Capitolo XIII

203 14 10
                                    

La signora Dumond, la madre di Sophie, era di fronte a me, i suoi occhi mi fissavano e la sua voce mi perforava il cervello: "Ti ho sempre considerato come una figlia e mi ripaghi in questo modo?", continuava a ripetere questa frase. Intanto io ero legata ad una sedia di legno e la mi bocca era sigillata con un nastro adesivo argentato. Il suo sguardo mi impietrì e le lacrime iniziarono a scendere, la gola bruciava e le prime goccioline di sudore iniziarono a scendere dalla mia fronte. Sudavo freddo. Avevo paura.
La signora Dumond aveva in mano un coltellino rosso con alcuni fiori argentati, camminava nervosamente intorno a me e il suo sguardo era terrificante ma allo stesso tempo preoccupato. Il suo telefono squillò, era una suoneria fastidiosa e raccapricciante. Rispose. Non riuscii a sentire molto di quella conversazione, le uniche parole sono state: stai arrivando?, sto per ucciderla, addio.
A quest'ultima parola la signora Dumond prese il coltello e lo infilzò nel suo petto, morì sul colpo.
I miei occhi si spalancarono, il corpo ormai senza vita era davanti a me, il sangue colava e aveva formato una pozza rossa che si estendeva sempre più.
Improvvisamente una macchina si fermò davanti il fienile e la porta si aprì lentamente. Erano due uomini. Il più muscoloso mi prese per un braccio e mi scaraventò in macchina. L'altro, invece, prese il cadavere e vi buttò del l'olio per poi infuocarlo. I due rientrano in macchina e il mio lungo viaggio iniziò.
Dopo circa tre ore di lungo viaggiare la macchina finalmente si fermò. Eravamo nel pieno centro di un piccolo paesino. Era deserto. Il sole ancora non sorgeva e i lampioni erano spenti, il buio dominava. I due mi presero e mi portarono in una casa. Mi staccarono il nastro adesivo e finalmente la mia bocca riuscì a muoversi di nuovo. "Io sono Druid" disse l'uomo più muscoloso, "non urlare, non fare domande, ti spiegheremo tutto noi più tardi, per ora resta qui e non ti muovere. Noi ritorniamo presto.". Uscirono dalla casa e io mi allungai sul divano. Le mie gambe tremavano e il mio cuore batteva sempre di più.

Finché morte non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora