Finché morte non ci separi

Capitolo IV, il funerale

Ero inciampata, ero inciampata contro un qualcosa di lurido e puzzolente. Allungai la mano e presi la torcia che mi era caduta poco più in la. L'accesi. Illuminai la causa per la quale mi ritrovai allungata per terra. Era lei, era Sophia. La sua faccia era lacerata, le sue gambe avevano tagli profondissimi, i vestiti erano a brandelli. Diventai pallida e scappai di corsa. Il bosco era più buio e spaventoso di prima, il vento soffiava sempre più forte. Arrivai a casa di corsa e immediatamente chiamai la polizia. Le mie gambe tremavano e le mani erano fredde. Mia madre mi abbracciò e mi consolò.
La mattina dopo arrivò un poliziotto e mi disse che Sophia era morta solamente da due giorni, era stata torturata.
Inoltre mi avvisò che di pomeriggio si sarebbero svolti i funerali.
Era stata colpita, inizialmente. Il cranio si è spaccato, probabilmente è stato un uomo, successivamente è stata schiaffeggiata e maltrattata. Infine, il colpo di grazia è stato dato con un coltello, usato per ferirla. Quel poliziotto ha aggiunto che mancavano addirittura due dita dei piedi. Appena finita la frase i brividi mi sono saliti fino al cervello.
Ma chi è quel pazzo che le ha fatto una cosa del genere? Su questo la polizia non ha dubbi, l'assassino è Max Hunger. Ma io non credo, a scuola, si diceva che lui amava Sophie. È sempre stato un ragazzo tranquillo. La polizia ha ritrovato le sue impronte sulla canotta che aveva addosso Sophie.
La cerimonia è stata molto lunga, tutti hanno tenuto un discorso e messo qualche fiore sulla bara. Io no. Non ho avuto coraggio, piangevo troppo. Ora me ne pento. Lei lo avrebbe fatto per me. Quella notte però lo avevo preparato, era abbozzato su un foglio di carta. Dopo il funerale corsi a casa e mi chiusi in stanza, mi allungai sul letto e presi 'Toby', il nostro orsacchiotto. Era stato con noi sempre, a tutti i pigiama party. Me lo aveva regalato al mio quinto compleanno. È un piccolo elefante. Guardando ricordavo quelle serate piene di risate. Sorrisi. Erano giorni che non sorridevo.