dietro la cornucopia. Detestavo quel posto. Mi ricordava la prima vittima, di quanto ero spaventata e dispersa quando non trovai Jason. Quel posto era cominciato tutto e se fosse stato per me, l'avrei completamente bruciato.
Feci cenno di fare silenzio, e cominciammo a camminare di lato, nascosto dai cespugli e ben attenti a non farci vedere. La scena che ci presentò davanti fu peggio di qualsiasi ferita. Kara, distretto due, era davanti a me, che stringeva in un abbraccio Troy. Lui rideva con lei, mentre allo stesso momento, batteva il cinque a Nick, il ragazzo del distretto uno. Sentì gli occhi inumidirsi ma mi imposi di non versare nemmeno una lacrima. Non mi accorsi nemmeno che ero in piedi, e che li osservavo con un coltello in mano. Non sentivo neanche la voce di Jason che mi sussurrava disperatamente di abbassarmi. Semplicemente, avevo solo in mente Troy. Mi ha tradita. Nei peggiori dei modi. E questo ovviamente, mi si spezzò il cuore. Ma mi montò una rabbia così intensa e violenta che se non fosse per i miei due alleati, sarei andata lì a massacrare ognuno di loro.
Per un piccolissimo secondo, il mio sguardo e il suo si incrociarono. Mi fissò con i suoi occhi azzurri cielo, prima di distogliere lo sguardo indignato sperando probabilmente che afferrassi il concetto ed andarmene.Fu quello a fregarmi. Inconsciamente mossi un passo dalla sua parte, provocando il rumore dei cespugli. Jason spazientito, mi afferrò per un braccio e mi tirò  bruscamente dall'altra parte cominciando a correre. Quando mi voltai, i favoriti erano dietro di noi. Decisi a non lasciarci scappare questa volta.

La 59esima edizione degli Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora