Capitolo IX

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"E ho fatto così tanti errori che non riseco a perdonarmi". Diceva sempre Sophie. Non sono mai riuscita a capire cosa volesse dire precisamente. Mi chiedevo sempre che errori tanto gravi avesse compiuto.
Mentre riflettevo su questa frase il mio telefono squillò, era la madre di Sophie. Ero sbalordita, dopo la sua morte non mi aveva mai chiamato. Mi chiese di venire a casa sua perché mi voleva far vedere alcune cose. Corsi subito e mi fece entrare nella stanza di Sophie, erano mesi che non ci mettevo piede dentro, fu una sensazione stranissima, la mia pancia borbottò e il mio cuore inziò a battere forte. Tutto era rimasto come una volta. I poster erano ancora li, attaccati al muro, il carillon era sul comodino e i sui vestiti erano nell'armadio ordinati per colore. Sul letto c'era una scatola abbastanza grande con alcune cose inutili di Sophie. La madre mi disse che potevo tenerla perché conteneva qualche foto ricordo con me, qualche pupazzetto e qualche libro. La ringraziai e tornai a casa. Mi chiusi in camera e iniziai a rivedere quelle foto. Una era stata scattata il giorno del mio terzo compleanno. Eravamo così belle insieme. Un'altra era di una festa finita poi in questura. Ripensandoci mi scappò un lieve sorrisino, tutti ubriachi e quasi drogati, con la musica a palla. I vicini chiamarono la polizia e in un battibaleno ci ritrovammo in questura. Poi c'era anche qualche altra foto che mi fece pensare ai vecchi tempi. Nella scatola c'era anche un libro, 'Twilight', era il nostro libro preferito, passavamo i pomeriggi a guardarci i film e a mangiare pop corn. In fondo alla scatola c'era un piccolo libricino, era il suo diario segreto.
"Lui mi osserva, mi vuole morta, non so chi sia e non so cosa vuole, mi sta rovinando l'adolescenza. Con Sophie non ne ho parlato ancora, spero di farlo il più presto possibile. Spero di riuscire a dire tutto domani durante il nostro pomeriggio settimanale di shopping."
Questa era una della tante pagine che aveva scritto, lessi la data, 1 agosto 1998, il giorno in cui scomparve.
Mentre mi rattristavo su queste parole scritte con una stilo blu il campanello suonò.
Era la ragazzina dell'altro giorno. Aveva in mano una scatola di cioccolatini. L'invitai ad entrare e iniziammo a parlare. Si chiamava Shaila, si era appena trasferita nella villetta di fronte alla mia, era la nipote dei Goff. Era una bellissima ragazza, alta, mora e occhi verdi. Continuammo a parlare per ore e ore, finché lei andò via. Con me era stata molto simpatica e gentile, una brava ragazza insomma. Ritornai in camera e continuai a leggere quel misterioso diario: "oggi stavo quasi per baciarla, volevo appoggiare le mie labbra sulle sue, erano una tentazione unica. Caro diario, Sophie è bellissima, è perfetta."

Finché morte non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora